Jovanotti: la mia New York
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Jovanotti: la mia New York

La Grande mela vista da Lorenzo Cherubini

"Non c’è una città così in tutto il pianeta. Uscendo da New York si ha la sensazione di aprire la valvola di una pentola a pressione. Qui tutto è più denso e compresso". Lorenzo «Jovanotti» Cherubini arriva alla Red Bull music academy adrenalinico e trafelato come ci si aspetta da un cittadino della Grande mela, seppure adottivo e temporaneo come lui. È reduce da una seduta di spinning per preparare il fisico al tour Lorenzo negli stadi che partirà da Ancona il prossimo 7 giugno.

Jovanotti vive a Manhattan dallo scorso autunno, ma la bazzica da quasi 25 anni. Difficile trovare una guida più preparata. "La cosa che mi piace di più fare qui è camminare. La bici non la uso, è pericolosa e vorrei evitare di dover raccontare l’esperienza della sanità Usa". Obbligatorio, dunque, cominciare dalla musica.

Sostiene Lorenzo che quella americana è "fatta per locali piccoli". Come il Joe’s pub (425 Lafayette st., Joespub.com), "un posticino dove sentire singersongwriter interessanti". Cerca "le cose un po’ stonate" che si ascoltano nella Spanish Harlem, come "la salsa newyorkese anni Settanta che mi piace molto". I club più interessanti, però, sono nel Lower East Side, nell’East Side e in Alphabet city. "Comincerei con The stone (avenue C angolo 2nd street, Thestonenyc.com), dove fanno musica d’avanguardia. A volte è così d’avanguardia da essere inascoltabile" scherza "ma andarci è sempre un’esperienza 'on the edge', come dicono qui". Da quelle parti c’è anche un suo feticcio musicale: "Un bellissimo murale dedicato a Joe Strummer, il leader dei Clash" (avenue A angolo 7th st.). Vicino c’è un altro buon locale, il Nublu (62 avenue C, Nublu.net), ma per il rock "mi piace l’Electric Ballroom, dove si trova il cosiddetto Bowery’s rock, quello con un’attitudine punk" (6 Delancey st., Boweryballroom.com).

E al di là dell’East River, a Brooklyn? "Tutti i locali di Williamsbourg sono fichi" assicura. "Un po’ più lontano, a Park slope, c’è Barbès (376 9th st. angolo 6th av., Brooklyn, Barbesbrooklyn.com), gestito da un francese. Dove i generi si mischiano: musica messicana, francese, rock d’avanguardia, elettronica latinoamericana". Lorenzo tuttavia non sembra un entusiasta del quartiere culla degli hipster: "Un fenomeno un po’ ridicolo, soprattutto da un punto di vista italiano. Scoprire che la birra artigianale è più buona di quella industriale, o che mangiare con le gambe sotto il tavolo è meglio che farlo in piedi, mi fa un po’ ridere".

Il cibo, però, a New York è una cosa seria. "Uscire a mangiare mi piace. Vado spesso a pranzo da Veselka (144 2nd av., Veselka.com), ristorante ucraino con una storia losca. L’omelette e la zuppa di verdure sono eccellenti. Poi amo un postaccio messicano, un takeaway all’angolo tra Bleeker e Lafayette dove fanno delle enchilada eccezionali. Ma ci sono anche posti italiani davvero buoni come Aurora (70 Grand st., Brooklyn, Auroraristorante.com) e Giovanni Rana Pastificio & cucina (75 9th av., all’interno del Chelsea market). È strepitoso. Sembra di mangiare a casa dai tuoi".

Dove New York offre il meglio di sé è però nei consumi intellettuali. "È pazzesco come qui io riesca a entrare nel cuore della mia cultura, trovando per esempio una rassegna di film di Fellini o Pasolini in pellicola al Film forum, quattro sale con una programmazione bellissima" (209 W Houston st., Filmforum.org). Oltre a classici come Metropolitan e Moma. Jovanotti consiglia di visitare musei come il Ps1, nel Queens (22-25 Jackson av., Momaps1.org), "una succursale del Moma dove espongono avanguardia".

Per finire, gli indirizzi di due vanità jovanottiane: "Per i tatuaggi vado sempre da Paolino, nello studio Rising dragon tattoo" (51 W 14th st., Risingdragon.com). "Io poi adoro i cappelli. E JJ Hat (310 Fifth av., Porkpiehatters.com) è il negozio di cappelli più bello del mondo".

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