Sottotono: «Originali è figlio della cultura hip hop anni Novanta» - Intervista
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Sottotono: «Originali è figlio della cultura hip hop anni Novanta» - Intervista

Tormento e Fish raccontano le emozioni di tornare, dopo vent'anni di silenzio discografico con un nuovo album, Originali, in cui sono ospiti Tiziano Ferro, Gué Pequeno, Marracash, Fabri Fibra, Mahmood, Elodie e Coez

Sono passati vent'anni esatti dall'uscita di In teoria nel 2001, ultimo album in studio dei Sottotono, uno dei più importanti e influenti gruppi hip hop italiani, prima che Tormento e Fish si prendessero una lunga pausa per dedicarsi alle rispettive carriere soliste. I vent'anni di attesa sono stati ripagati dalla pubblicazione di Originali, anticipato dall'emozionante singolo Mastroianni, un album ispirato, coeso, ricco di anima e curato nei minimi dettagli, tra le migliori uscite discografiche del 2021. Tredici brani, suddividi tra sei inediti e sette fra i brani di grande successo dei Sottotono, riarrangiati e rivisitati insieme ad alcuni dei più importanti esponenti del panorama urban italiano, tra cui Tiziano Ferro, Gué Pequeno, Marracash, Fabri Fibra, Emis Killa, Jake La Furia, Mahmood, Elodie e Coez.
Tormento e Fish, vi aspettavate, dopo vent'anni di assenza discografica, il successo in radio e in streaming di Mastroianni, che ha un sound orgogliosamente anni Novanta?

Fish: «Mastroianni, grazie a tutti, è stato un successo, ma non del tutto inaspettato perché, quando l'abbiamo ascoltata in studio nel master finale, abbiamo capito che era una cannonata. Il discorso è semplicemente fare ciò che ti piace, ci sono troppi artisti, oggi, che seguono le regole del mercato e che emulano sound già esistenti, ma, a fare i follower, si prende solo una piccola fetta del mercato. Noi facciamo il nostro semplicemente perché siamo noi, senza strizzare l'occhiolino alla classifica»
Tormento: «Il sound che volevamo riprendere è quello degli anni Novanta, in più fare un salto indietro con questo riferimento a Mastroianni era un trait d'union tra vare generazione. Sul tipo di sonorità all'inizio eravamo preoccupati, avevamo fatto anche cose un po' all'avanguardia per annusarci, ma poi ci siamo resi conto che, quando usciva qualcosa con un sound anni Novanta, aveva delle caratteristiche nostre e soprattutto avevano uno sprint in più rispetto alle produzioni e ai generi che avevamo sempre testato. Adesso, dopo alcuni anni di dominio della trap, dal mercato rap internazionale arrivano sonorità lo-fi e con voci pitchate (velocizzate n.d.r.) che sembrano uscite dai nostri tempi, purtroppo noi in Italia arriviamo sempre un po' dopo. Ci piaceva rischiare ed essere noi stessi promotori del ritorno di questo suono internazionale con il quale siamo cresciuti»

Come siete riusciti a trovare il giusto equilibro tra il vostro sound caratteristico e Nineties con l'esigenza di doversi confrontare con la musica e con il mercato discografico del 2021?

Fish: «La cosa fondamentale che ci contraddistingue la trovi già nel titolo del disco, Originali. Abbiamo sempre cercato di fare un sound nostro, ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che dovevamo portare avanti quel tipo di sound, senza la velleità di seguire le regole del mercato moderno, bensì di fare solo bella musica. In Cronici 2021, con ospiti Fibra e Primo, c'è la batteria elettronica Roland TR 808, oggi molto usata nella trap, che in realtà io già utilizzavo negli anni 90, è sempre stato un trademark nostro e della nostra musica»

Come mai non avete inserito La mia coccinella, il vostro primo grande successo del 1994, nei sette remake dell'album?

Tormento: «Con tutte le richieste che stiamo ricevendo in tal senso, forse dovremmo pensarci seriamente! Il primo album del 1994 lo abbiamo vissuto come un terreno di prova, in cui abbiamo gettato un seme nella musica italiana. La mia coccinella era l'unico brano che si è fatto notare nel disco perché si sentiva che c'erano le potenzialità di qualcosa di interessante. Oggi già è stato difficile rientrare nel mood in cui queste canzoni sono nate, quello sarebbe stato uno step ancora più indietro nel tempo. La mia coccinella ha questo suono preadolescenziale, di amore puro, sarebbe una bella sfida rifarla oggi. Comunque io l'ho sempre cantata nei live ed è uno dei pezzi a cui sono più legato. Più che per le sue rime, semplici e ricche di amore, la sua forza è nell'ingenuità dei miei diciotto anni»

Perché avete scelto una formula ibrida tra brani vecchi e nuovi in Originali, invece di pubblicare solo inediti? É più un modo di ritrovare il vecchio pubblico o di trovarne un altro, grazie anche agli ospiti della musica di oggi?

Tormento: «Speriamo anche noi che ci sia una unione di due generazioni, oltre ai fan che ci seguono da venticinque anni e per i quali le nostre canzoni hanno rappresentato la colonna sonora della loro adolescenza.
Dai commenti che leggo sui social è successa questa cosa, molti ragazzi ci hanno scoperti tramite gli ascolti dei loro genitori. Da quando ci siamo presi una pausa dai Sottotono, alcuni ragazzi nati allora ormai vanno all'università, ma non hanno potuto vivere direttamente quelle canzoni, così oggi possono scoprirle anche grazie all'aiuto degli ospiti, che sono riusciti a tradurle così bene nelle sonorità di oggi»

In che modo le vostre esperienze soliste degli ultimi vent'anni hanno arricchito e influenzato Originali?

Fish: «Forse, più che le esperienze come artisti, che pure sono state importanti, sono state fondamentali le nostre esperienze umane. Siamo passati da essere ragazzi a diventare uomini con delle famiglie, abbiamo capito quali sono le nostre priorità e le cose da comunicare ai ragazzi, mentre prima, da ventenni, la buttavamo sempre in caciara. La vita ci ha portato a capire delle cose, l'esperienza più grossa, oltre al bagaglio culturale che si è arricchito con la curiosità, è stata quella di persone, uomini e padri, le nostre mogli ci hanno fatto vedere la vita anche da un altro punto di vista. Se fossimo stati single, avremmo probabilmente visto solo la musica nella nostra vita, mentre adesso, nella nostra vita, c'è anche la musica»

Rispetto ad altri album ricchi di featuring, in Originali si nota un grande coinvolgimento emotivo degli artisti che hanno preso parte al remake dei brani. Come sono nate queste collaborazioni?

Fish: «Negli album ricchi di featuring, soprattutto quelli dei produttori, si tende a rincorrere gli artisti del momento e a capire, a livello di posizionamento, se possono essere messi insieme nello stesso pezzo. Noi abbiamo creato, con le prime info che sono uscite sulla lavorazione del nuovo disco, l'effetto contrario: la prima artista coinvolta è stata Elodie in Dimmi di sbagagliato che c'è, e da lì in poi si è aperto un mondo di messaggi e di chiamate di artisti che ci hanno detto "Raga, se state facendo quella canzone, ci voglio essere io". Non si è trattato di cercare i featuring, quando di gestirli in entrata. Abbiamo scoperto con piacere che Marracash, Gué Pequeno, Coez ed Elodie erano nostri fan e che la canzone dove sono ospiti è quella che gli ha dato di più del nostro repertorio, quindi è stata quasi automatica la scelta»

Avete dichiarato che "negli Stati Uniti i genitori fanno ascoltare ai figli i Beastie Boys". Come mai in Italia non siamo ancora riusciti a storicizzare il rap e a prenderlo sul serio, visto che ha oltre 30 anni di storia e delle vette artistiche del calibro di Frankie Hi Nrg Mc, Neffa, Sangue Misto, Lou X, Fabri Fibra e voi?

Tormento: «In Italia, se ci pensi, anche le hit internazionali che ci sono state quasi sempre sforavano dal rap e andavano da un'altra parte, è difficile che fossero un chiaro richiamo alla cultura hip hop, perfino Neffa ha sfondato con Aspettando il sole, un grandissimo pezzo, ma più melodico rispetto a tanti brani che aveva fatto. Più passavano gli anni e più avevano successo brani con un cantato tipicamente all'italiana. La parte positiva della globalizzazione è che fai un po' tue le altre culture, mentre l'Italia è poco esterofila, è un porto chiuso alle novità, tende a sminuirle, a minimizzarle, a prenderle in giro, non ne coglie mai il succo. Se ci pensi, anche la medicina cinese e indiana, che hanno una tradizione millenaria e che potrebbero arricchire quella occidentale, vengono guardate con sospetto: in fondo la musica ti dà uno specchio fedele di quella che è la realtà italiana»

In un celebre video di Youtube, Snoop Dogg spiega che, mentre negli anni Novanta tutti i rapper cercavano di essere originali e avere il proprio stile, nella trap tutti sembrano uguali nel modo di rappare e nel tipo di suono. Siete d'accordo con lui?

Fish: «Negli anni Novanta, se eri un copione, non uscivi fuori, mentre la società di oggi ci porta a essere omologati, pensa ai social come ci portano a vestire tutti uguali, sono davvero pochi i ragazzi che vogliono distinguersi dagli altri nel look. Noi eravamo molto più liberi di scoprire e di far vedere quello che avevamo capito da ciò che ci arrivava da Oltreoceano. Il rapper di oggi si sente uguale a quello che vede su Instagram e che sta a 12.000 km di distanza perché si compra la sua stessa maglietta e le sue stesse scarpe, oppure fa quella musica perché si scarica gli stessi suoni che usa quel produttore alla moda, poiché è quella la roba che va per la maggiore. Ho l'impressione che molti vogliono soprattutto apparire e far parte di un determinato gruppo, mentre noi volevamo appartenere a un'idea, a qualcosa che ci appassionava e che ci faceva distinguere, anche se la gente magari ci guardava male per strada per come eravamo vestiti. Noi ripudiavamo il mainstream e ci faceva schifo vedere un nostro coetaneo con paio di scarpe da centinaia di euro di un brand dell'alta moda »
Tormento: «Se ci pensi la società e i media hanno spolpato il rap dalla filosofia hip hop degli anni Ottanta e Novanta, che ti diceva "trova il tuo stile, pensa fuori dagli schemi, sii originale". Quello che rimane è solo l'immagine, fare rap per arrivare ad altro e non esprimere sé stessi»

Il 16 giugno 2Pac, da molti considerato il miglior rapper di sempre, avrebbe compiuto 50 anni. Qual è la lezione più importante che vi ha lasciato?

Tormento: «Lui per me è una sorta di avatar, quasi la rappresentazione di Dio in terra, anche nelle sue interviste esprimeva la sua filosofia di farcela quando vieni dal nulla e di metterci sempre tutto te stesso. Lui era una macchina da guerra, che macinava il tempo a suo favore, aveva una grande etica del lavoro e sgridava i musicisti quando perdevano tempo e non si muovevano alla sua stessa velocità. Nel mio piccolo ho cercato di fare mia la sua lezione, ho fatto 10 album di solista, a volte non dormivo per 2/3 giorni, perdendo il contatto con la realtà talmente tanta era la foga della produzione. La lezione più bella che mi ha lasciato è la cura e l'attenzione con le quali devi coltivare, giorno dopo giorno, la tua passione e il tuo talento, non puoi sederti e rilassarti mai»

Ho saputo che siete già a lavoro su un nuovo album, vero? Con quali artisti vi piacerebbe collaborare nel prossimo disco?

Fish: «Con tutti i brani che stiamo registrando, potremmo già fare tre album! Oltre che con i big della musica italiana, ci piacerebbe confrontarci anche con grandi artisti stranieri, più che altro per soddisfazione personale. Tra gli italiani, penso a Marco Mengoni, che ha una voce incredibile, a Jovanotti, che è un amico e a cui tutti noi dobbiamo molto per come ha diffuso il rap in televisione, ma anche a Giorgia, a Salmo e a tutti quelli di livello che riescono a capire esattamente chi siamo e che vogliamo fare, penso che sia deleterio collaborare con un artista solo perché ha i numeri. Noi vogliamo fare un passo alla volta e lavorare con chi è dentro al mondo dei Sottotono. É come invitare a cena una persona, preparargli delle pietanze con cura e vedere che va via contento»

Il 3 e il 7 marzo 2022 tornerete dal vivo in due concerti-evento all'Atlantico Live di Roma e all'Alcatraz di Milano. Che cosa vi aspettate e come vi state preparando per i due show?

Tormento: «Io stanotte ho sognato che eravamo in sala prove con il nostro gruppo, stiamo ancora strutturando lo show e abbiamo già scelto i musicisti. Anche se mancano ancora alcuni mesi, stiamo galoppando già verso il sold out. Con l'uscita dell'album sarebbe stato normale proporlo subito dal vivo, ma in questo momento, ancora interlocutorio a causa della pandemia, ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto che forse era meglio aspettare un po', in modo che la gente, in queste due date-evento, si potrà divertire tranquillamente, senza dover rimanere seduta al posto. Il nostro pubblico, che ci ha aspettato per vent'anni, dovrà solo pazientare ancora per pochi mesi»

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Gabriele Antonucci