BlackBerry is back. Svaniti i sogni di gloria di inizio decennio (primo fra tutti quello di poter competere ad armi pari con Apple e tutti gli altri giganti dell’elettronica di consumo), passata la tormenta dei mercati finanziari (il titolo della società sembra essersi stabilizzato fra i 7 e i 10 dollari per azione), l’ex RIM è tornata a fare quello che le è sempre riuscito meglio: sviluppare dispositivi mobili semplici ed efficienti.
I primi due indizi – quelli che notoriamente fanno una prova – erano arrivati già lo scorso anno con l’uscita del Passport e del Classic. A rassicurare definitivamente gli animi degli aficionados del marchio ci pensa ora questo nuovo Leap, uno smartphone dal design meno personale rispetto ai suddetti ma dal rapporto qualità-prezzo mai così interessante (almeno per un prodotto della Mora).
Conclusioni
Nella fascia più calda del mercato (quella degli smartphone sotto i 300 euro) il BlackBerry Leap ci può stare eccome. Perché fa (bene) tutto quello che si chiede a un telefono al passo coi tempi – telefonare, scrivere, mandare email e messaggi, gestire le chat e i social, fotografare e durare a lungo – e lo fa in modo molto personale, grazie a un sistema operativo che sembra finalmente aver trovato la quadratura del cerchio.
Certo, il ventaglio delle applicazioni non è quello che si può trovare sui millemila cellulari Android di questa categoria, ma per chi punta alla sostanza questo potrebbe essere solo un dettaglio. Anche perché – non bisogna dimenticarlo – alla lunga un BlackBerry resta più “pulito” e leggero rispetto alla media dei terminali motorizzati Google.
In definitiva: uno smartphone che si posiziona un gradino sopra rispetto al terminale full touch più riuscito dell’ultima generazione della casa (il BlackBerry Z10) e per di più alla metà del prezzo.