Scudetto Juve contro Conte. I numeri sbagliati di Mancini e il duello per l'Europa
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Scudetto Juve contro Conte. I numeri sbagliati di Mancini e il duello per l'Europa

Tricolore assegnato con 360 minuti d'anticipo: quanti messaggi all'ex tecnico. L'Inter buca la rimonta, lo sprint tra le romane e il Napoli

Il campionato ha celebrato l’atto, per altro scontato, della consegna dello scudetto alla Juventus. Epilogo noto ormai da settimane se non da mesi per un torneo agonizzante in quanto a equilibrio e spettacolarità e la mancata festa bianconera per il titolo dipende molto dalla vigilia dell’ormai imminente sfida con il Real Madrid ma, altrettanto certamente, è figlia dell’abitudine alla vittoria che diventa presto sazietà. Servono emozioni forti e siccome la Juve del futuro sarà ancora forte e dominante come questa non resta che augurarsi che dietro qualcosa si muova; serve il ritorno di Milano e la conferma di Napoli e delle romane, possibilmente evitando suicidi mediatici e comunicativi come quello che ha caricato di pesi eccessivi la stagione giallorossa. In questo quadro ben venga il duello tra Roma e Lazio per la Champions con il Napoli terzo incomodo, le vicende societarie del Milan appassionanti come un romanzo giallo, gli stenti dell’Inter che fanno sempre discutere e, soprattutto, la meravigliosa settimana del calcio italiano all’assalto del tetto d’Europa. Abbiamo voglia di divertirci ed è l’occasione giusta.

Il regolamento di conti in casa Juve: tutti contro Antonio

Raramente ci è capitato di assistere alla conquista di uno scudetto tanto meritato quanto privo di pathos. Anche per questo, forse, la festa della Juventus si è trasformata in fretta in un feroce regolamento di conti con il passato, nelle vesti di Antonio Conte cui sabato sera devono essere fischiate le orecchie non poco. Il tweet di Agnelli ("Prendere in mano la squadra il 15 luglio e riportarla alla vittoria, è per fare questo che servono le palle! Grazie max") è una stilettata al cuore; letto tra lerighe, ma nemmeno troppo, demolisce la parte finale del regno contiano cui hanno dedicato pensieri aspri anche Marotta ("Bisognava anche ristabilire la leadership societaria") e qualche uomo pesante dello spogliatoio. Mai addio fu più tormentato, dunque, e non è difficile cogliere anche il perché delle difficoltà che il ct sta incontrando alla guida della nazionale che resta un feudo bianconero. Regolati i conti ci si augura che il futuro sia un po' più dolce; in fondo molto del successo di Allegri è anche frutto del lavoro di Conte.

Ora sotto con il Real Madrid (e anche il Dnipro e il Siviglia)

Non osiamo pensare cosa accadrebbe in caso di successo sul Real Madrid: le battute sul ristorante da 100 euro da frequentare con in mano un deca scarso si sprecherebbero e l'antipasto è già stato assaggiato a Montecarlo. Meglio concentrarsi su una sfida proibitiva ma non chiusa nel pronostico. La Juventus ci arriva con la consapevolezza di avere qualche cartuccia da sparare, approfittando della sfida casalinga all'andata che consente di restare in partita per 180 minuti. Guardando alla settimana del calcio italiano, nemmeno la Fiorentina parte col favore del pronostico perchè il Siviglia osservato con Ronaldo e compagni è parso una squadra di livello superiore a quella viola che, però, in questa Europa League già una volta si è superata quando ha eliminato il Tottenham. Al Napoli si chiede solo di non rovinare tutto: il Dnipro è l'anello debole delle semifinali e i partenopei quello forte. Serve testa fredda e cuore caldo, che sarà pure frase fatta ma è la ricetta per evitare troppi regali dietro da parte della squadra di Benitez che proprio contro le piccole, o cosiddette, ha gettato via il campionato.

Volata Champions: Lazio in calo e Roma che respira

A proposito di provinciali che fanno male, chiedere alla Lazio quanti siano i rimpianti per la gara di Bergamo contro l'Atalanta che rischia di avere un peso specifico notevole nella volata alla Champions League. La rovesciata di Parolo ha evitato la beffa della sconfitta, ma la squadra di Pioli avrebbe anche meritato di perdere per lunghi tratti dopo aver sfirato il vantaggio più volte. Tanti assenti, condizione fisica non più brillante come due mesi fa e Felipe Anderson sparito dal tavolo, per ricordare a tutti che prima di ipervalutare un giovane bisogna osservarne l'intera parabola: le ragioni del rallentamento sono chiare. Nelle ultime quattro la Lazio ha battuto solo il Parma, proprio mentre la Roma (Florenzi straordinario, l'esterno perfetto per tutti i moduli) ha ricominciato a respirare. Senza Totti e con 5 gol segnati in 180 minuti. Forse la chiave era tutta qui.

La fortuna di Mancini: Lazio, Juventus e Genoa

Elenco delle ultime gare casalinghe dell'Inter di Mancini, che pure attraversa complessivamente un periodo discreto: pareggi contro Cesena, Parma e Milan, vittoria con la Roma e di nuovo pari contro il Chievo. Che negli ultimi venti minuti ha maramaldeggiato dalle parti di Handanovic come se si stesse giocando la salvezza, invece già conquistata, e i nerazzurri stessero passeggiando. Il prodotto di questo scempio è che la zona Europa League rimane vicina, ma non vicinissima. Grazie alle frenate di Samp (3 punti nelle ultime 6), Fiorentina (una vittoria dopo 4 sconfitte) e Genoa (ko a Roma), la questione resta viva ma il conto delle occasioni buttate via è roba da mal di testa. Mancini ha difeso i suoi, ricordato i tanti tiri in porta dimenticando quelli del Chievo e promesso che, in caso di Europa conquistata dai preliminari, Thohir allestierà due Inter, una per il campionato e l'altra per arrivare ai gironi. Al momento la sua fortuna è che le prossime avversarie si chiamano Lazio, Juventus e Genoa in trasferta. Visto l'andazzo potrebbe essere il terreno giusto per rimettersi in piedi.

Il crepuscolo di Inzaghi

Detto che al Milan di questi tempi l'unica cosa che non conta è il risultato del campo, nel senso che la stagione ormai è compromessa e i discorsi societari occupano il centro della scena, Pippo Inzaghi ha incassato la più strampalata delle fiducie: dire che resta "a meno di cataclismi" equivale a certificare che il suo peso specifico nello spogliatoio per il finale di campioanto è pari a zero. In ogni caso la risposta di Napoli è stata dignitosa considerato le prestazioni precedenti. Almeno dal punto di vista della dignità e dell'organizzazione di gioco si è visto un Milan accettabile prima del crollo finale di una partita in dieci contro undici dal 45° secondo. Il resto non dipende né da Inzaghi, né da tutti gli altri. Decide Berlusconi e per il momento ha deciso che resta in sella alla società nella speranza di riuscire a rilanciarle e riportarla in vetta al mondo. La sensazione è che la gestazione non sarà lunga e i colpi di scena del tormentone in salsa cino-thailandese destinati a non esaurirsi in fretta. Ma può anche essere che ci si sbagli e abbia ragione chi sostiene di aver capito tutto...

Meglio Denis che chi lo ha difeso

Le scuse dell'attaccante atalantino Denis una settimana dopo il pugno a Tonelli ("Ho sbagliato e non ci sono giustificazioni per quello che ho fatto") sono una delle notizie belle del week end. E' vero che il comunicato di Denis è pieno di riferimento alle provocazioni e sarebbe stato meglio non ce ne fosse traccia, considerato che la vicenda è oggetto di approfondimento da parte della giustizia sportiva, però la nettezza con cui ha chiesto di non prendere nulla a giustificazione del suo atto gli fa onore. Meglio lui di chi ha cercato nei giorni scorsi di difendere l'indifendibile tirando per la giacca anche il Papa: dirigenti, compagni, tifosi (visto striscione della curva atalantina, quella del Bocia) e giornalisti. Chi per interesse e chi semplicemente per amicizia, sarebbe stato meglio per tutti il silenzio. Che poi abbiano lavorato in silenzio per arrivare al comunicato di scuse è un'attenuante. Ma a volte anche una condanna chiara aiuta l'ambiente a non trasformare in eroe chi ha commesso un errore grave. E perdonabile.

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Giovanni Capuano