Medico e psichiatra, inventò l’«accumulatore orgonico», bizzarro strumento per amplificare il piacere. Disprezzato dalla scienza ufficiale, ha avuto però un’influenza formidabile nella cultura odierna, come racconta un libro appena pubblicato.
Jack Kerouac aveva la menzogna facile, come molti grandi scrittori. In On the Road raccontò di una visita a casa dell’amico William Burroughs – che abitava con la moglie in una proprietà di campagna scalcinata e scandiva il tempo con robuste dosi di droga – e disse di aver potuto vedere l’accumulatore orgonico che il vecchio Bill amava utilizzare per aumentare la propria potenza, sessuale e non. In realtà, stando alla versione di Burroughs (appena più attendibile), Kerouac non aveva visto un bel niente perché a casa sua non c’era mai stato.
Era vero, però, che l’autore del Pasto nudo possedesse un accumulatore orgonico. Anzi, ne ebbe più d’uno. «Il primo accumulatore orgonico» scrisse in un articolo per la rivista Oui «lo costruii in una fattoria vicino a Pharr, in Texas, nel 1949». Stando al romanziere, la strana macchina funzionava eccome, regalando a chi la usava una straordinaria carica energetica, che rendeva possibili, tra le altre cose, strabilianti prestazioni erotiche.
Quando Wilhelm Reich, psichiatra e psicoanalista, inventò l’accumulatore, tuttavia, il suo scopo non era solo regalare al popolo clamorosi orgasmi. O, meglio, il suo obiettivo era l’orgasmo, ma in senso lato: una vibrazione capace di estendersi oltre il campo sessuale, che potesse garantire all’intero corpo di sciogliere blocchi e tensioni, alla mente di liberarsi dalle nevrosi. «Per quel che ne so» scriveva Burroughs «Wilhelm Reich fu il primo ricercatore a misurare la carica elettrica di un orgasmo e a mettere in correlazione tali misurazioni con l’esperienza soggettiva del piacere».
Le cose stanno effettivamente così, almeno in parte. La figura di Reich è una delle più sfaccettate e controverse della storia occidentale. Dimenticato dai più, è considerato un reietto dalla scienza ufficiale. Eppure ha avuto un’influenza straordinaria sulla cultura contemporanea, anche se la sua impronta è rimasta ben nascosta. Al suo frastagliato lascito Olivia Laing ha dedicato un libro affascinante, Everybody, appena pubblicato dal Saggiatore. Su di lui sono stati girati film di non strabiliante successo.
Nacque in Austria, nel 1897, e non ebbe un’infanzia felice. Famiglia ricca, grande dimora in campagna, madre depressa, padre severissimo. La sua educazione sessual-sentimentale fu brutale. Ossessionato dagli animali che vedeva accoppiarsi nei dintorni di casa, subì un trauma profondo quando gli toccò d’assistere alle avventure sessuali della madre. La donna prese prima come inquilino e poi amante il precettore dei figli, e Wilhelm la soprese nel pieno dell’estasi amorosa. Finì male: fu proprio il piccolo a far sapere al padre dei tradimenti. La madre, che aveva già tentato il suicidio più volte, non resse il colpo e infine morì dopo terribile agonia. Non si può dire che tutto ciò non abbia esercitato un’influenza sul pensiero dell’austriaco. Crescendo, si convinse che tutti i mali dell’umanità derivassero dalla repressione sessuale. Reich si trovò a studiare la psicoanalisi, e divenne uno degli allievi prediletti di Sigmund Freud. Col tempo, però, iniziò a considerare il maestro troppo conservatore. I due arrivarono alla rottura.
Reich intanto era diventato, e rimase per alcuni anni, un militante comunista. Fondò la Sexpol, gruppo politico che si occupava dell’educazione sessuale della classe proletaria: era divenuto un attivista che promuoveva contraccezione, aborto e libertà sessuale. Più precisamente La rivoluzione sessuale (un suo libro del 1930). Si scagliava contro la famiglia, considerata oppressiva, promuoveva la sessualità nei bambini. In lui marxismo e psicologia si fondevano in un connubio sconvolgente, per i tempi. Wilhelm si trasferì a Berlino, l’atmosfera libertaria della Repubblica di Weimar era la più adatta alle sue pionieristiche ricerche sul sesso. Con l’avvento del nazismo si trasferì in Danimarca, poi in Svezia e Norvegia ma le sue opere furono messe al bando dappertutto. Nel 1939 emigrò negli Stati Uniti, dove si dedicò agli studi che, decenni dopo, avrebbero affascinato generazioni. Si convinse di aver scoperto una trama segreta del mondo, la forza originaria che lega gli esseri viventi e la natura: l’energia orgonica. Non risulta che Reich abbia viaggiato in Oriente o sia venuto in contatto con le filosofie indiane, eppure la sua visione ricorda quella tantrica, che postula l’esistenza di un principio femminile, la shakti, potenza divina che si manifesta all’interno del corpo come kundalini (avvolta), un serpente arrotolato alla base della colonna vertebrale. A cogliere l’affinità del medico austriaco con queste antiche dottrine fu Julius Evola, in un articolo del 1971. Secondo Evola, Reich era nel giusto quando scriveva che «nell’esperienza sessuale si manifesta una energia superindividuale e primordiale». Ma sbagliava nel cercare conferme dell’esistenza di questa forza con gli strumenti delle scienze occidentali. Evola così descriveva, con una certa sufficienza, il concetto di rivoluzione sessuale: «Con essa senza più repressioni, senza più inibizioni, con un coraggio che elimina la “impotenza orgastica”, niente più nevrosi, palesi o nascoste, niente più menomazioni della Vita e aggressività, quindi pace e felicità. A tanto giunge un pensiero privo di autodisciplina». Il sunto è impietoso ma è vero che Reich faceva ruotare tutto attorno al dispiegamento dell’energia orgonica, all’orgasmo cosmico.
Negli Usa si dedicò a produrre accumulatori orgonici, cabine per favorire l’esplosione dell’energia, come quella che si costruì Burroughs e quella in cui, anni dopo, si sarebbe fatto fotografare il cantante dei Nirvana Kurt Cobain. Sosteneva che, liberandosi dalla «corazza», avremmo potuto distruggere le ideologie politiche autoritarie (dedicò uno scritto al fascismo) e guarire dalle malattie, cancro compreso.
Finì che la Fda statunitense lo portò in tribunale. Nel 1947 fu accusato di essere un ciarlatano, le sue opere furono sequestrate e bruciate. Gli fu vietato di proseguire le ricerche, lui continuò e fu incarcerato. Internato nel marzo 1957, a novembre dello stesso anno un infarto lo uccise. Dichiarato psicotico e dimenticato, Reich resuscitò comunque negli anni della contestazione giovanile. Autori come Herbert Marcuse ne ripresero il pensiero. Il suo saggio sulla rivoluzione sessuale divenne di culto. Reich fu così molto letto e molto frainteso. Le sue idee divennero di massa, ancora oggi è difficile negare che facciano presa, se non altro in una versione edulcorata e leggermente pervertita. Il sogno della liberazione che egli inseguiva è diventato il sogno dell’Occidente, e sembra essersi in qualche modo realizzato. Ma non sembra proprio aver portato più felicità.