Piccoli club: il dovere di crescere, il diritto di sognare
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Piccoli club: il dovere di crescere, il diritto di sognare

Considerazioni a freddo sulla telefonata di Lotito e sulla strada per aumentare il valore del prodotto senza rinunciare allo sport

Eppure me l’avevano raccontata molto diversamente alla Virtus Lanciano mio padre e mio marito... e io ci avevo anche creduto! Può bastare una telefonata a demolire l’incanto? Dunque ora dovrò spiegare ai miei figli che tutto quanto abbiamo provato a insegnargli sul calcio va, diciamo così, un po’ rivisto?

Sì, i conti devono tornare perché senza risorse il meccanismo s’inceppa e, alla fine, si rompe; perché non c’è crescita possibile se non diventiamo tutti più capaci di generare valore e di diventare più appetibili per il pubblico dello stadio e per il pubblico davanti alla Tv. Abbiamo tutti bisogno di far crescere il "valore del prodotto": non lo dimentico, nessuno di noi può dimenticarlo. Ma la via da percorrere per raggiungere questo risultato passa attraverso una programmazione di lungo periodo (sulla quale tutto il sistema calcio è in grave ritardo) che abbia al centro due punti fondamentali: la costruzione di impianti accoglienti, confortevoli e sicuri, capaci di funzionare e generare risorse sette giorni alla settimana; lo sviluppo di attività diversificate che potenzino il brand delle nostre società, a partire dal territorio di riferimento.

Sì, il calcio (lo sport in generale) dei romantici pionieri che pensavano solo a rincorrere pallone e avversari è inevitabilmente un ricordo da cartolina in bianco e nero ma… possiamo permetterci di azzerare l’intero valore immateriale rappresentato dal sogno del bambino, da cui tutto nasce? Il sogno di competere ai livelli più alti e sui campi più prestigiosi che chiunque cominci a tirar calci a un pallone ha, almeno per un po’, cullato? E quel sogno può nascere indifferentemente nella Capitale o nella più piccola e remota "provincia dell’impero". Anzi, è più facile che nasca proprio lì, dove solo la capacità di immaginare una realtà diversa fa scattare la molla che proietta verso il futuro.

Ecco perché, pur essendo convinta che bisogna crescere e che i "conti" debbano quadrare (e qui a Lanciano sappiamo bene quanto), continuo ad avere l’assoluta certezza che, nello sport come nella vita, quando i numeri finiscono per mangiare i sogni che accarezzavamo da bambini, è il segno che siamo cresciuti davvero male. E a questo punto immagino anche che abbiate tutti capito a quale telefonata mi riferivo all'inizio.

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Valentina Maio

Classe 1982, sono nel mondo del pallone dal 2008. Tifosa e Presidente della Virtus Lanciano, ne ho sposato una delle bandiere e ci ho fatto tre figli. Per me la Virtus è una questione di famiglia.

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