Volley, Padura Diaz: "Amo Cuba, ma giocherei per l'Italia"
Vero Volley Monza/Elena Zanutto
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Volley, Padura Diaz: "Amo Cuba, ma giocherei per l'Italia"

Lo schiacciatore del Vero Volley Monza, all'esordio in A come il suo club, si racconta tra passato e futuro. Con un pensiero per la Nazionale azzurra

Esordiente in Serie A al pari del suo club, il Vero Volley Monza, Williams Padura Diaz - cubano, classe 1986, 200 cm d'altezza e un braccio potentissimo (è stato il miglior realizzatore in A2 nella scorsa stagione) - gioca a pallavolo da quando ha 15 anni sulle orme del fratello maggiore Ángel Dennis. E come il fratello maggiore ha deciso di lasciare il suo Paese per inseguire in Italia il sogno di diventare un atleta professionista: "Sono arrivato a 21 anni, nel 2007", racconta, "grazie al contratto con la Edilesse Cavirago (squadra emiliana di B1, ndr), dopo quattro stagioni nel Volley Cuba e un anno di militare, che da noi è obbligatorio".

Com'è stato l'impatto con l'Italia?
"Buono, perché non ero solo: mio fratello giocava a Macerata. In più con me erano partiti mamma e papà: sono stati un grande sostegno, non è stato facile andarmene da L'Avana. Sono molto legato al mio Paese e ogni anno ci torno in vacanza, fermandomi per circa un mese".

Cosa ti manca di più di Cuba?
"La prima cosa è la famiglia, perché i miei genitori non abitano più qui. Poi c'è quel modo di vivere tutto speciale: noi cubani ci alziamo la mattina con il sorriso, balliamo a tutte le ore, abbiamo il sole dentro... anche se poi dobbiamo sopportare condizioni di vita davvero difficili, con tantissime privazioni. Chi non le ha provate, non può nemmeno immaginarsele e onestamente so che non riuscirei più ad abituarmi a quella vita: in Italia ho conosciuto un benessere di cui a Cuba non avrei mai goduto, non potrei mai rinunciare a ciò che ho conquistato in questi anni".

A che cosa esattamente?
"Alla possibilità di comprare quello che ti serve. Un esempio banale? Il cellulare: lo vendono anche al supermercato e ci sono modelli per tutte le tasche. Per me anche questo è un indicatore del livello di libertà di un Paese, anche ora che non ho più le mani bucate".

Puoi spiegarti meglio?
"Appena arrivato, facevo uno shopping sfrenato, in particolare nei negozi di abbigliamento e tecnologia. Mi sentivo in paradiso: non mi sembrava vero di potere comprare un bel paio di jeans o un mega televisore e prosciugavo il conto corrente (ride, nda). Ora seleziono i miei acquisti, ma non potrei mai tornare in un posto in cui non puoi avere nulla perché non c'è nulla da acquistare".

A proposito: Obama punta a revocare l'embargo imposto a Cuba dagli Usa nel 1961. La tua opinione? 
"È una splendida notizia, però credo che servirà un bel pezzo affinché diventi realtà".

Parliamo del tuo, di futuro: il contratto con il Vero Volley Monza è in scadenza, se ti offrissero il rinnovo?
"Accetterei al volo. Mi trovo benissimo, vado d’accordo con i compagni e credo che il gruppo abbia delle potenzialità. La squadra è composta da diversi ragazzi giovani, alla prima esperienza nel campionato maggiore: ci abbiamo impiegato del tempo a capire come funziona la Superlega, iniziando a esprimere un gioco spumeggiante solo negli ultimi match. Però, teniamo duro, con l'obiettivo di raggiungere i playoff".

Accetteresti anche la proposta di un club fuori dall'Italia?
"Se si trattasse di una grande occasione, non me la lascerei sfuggire, ma di sicuro ci rifletterei su parecchio: il campionato italiano resta uno dei più prestigiosi al mondo. Senza dimenticare che non sarebbe facile lasciare questo Paese: sono cubano al 100 per cento, ma mi sento anche un po' italiano".

A maggio inizierà la World League: aspetti la convocazione in nazionale con Cuba?
"Io sono pronto: non ho mai avuto l'onore e non vedo l'ora. A oggi, però, non è nemmeno certo che ci sarà una selezione cubana per il torneo".

E se ricevessi la chiamata del ct dell'Italia, Mauro Berruto?
"Mi metterei a sua disposizione, perché sono convinto che non tradirei le mie origini. Semplicemente, sarebbe un'opportunità unica di confrontarmi con i migliori giocatori del mondo, con la maglia di una nazione che porterò sempre nel cuore".

Una curiosità: il tuo segreto per dare il massimo in campo?
"Da buon cubano, adoro la musica, da reggaeton al pop, e ho un debole per Michael Jackson: ascoltare le sue canzoni prima di una partita, come Billie Jean o Smooth Criminal, mi carica a mille".




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Cristina Marinoni