L'ultima "zlatanata" di Ibra, re di Francia
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L'ultima "zlatanata" di Ibra, re di Francia

Dopo la vittoria sull'Olympique Marsiglia definisce l'attaccante avversario Gignac "il nostro quinto difensore". Ma oltralpe gli perdonano anche questa, come già tante altre...

Il sempre e comunque idolatrato Zlatan Ibrahimovic ne ha fatta, o meglio detta, un’altra delle sue. Non gli è bastato vincere il “clasico” francese (Psg-Olympique Marsiglia 2-0) nel proprio feudo, il Parco dei Principi, allungando anche il vantaggio sul Monaco e di fatto ipotecando il titolo della Ligue 1. Per umiliare l’avversario sconfitto, gettando olio sul fuoco di una rivalità sempre fin troppo accesa (non si contano più le sassaiole contro gli autobus dei team e gli scambi di opinioni a lama di coltello fra le due tifoserie), lo svedese ha pensato bene di aggiungere alle dichiarazioni del dopo partita questa frase: “Oggi abbiamo giocato con 5 difensori: quattro nostri e Pierre André Gignac”. Ovvero il miglior attaccante dei biancoazzurri marsigliesi che, pur non gradendo, ha dato prova di eleganza non rispondendo alla provocazione.

Riguardo alle "zlatanate", peraltro, anche la stampa francese sembra voler chiudere uno o tutti e due gli occhi, anche se il passato autunno un comportamento “bizzarro” di Ibra non è potuto sfuggire nemmeno a chi ha il prosciutto sugli occhi. Stiamo parlando dell'episodio dello scorso 1° novembre, quando Zlatan non si presentò all'appuntamento con Hajrudin Kamenjas, un bimbo bosniaco di 8 anni (stessa generazione dei due figli dello svedese, che ne hanno 5 e 7) condannato dalla leucemia, che aveva appunto espresso il desiderio di incontrare il suo idolo. Dopo un primo contatto con il Psg, il proprietario del club parigino Nasser al-Khelaifi aveva invitato il bambino e i suoi familiari per l’incontro di campionato contro il Lorient, dando anche disposizione perché avessero accesso allo stadio e alla boutique ufficiale del club con un buono di spesa illimitato. Peccato però che il regalo più atteso il piccolo bosniaco non l'abbia ricevuto: il giorno della partita Ibrahimovic non si è infatti presentato, affermando poi che non sapeva nulla della presenza del bambino allo stadio e scaricando di fatto le colpe sulla sua società. Assolto dall'opinione pubblica, che ha creduto alle sue giustificazioni, ammesso che lo volesse non ha però poi più potuto rimediare, dal momento che il piccolo Hajrudin è morto lo scorso 24 dicembre.

In ogni caso, è stato questo l'unico episodio in cui l'attaccante svedese ha visto la sua immagine in difficoltà. Per il resto oltralpe hanno già ascoltato e accettato di tutto. Nei confronti del Campionato francese: “Non conosco la Ligue 1, ma la Ligue 1 mi consce”. Nei confronti dei tifosi del Psg: “Si aspettano molto da noi, vogliono che siamo all’altezza del passato. Strano, perché in passato non hanno avuto niente”. Nei confronti degli altri giocatori in maglia Psg: “Meglio che non segni troppo, così si riduce il baratro che esiste fra me e i miei compagni di squadra”. Nei confronti degli avversari, come ad esempio quelli del Troyes pesantemente sconfitti: “Anche i miei bambini giocano meglio di voi”.

Di sicuro sino a che la squadra sarà portata in alto dalle prodezze atletiche dello svedese, la memoria dei tifosi come di tutti gli altri sarà equivalente a quella di un pesce rosso. “Ibra ormai lo conoscono tutti”, chiosa Mehdi Djebbari, giornalista sportivo a Eurosport International, oltre che grande conoscitore del calcio di casa nostra avendo lavorato per due anni a Firenze. “È un guascone, arrogante, sa di essere forte e lo fa pesare agli altri. I colleghi francesi gli perdonano tutto quando vedono le prodezze che è capace di fare in campo e gli danno credito su tutta la linea”. A giudicare dalle prestazioni, un credito destinato a rimanere aperto ancora per un bel po'.

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Luca Endrizzi