La notte più attesa del cinema italiano è ormai alle porte: a pochi giorni dalla cerimonia di consegna dei David di Donatello, l’attenzione è tutta rivolta ai possibili vincitori delle categorie principali, dove alcune candidature sembrano già proiettate verso il trionfo, mentre altre lasciano spazio all’incertezza e alla speranza di un colpo di scena.
Miglior film
Tra i titoli in lizza per il premio più ambito, Berlinguer – La grande ambizione sembra aver raccolto un consenso quasi unanime. Il film, che ha saputo coniugare rigore storico e profondità narrativa, ha colpito pubblico e critica, imponendosi come un’opera di grande impatto civile e artistico. Ma attenzione a Parthenope, l’elegia mediterranea firmata da un autore amatissimo, che potrebbe insidiare la vetta all’ultimo momento. Più distaccati, Vermiglio e Il tempo che ci vuole, due film che hanno saputo distinguersi per originalità e intensità. Mentre ancora più defilato invece L’arte della gioia, pur apprezzato da una nicchia di pubblico attento.
Miglior regia
Nel comparto regia, l’attenzione si concentra su Paolo Sorrentino (regista di Parthenope), che sembra pronto a riconquistare il premio grazie a uno stile sempre riconoscibile e a un’opera di forte suggestione visiva. Il suo lavoro ha confermato la maturità di un autore capace di rinnovarsi senza perdere la propria firma estetica. Andrea Segre, però, rappresenta un’alternativa autorevole, con una regia sobria ma potente, che ha lasciato il segno. Seguono a una certa distanza Delpero, Golino e Comencini, interpreti di una regia solida ma meno accreditata alla vittoria finale.
Miglior attore
Tra gli interpreti maschili, c’è un nome che domina la scena: Elio Germano, protagonista di Berlinguer – La grande ambizione. La sua prova attoriale è stata considerata da molti come una delle più intense della stagione, capace di racchiudere vulnerabilità e forza in un equilibrio raro. Dietro di lui si staglia un gruppo compatto di interpreti validi come Stefano Orlando, Fabrizio Gifuni, Tommaso Ragno e il giovane Francesco Gheghi, tutti protagonisti di performance degne di nota, ma che paiono partire da una posizione più arretrata.
Miglior attrice
Sul versante femminile, la giovane Tecla Insolia per L’arte della gioia è in pole position, grazie a un’interpretazione sorprendente per profondità emotiva e maturità artistica. Ma Benedetta Ronchi si conferma una sfidante agguerrita, forte di una prova carismatica e intensa. Seguono a breve distanza Celeste Dellaporta e Roberta Maggiora, interpreti che hanno saputo donare spessore ai rispettivi personaggi. Più staccata, ma non da sottovalutare, la candidatura di Marta Scrinzi.