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Mark Thompson/Getty Images
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Denuncia dei piloti di F1: "Futuro a rischio con le nuove regole"

Il loro sindacato si schiera contro l'ultimo format delle qualifiche, che dal Bahrain verrà messo da parte per tornare al precedente

Caro Bernie, così non va. Il sindacato dei piloti della Formula 1 - presieduto dal 2014 dall'ex pilota austriaco Alexander Wurz e diretto dai box dal ferrarista Sebastian Vettel e dal campione del mondo 2009 Jenson Button - ha deciso di prendere carta e penna per denunciare pubblicamente lo stato di crisi in cui versa ormai da anni la F1. Destinatari la Fia (Federazione internazionale dell'automobile), la Fom (Formula One Management, il regno di Bernie Ecclestone) e i tifosi. Pochi convenevoli e tanta sostanza, da far rumore anche ai piani alti.

Dice la nota: "Il processo decisionale è obsoleto e mal strutturato le recenti modifiche al regolamento mettono a repentaglio il futuro e serve una riforma della governance che rifletta i principi e i valori fondamentali della F1. Riteniamo che alcune recenti modifiche al regolamento siano dirompenti, che non affrontino i problemi più grandi del nostro sport e che in alcuni casi potrebbero metterne a repentaglio il successo futuro". Come dire, riga rossa su tutto o quasi quello che è stato fatto (meglio, non fatto) negli ultimi anni, sediamoci intorno a una tavola e ricominciamo daccapo, perché domani potrebbe essere troppo tardi.

Ragione prima dello scontro con coloro che governano il Circus, la scelta di aprire la stagione con il nuovo format delle qualifiche, che prevede l'eliminazione ogni 90 secondi del pilota con il tempo più alto. In tutte e tre le sessioni, dalla Q1 alla Q3. "In questo modo favoriremo lo spettacolo", si diceva. A Melbourne (Australia), sede della prima gara dell'anno, non sarebbe potuta andare peggio. Negli ultimi minuti della Q3 la pista era deserta perché era già tutto deciso.

Altro che spettacolo, flop semi-annunciato e confermato dai fatti, tanto che pochi minuti dopo la fine delle qualifiche, battezzate in modo inequivocabile da Vettel (una m...a), i team manager si sono messi in fila davanti le telecamere per chiedere a gran voce il ritorno alla tradizione. Peccato che la responsabilità del nuovo format sia anche e soprattutto loro, considerando che la decisione è stata avallata qualche settimana fa dalla Formula One Commission, organismo di cui fanno parte i team più importanti della F1. Insomma, un passo avanti e due indietro. Con tanti saluti ai tifosi, che ne avrebbero fatto volentieri a meno.

E allora, che si fa? La strada è già segnata. Sebbene non sia ancora stata presa una posizione definitiva in merito, è molto probabile che in Bahrain, prossima gara in calendario, si ritorni alla vecchia formula. E poco male se per l'ennesima volta è andato a vuoto il tentativo (sempre più compassionevole, ahinoi) di rendere più appetibile uno sport che perde spettatori come un rubinetto guasto. La F1 cambia per non cambiare: il denaro prima di tutto. Perché altro non si può e deve fare.

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