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Fischi sul Tour: Froome va più forte ma Wiggins lo blocca

Il sudafricano incita la maglia gialla che non ce la fa. Bugno: "non è stata una bella scena"

L’immagine che rimarrà nella mente di tifosi e appassionati è quella di Bradley Wiggins, in maglia gialla, che grida “wait, wait” al compagno di squadra Froome sull’ultima salita del Tour de France 2012. “Aspetta” dice Bradley, come si faceva da ragazzi quando però, a fine giornata, chi ne aveva di più si alzava sui pedali e arrivava a casa per primo, senza se e senza ma. Il sudafricano Chris (Froome) sente di poter vincere e allora fa segno a “Wiggo” di sbrigarsi, di provare a stargli dietro. Il problema è che nelle orecchie non ha solo le parole del compagno che arranca, ci sono anche quelle dell’auricolare del potentissimo Team Sky. Gli ordini sono chiari: Wiggins è il capitano, Froome il gregario. Troppo pericoloso lasciare da sola la maglia gialla anche se Nibali, l'unico rivale, è scivolato lontano (complice un problema fisico) a 18 secondi. Niente da fare quindi per il gregario Chris. La tappa la vince Valverde e lo spettacolo è rimandato alla prossima volta. Nemmeno i fischi dei tifosi impietosiscono il team inglese. Il Tour lo vincerà Wiggins che ha dimostrato comunque di essere il più forte, con buona pace di chi voleva vedere una battaglia fratricida fino alla fine. D’altra parte il ciclismo è fatto anche di questo come ci racconta Gianni Bugno, leggenda delle due ruote, che di episodi simili nella sua carriera ne ha visti tanti…

Froome, secondo in classifica generale, che aspetta la maglia gialla Wiggins rinunciando perlomeno ad una vittoria di tappa. Lo possiamo considerare un tradimento verso lo spirito del ciclismo?

“Non mi sembra. Froome ha fatto quello che tutti si aspettavano facesse in caso di difficoltà dell’inglese. Ha solo rispettato i patti. Anzi forse quando Froome ha visto che Wiggins non stava bene avrebbe potuto tenere un passo più regolare senza cercare di staccarlo 3-4 volte per poi richiamarlo. D’altra parte i patti in casa Sky erano chiari, e cioè che Froome avrebbe aiutato Wiggins fino alla fine”.

C’è il rischio che non vinca il migliore?

“Assolutamente no. Wiggins ha dimostrato di essere il più forte anche se in salita Froome gli è superiore. E’ stato bravo il Team Sky a mettere insieme un passista e uno scalatore che in questo senso si completano bene come caratteristiche. Froome è stato un super gregario, talmente bravo che alla fine è diventato anche l'avversario principale di Wiggins.

Da Coppi-Bartali negli anni '40 al Tour ’96 con Riis che blocca Ulrich. Di casi simili ce ne sono stati tanti, anche in passato. Tutto nella norma quindi?

“E’una cosa che nel ciclismo, si sa, può capitare. Fa parte del gioco ed è giusto che sia così. Essendo partito Wiggins come capitano Froome ha fatto bene a rispettare i patti. I problemi una volta nascevano quando gli accordi non venivano rispettati. Mi viene in mente il Giro del 1987 in cui Roche attaccò il suo compagno di squadra Visentini portandogli via la maglia rosa. In questo caso però Froome si è comportato correttamente per cui non vedo la necessità di fare polemica”.

Un Tour dominato da una squadra inglese come il Team Sky che, con le Olimpiadi alle porte, si dice abbia favorito l’inglese Wiggins anche per esigenze di marketing…

“Non credo che la scelta sia stata fatta più di tanto per questo motivo. Penso che il Team Sky abbia deciso di sostenere Wiggins perché con le sue vittorie, tra cui l’exploit al Giro del Delfinato, aveva dimostrato di poter essere il cavallo vincente. E in effetti così è stato".

Ieri i tifosi al traguardo hanno fischiato Wiggins. Con le squadre a farla da padrone e gli ordini “di scuderia” che penalizzano ulteriormente lo spettacolo, non c’è il rischio che il ciclismo perda di credibilità?

“Non penso proprio che siano questi gli episodi che fanno perdere di credibilità al ciclismo. Se Froome se ne fosse andato e non avesse aspettato Wiggins ci sarebbero state le stesse polemiche e forse anche di più. Magari Froome si sarebbe potuto risparmiare quegli scatti finali e quei gesti d’incitamento verso il compagno in difficoltà con cui voleva dimostrare di averne di più. Non è stata una scena bella da vedere".

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Teobaldo Semoli