Oggi è il 17 dicembre, sono dunque trascorsi 122 anni dal primo volo del Flyer dei fratelli Wright. Quei pochi secondi per aria, 59 nel più lungo dei quattro voli di quel giorno, e quelle poche decine di metri sorvolati, 36,5, fatti sulla spiaggia di Kitty Hawk, nel Nord Carolina, cambiarono per sempre la storia dei trasporti e del mondo.
Il primo volo che cambiò tutto
Non c’erano spettatori invitati quel giorno, del resto Orville e Wilbur erano anche editori e ben sapevano quale effetto avrebbe avuto sui media un possibile fallimento. Facciamo un salto nel tempo, precisamente di un secolo e 22 anni, e osserviamo che, stando alle previsioni dell’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (Icao), nel 2026 voleranno oltre 5,3 miliardi di persone. Anzi, per la precisione è previsto che venga emessa quella quantità di biglietti per un volo commerciale.
Ma quel giorno due dei cinque figli del pastore Milton, vedovo, cambiarono la storia del mondo rendendolo più piccolo in un tempo rapidissimo. Soltanto 25 anni dopo un viaggio intercontinentale durato settimane si poteva fare in due giorni; soltanto 45 anni dopo quel salto Chuck Yeager divenne il primo uomo supersonico e soltanto 65 anni dopo il Concorde collegherà Parigi con New York in poco più di tre ore.
Dall’epopea pionieristica all’aviazione di massa
Un secolo dopo le persone possono viaggiare insieme anche per undici ore emettendo un quarto dell’inquinamento rispetto a 30 anni prima. Un percorso lunghissimo fatto di migliaia di pagine di normative scritte dopo tragici incidenti causati da errori e da altri accaduti per i comportamenti umani. Un rapporto che però abbiamo invertito e ci ha portato grande sicurezza: l’aviazione oggi causa poche centinaia di morti su un totale di voli che ha superato i 100.000 collegamenti giornalieri.
Ciò che fecero i due fratelli, che per vivere costruivano biciclette, è ancora considerato un piccolo miracolo che tuttavia non fu soltanto tecnico, quanto culturale.
Il metodo Wright: studio, rete e perseveranza
Tra i loro meriti quello di leggere molto, passando dagli scritti di Otto Lilienthal, di avere rapporti con studiosi e innovatori, appassionati e pionieri come Alberto Santos Dumont. Ed anche se nella sua corsa al primo involo il “piccolo miracolo” dei fratelli Wright fu aiutato da una catapulta, Wilbur e Orville convinsero il mondo della loro invenzione attraverso tenacia e ingegno.
Pur privi di una formazione scientifica formale risolsero problemi di aerodinamica e di controllo del volo che avevano sconfitto personaggi molto più famosi nonostante anni di sperimentazioni con alianti e calcoli.
La chiave del successo: il controllo su tre assi
L’idea vincente fu sviluppare un sistema di controllo della macchina volante su tre assi, ovvero il rollio (inclinazione laterale), beccheggio (verso l’alto e il basso), e infine imbardata (prua verso destra e sinistra), che rendeva l’aereo manovrabile, a differenza di altri tentativi contemporanei che non riuscivano nell’intento.
Il successo fu anche un premio alla perseveranza poiché le previsioni meteorologiche non esistevano come le conosciamo oggi, ed anche perché la leggerezza delle strutture imponeva la soluzione di problemi meccanici non banali. Diventava fondamentale come veniva messo un chiodo più del chiodo stesso.
Dietro le quinte del “miracolo”
Non bastò neppure il successo, c’era infatti la difficoltà di convincere governi e pubblico della validità della loro invenzione, mantenendo però segreta la loro tecnologia per anni. A scrivere le lettere, trattenere i rapporti era la loro sorella Katharine, detta Swes, un talento a scuola, una ragazza che eccelleva nelle materie umanistiche e al tempo stesso faceva loro anche da madre. E poi c’erano Reuchlin e Lorin, attenti alle finanze e attivi nel reperimento dei materiali.
Un’eredità che solleva miliardi di persone
Il “miracolo” dei Wright non fu quindi un evento casuale o fortuito, bensì la straordinaria combinazione di intuizione, perseveranza, lavoro meticoloso e di squadra, il frutto di una profonda conoscenza e comprensione dei principi del volo che trasformarono un sogno in realtà.
Basti pensare che fino a pochi anni prima erano radicate convinzioni completamente errate: come l’idea che l’aria potesse sostenere una macchina volante soltanto se questa poteva sbattere le ali come gli uccelli, che fosse importante l’aria che passava sotto le ali e non, invece, la velocità di quella che scorreva al di sopra riducendo la sua pressione e creando sulla struttura quella differenza di forze che chiamiamo portanza. E che il prossimo anno solleverà oltre cinque miliardi di persone.
