The Chef. La Mantia e Oldani: la nuova guerra delle parannanze tv
Il nuovo talent culinario nasce dalla collaborazione tra Mediaset e il mensile Sale & Pepe e porta sul piccolo schermo due grandi maestri dei fornelli. Due amici uniti dalla professione e dalla passione per il buon cibo, ma anche due personalità e due stili diversissimi: "Davide il rigoroso" contro "Filippo l’estroverso". Chi la spunterà?
Chi sarà il nuovo master tra gli chef del prossimo incubo ambientato nell’inferno di una cucina? Il 17 settembre parte su La5 The Chef: scelgo e creo in cucina, talent nato dalla collaborazione tra Mediaset e il mensile Mondadori Sale&Pepe. Da un lato la sfida vera: 14 concorrenti che per 11 settimane si contenderanno la vittoria rielaborando ricette e cimentandosi in una spesa a budget limitato. Dall’altro la meta-sfida: quella tra i due cuochi-conduttori-pigmalioni, Davide Oldani e Filippo La Mantia. Preludio a quella a distanza, ancora più speziata, con i colleghi sparpagliati per le tv concorrenti: Cannavacciuolo, Cracco, Bastianich, Ramsay e Rugiati. Una gara giocata anche su Facebook e Twitter con varie nomination in palio: il più fico, il più tecnico, il più tignoso e il meno suscettibile alle lusinghe della tv e disposto quindi a continuare a sudare nelle brigate dei propri ristoranti, nonostante la fama.
Un aspetto, questo, sul quale Oldani fa promessa solenne: «Registro il programma solo quando il ristorante è chiuso e pretendo da me stesso l’impegno a essere sempre qui quando il cliente arriva» giura, seduto al tavolo numero 10 del suo D’O, locale stellato a Cornaredo (Mi) che il prossimo 23 ottobre festeggerà 10 anni d’attività. Salvo poi rincarare: "Non vado in tv per riempire, come fa qualcuno, non faccio nomi: ho già 700 mila richieste di prenotazione all’anno, io".
Sulla rincorsa al titolo di "bastardchef" (copyright: Maurizio Crozza nell’imitazione tv di Joe Bastianich) Filippo La Mantia, sacerdote della cucina siciliana e "cuoco del potere e del bel mondo romano" (definizione che lui bolla come "puro razzismo gastronomico"), si ritira subito: "Tra me e Davide, il più tecnico e severo è lui" spiega "ma nel nostro programma di piatti non ne voleranno. Nei confronti di ragazzi che si mettono in gioco certe cose sono inammissibili". Presa di posizione che Oldani sottoscrive: "Scene alla Bastianich non se ne vedranno, Joe è un grande ma esagera".
Nonostante l’impegno implicito a non emularne le gesta, il mito televisivo di Oldani e La Mantia però è un altro capo degli chef cafoni, Gordon Ramsay: "Abbiamo lavorato insieme al ristorante Le Gavroche di Londra, negli anni Novanta, lui puliva il pesce, io spennavo la selvaggina, ed eravamo sempre al limite della rissa" ricorda Oldani, che ha fatto gavetta anche da Alain Ducasse e Gualtiero Marchesi. "Era una guerra: se filtravi male una salsa, ti lanciavano addosso il pentolino rovente. E la mattina dovevi arrivare presto altrimenti ti rubavano le pentole e non potevi lavorare. C’era un giapponese con cui dovevo picchiarmi tutte le settimane... Con Hell’s Kitchen Gordon non ha fatto che portare la nostra realtà quotidiana davanti alle telecamere".
Se per Ramsay l’intuizione è valsa un impero da 38 milioni di dollari l’anno, per i due The Chef l’indotto da notorietà tv servirà da volano per nuovi progetti. La Mantia, dopo cinque anni all’Hotel Majestic di Roma, lasciato a luglio, c’è chi dice per dissapori economici e chi per dedicarsi alla tv ("Tutte cavolate" ride "eravamo in pieno attivo e ho ricevuto proposte da mezzo milione l’anno dai ristoranti di mezzo mondo"), aprirà a novembre un nuovo locale, battezzato col suo nome, all’interno di un altro albergo della capitale. Mentre Oldani, che il 15 novembre andrà a Harvard a tenere una lectio magistralis sul concetto di alta cucina accessibile e pop, entro un anno inaugurerà la sua seconda creatura, "nel centro di una grande città", con tutta probabilità Milano.
Vite parallele fuori dal set, vite diversissime davanti alle telecamere: Oldani con le sue camicie su misura Albini e la cura dei particolari ("Ho 120 paia di scarpe" confessa) e La Mantia sempre informale e caciarone. Davide che definisce il rivale "un oste più che un cuoco" e Filippo che risponde chiamandolo "rognosaccio". Un rognosaccio che la eliminerebbe subito, se gli capitasse a tiro come concorrente, ne è consapevole? "Sicuro come l’oro" ammette La Mantia "ma neppure Oldani è perfetto. Se alla sua tecnica certosina unisse un po’ di spensieratezza, sarebbe il numero uno. Detto questo, una caponatina come la mia non gli riuscirà mai".