Il terzo grado - Pino Strabioli
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Il terzo grado - Pino Strabioli

Intervista al conduttore di Colpo di scena, su Rai Tre, che ad agosto debutterà al Todi Festival con un nuovo spettacolo teatrale

NOME: Pino Strabioli

CHI È: regista teatrale, attore, conduttore televisivo

COSA FA: conduce Colpo di scena (la domenica su Rai Tre, ore 20 e 20), otto ritratti inediti ad altrettanti grandi personaggi del teatro italiano. Il 22 agosto debutta al Todi Festival con lo spettacolo teatrale L’abito della sposa, di Mario Gelardi. Nel 2013 ha pubblicato Sempre fiori, mai un fioraio (Rizzoli), libro-conversazione con Paolo Poli.

DICE SÉ: “Ho sempre cercato di lavorare con coerenza lontano dai grandi riflettori, nel senso che non ho mai avuto il successo, la grande popolarità come altri. Ho scelto, o meglio la carriera ha scelto per me, un percorso più discreto e mi auguro di poter continuare. Mi piace fare una televisione che intrattiene e in qualche modo riesce anche ad informare e a divulgare. Vorrei continuare ad essere lontano dalla televisione becera e volgare".

In quali attività diresti di avere talento, e in quali diresti di non averne affatto?

A costo di peccare di immodestia, penso di avere talento nel mio mestiere. So ascoltare le persone e forse per questo le interviste mi vengono particolarmente bene. Non ho affatto talento nel raccontarmi e dunque il ruolo d’intervistato non mi si addice. Dunque non dire che non ti avevo avvertito (ride).

Se potessi scegliere un’attività per la quale non hai talento e venirne magicamente e generosamente dotato, quale attività sceglieresti?

Vorrei saper fare soldi e saper guadagnare con facilità. È una dote che mi manca.

Ti piace quando ti cantano “Tanti auguri”?

Non mi piace. Se posso, scappo dai cori. E non amo neppure le feste: quella per i miei 50 anni, compiuti nel 2013, ho elegantemente evitato di organizzarla.

Al cinema piangi quando dovresti piangere, al momento sbagliato o non piangi affatto?

Piango quando dovrei, continuo a piangere e dunque piango anche al momento sbagliato. In generale, mi commuove uno sguardo, una musica, un silenzio e un pensiero non dichiarato: quando ho intervistato Franca Valeri per Colpo di scena, a una domanda sul tempo che passa un lampo negli occhi nella sua risposta - forse il pensiero della morte - mi ha commosso.

Hai ancora qualcuna delle tue vecchie pagelle o dei tuoi trofei sportivi d’infanzia?

Che caso! Proprio pochi giorni fa mi è capitata tra le mani una vecchia pagella delle scuole elementari e mi ha fatto molta tenerezza ritrovarla. Le conservava mio papà.

C’è da fidarsi di più o di meno di chi mangia cibo insapore rispetto a un buongustaio raffinato?

Paradossalmente di più di una persona che sa apprezzare il cibo insapore: lo associo, sbagliando, all’essere sano. Sarà che non ne posso proprio più di tutti questi programmi di cucina, diventati ormai un’ossessione: come dice Paolo Poli, viviamo nel secolo delle padelle.

Puoi dire con certezza di aver amato?

Sì, certo.

Ti chiedi più spesso che ne è stato della gente normale che hai conosciuto o degli strambi che hai conosciuto?

Sono sempre stato attratto dalla diversità e dai non omologati dunque mi chiedo più spesso che fine hanno fatto gli strambi. Quando hai conosciuto gli strambi veri, ti basta un attimo per riconoscere quelli finti.

Sai mentire?

Beh, se ho scelto di fare l’attore direi proprio di sì.

Gli sport per te sono qualcosa da fare, guardare o ignorare del tutto?

Da ignorare. Se li faccio mi vergogno tantissimo, se li guardo mi sento inadeguato perché so che non sarò mai essere all’altezza.

Quando il gioco si fa duro, sei uno dei duri che cominciano a giocare?

Se posso evito le lotte e le battaglie ma se mi ritrovo a giocare, gioco fino in fondo. Non sono un pavido.

Qual è la tua torta preferita?

La zuppa inglese ma non disdegno anche la torta di mele.

Ti definiresti un buon archivista, rispetto alla tua memoria, o un cattivo archivista?

Un buon archivista. Della memoria ne ho fatto anche un mestiere. E poi col tempo del tempo c’è un recupero costante dei ricordi, una sana distanza che ti permette di ripensare con lucidità alle cose. Come dice la grande Piera Degli Esposti, “la giovinezza è più bella quando si allontanata”. Ecco, sono in quella fase lì.

Quest’anno farai viaggi significativi?

No, a meno di sorprese dell’ultimo minuto non credo che ne farò. Al massimo mi sposterò a Todi per il nuovo spettacolo teatrale, L’abito della sposa

Sarai più felice in futuro?

Domanda curiosa. Mi vengono ancora una volta in mente Piera Degli Esposti e Franca Valeri: la prima dice che la felicità è una disciplina, la seconda che si può essere felici anche dieci volte al giorno avendo uno sguardo attento alle piccole cose. Di mio non ho un carattere particolarmente solare, ma ce la metterò tutta per esserlo: voglio lavorare sull’abitudine alla contentezza. 

*domande estratte da Interrogative Mood (Guanda editore)

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Francesco Canino