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Michael Jordan a Milano per il "Jordan Classic Camp", 24 ottobre 2006 (Ansa/KRZ)
Lifestyle

Space Jam, 25 anni dopo: numeri e ragioni di un iconico successo

Film sul basket dal maggiore incasso di sempre, terzo tra i film sportivi, ha generato un indotto di circa 6 miliardi di dollari. Ecco perché Michael Jordan decise di recitare insieme ai Looney Tunes

Venticinque anni fa, nel novembre del 1996, Space Jam usciva nelle sale americane diventando il film sul basket dal maggiore incasso di sempre. E il terzo film di genere sportivo dopo Rocky IV, sulla boxe, e The Blind Side, sul football americano. Del resto non capita tutti i giorni di vedere Michael Jordan, la stella della pallacanestro, alle prese con l'icona dei cartoni animati Bugs Bunny, lo sputacchiante Daffy Duck, l'ottuso Taz Diavolo della Tasmania, il goffo gatto Silvestro. Grazie alla tecnica mista, infatti, campioni dell'NBA in carne ed ossa, ma anche attori propensi alla comicità come Bill Murray, si sono uniti sullo schermo ai personaggi animati della Warner Bros., i Looney Tunes.

La trama, semplice come una schiacciata: i Looney Tunes rischiano di essere rapiti per essere usati come attrazione di un parco a tema alieno; una partita di basket determinerà il loro destino. Ecco così che, nel disperato tentativo di vincere e guadagnare la loro libertà, cercano l'aiuto del campione di basket in pensione, Michael Jordan. Il film è infatti ambientato nel periodo del primo ritiro di Michael Jordan, tra il 1993 e il 1995, quando «Air Jordan» aveva 30 anni e aveva abbandonato il basket affermando di non aver più nulla da dimostrare, anche scosso dall'omicidio del padre, assassinato da farabutti che gli rubarono la Lexus, regalatagli proprio da Michael. Il terzo e definitivo ritiro avvenne invece alla fine della stagione 2002-2003.
Dal campo di basket al cinema, arruolati per Space Jam anche Charles Barkley, Shawn Bradley, Patrick Ewing, Larry Johnson e Muggsy Bogues.

Michael Jordan posa con Bugs Bunny per "Space Jam" (Foto: Ansa / Warner Bros.)

Primo film ad essere prodotto dalla Warner Bros. Feature Animation, Space Jam ha ricevuto recensioni contrastanti, ma un unanime applauso per i risultati tecnici del mix tra live action e animazione. Il pubblico, invece, costituito per lo più da bambini e famiglie, non ha avuto dubbi: l'incasso è stato di 250 milioni di dollari in tutto il mondo, di cui 90,5 negli States e in Canada, a fronte di un budget di 80 milioni di dollari.

Anche la colonna sonora fu un successo: lanciò la hit I Believe I Can Fly di R&B R. Kelly, uno dei migliori singoli degli anni '90, triplo vincitore di Grammy e sei volte disco di platino negli Stati Uniti.

Perché Jordan scelse di giocare a basket coi Looney Tunes

Recentemente è stata lanciata la serie tv documentaria targata ESPN e Netflix The Last Dance, che racconta la carriera di Michael Jordan. Nelle 10 puntate, all'ottava, c'è anche un riferimento a Space Jam. Si vede Jordan sul set di Space Jam (furono sei le settimane di riprese), circondato da attori che si dimenano fasciati di verde (il verde magico che consente alla computer grafica di creare i personaggi animati).


Ma… perché Michael Jordan, leggenda vivente del basket, in quel 1995 scelse di partecipare a un film per bambini? La produzione iniziò l'estate dopo che Jordan tornò in NBA, alla fine della stagione 1994-1995 conclusa con una tutt'altro che gloriosa eliminazione ai playoff, e dopo una serie scioccante di eventi: la morte improvvisa del padre James, il ritiro a sorpresa di Michael un paio di mesi dopo, il successivo periodo in una lega minore di baseball.

L'idea di Space Jam sembra chevenne all'agente di «Air Jordan», David Falk. Jordan in realtà aveva già «recitato» insieme a Bugs Bunny, in uno spot del Super Bowl del 1992 per la Nike. Da qui l'idea di Falk. La Warner Bros., tra l'altro, all'epoca cercava la strada per rivitalizzare i Looney Tune. Gli intenti si incrociarono.

Jordan aveva sino ad allora rifiutato offerte da Hollywood, non voleva rischiare di sposare il progetto sbagliato. Ma Space Jam sembrò il tiro da tre giusto: recitare in un film per bambini si adattava alla sua immagine pulita. E contribuiva a togliergli di dosso le ombre delle sue esperienze con il gioco d'azzardo. In più il ruolo che gli si richiedeva era facile: Jordan avrebbe dovuto essere Jordan, se stesso. La trama, poi, avrebbe dato una bella lucidata al fulgore della sua immagine in quel momento sbiadito, dopo un passaggio non esaltante nel baseball e un ritorno all'NBA con i Chicago Bulls poco brillante.

Con Space Jam Jordan è riuscito a creare una storia alternativa al periodo della sua assenza. E ne esce come un eroe. Nel film il suo passaggio nel baseball viene inquadrato come l'adempimento dei desideri paterni; il ritorno al basket è visto come un atto magnanimo per aiutare i suoi amici.
Il film è uscito nel 1996, appunto, dopo che i Chicago Bulls avevano vinto il loro quarto titolo NBA e stabilito il record di vittorie. La superstar Michael Jordan era tornata, con tutti i crismi.

L'operazione di marketing costruita attorno e dentro Space Jam è stata straordinaria, capace di generare fino a 6 miliardi circa di dollari tra merchandising, fumetti, giochi e videogiochi.
Tra Michael Jordan, uomo brand, e il mondo Looney Tunes sono pullulate promozioni incrociate, tipo quella delle scarpe Air Jordan. Quando nel film il manager (interpretato da Wayne Knight) dice a Jordan che è ora di lasciare l'hotel lancia una lista di sponsorizzazioni: «Dai, Michael, la partita ci aspetta! Infilati le tue Hanes, allacciati le Nike, prendi i tuoi cereali e un Gatorade! I Big Mac li compriamo lungo il tragitto». C'è così tanta divertita autopromozione in Space Jam che a un certo punto Daffy Duck bacia un logo della Warner Bros. sul proprio sedere.

Non a caso la regia di Space Jam è di Joe Pytka, autore di diversi video musicali (anche per Michael Jackson) e spot pubblicitari (con diverse collaborazioni con Tiger Woods), di cui più di ottanta del Super Bowl.

Ok, Michael, ennesimo canestro.

Il sequel senza Michael Jordan

L'estate scorsa Space Jam ha avuto il suo sequel, Space Jam: New Legends, uscito a luglio in America, a settembre in Italia. Questa volta Michael Jordan, oggi 58enne, se n'è tenuto alla larga. Protagonista è un altro cestista, LeBron James, che si è detto fan del primo film.

I numeri non raggiungono i fasti del passato ma, anche considerando l'effetto pandemia, sono comunque dignitosi: 162,8 milioni di dollari a livello mondiale, a fronte di un budget di 150 milioni.

Sebbene Michael Jordan non appaia nel film, viene brevemente visto in un poster di Space Jam.

«Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l'ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto». Parola di Michael Jordan.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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