Il terzo grado - Giulia Elettra Gorietti
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Il terzo grado - Giulia Elettra Gorietti

Intervista all'attrice, che ha esordito con Paolo Virzì, tra i protagonisti de I segreti di Borgo Larici da questa sera su Canale 5

NOME: Giulia Elettra Gorietti

CHI E’: attrice

COSA FA: ha debuttato nel cinema a 14 anni con il film Caterina va in città, diretta da Paolo Virzì. E’ tra i protagonisti della fiction I segreti di Borgo Larici, per la regia di Alessandro Capone, in onda da questa sera in prima tv su Canale 5 (ore 21 e 10).

DICE DI SE’: “Mi sono innamorata di Eva (il personaggio che interpreta ne I segreti di Borgo Larici): continuo a sentirlo mio e anche a distanza di tempo faccio fatica a distaccarmene. È il mio ideale di donna: un’eroina forte, ma anche romantica e vulnerabile. Una caratteristica che io, come tutti, tendo a sopprimere nella vita. Con lei, invece, ho potuto tirare fuori tutte le mie fragilità che non conoscevo”.

In quali attività diresti di avere talento, e in quali diresti di non averne affatto?

Sono una gran comunicatrice - me lo riconoscono in molti, non è che me lo dico da sola (ride) – e mi piace andare all’essenza delle cose. Invece sono negata nel riuscire a farmi piacere le cose che non mi piacciono: in questi casi la pancia prevale inesorabilmente sulla testa.

Se potessi scegliere un’attività per la quale non hai talento e venirne magicamente e generosamente dotata, quale attività sceglieresti?

Sono anni che mi sforzo di essere una brava cantante ma nonostante gli studi non è ancora capitato il miracolo: se domani mattina mi svegliassi con la voce di Elisa, riuscirei a provare un senso di libertà assoluta.

Ti piace quando ti cantano “Tanti auguri”?

Lo odio. Non festeggio il compleanno da quando anni. Le feste m’imbarazzano, stare al centro dell’attenzione m’infastidisce: so che può sembrare paradossale, ma avere gli occhi puntati quando si recita è un’altra cosa, perché lì l’emozione diventa mezzo. Organizzarmi una festa a sorpresa è una delle più grosse cattiverie che mi si possano fare.

Al cinema piangi quando dovresti piangere, al momento sbagliato o non piangi affatto?

Al momento sbagliato. Magari i picchi emotivi e le scene più toste mi lasciano indifferente, poi mi commuovo per le cose piccole e i dettagli nascosti. E’ tutta una questione d’inconscio, di sentimenti rievocati e sensazioni rivissute.

Hai ancora qualcuna delle tue vecchie pagelle o dei tuoi trofei sportivi d’infanzia?

Ho ancora qualche coppa perché ho praticato ginnastica ritmica fino a quando avevo 13 anni. Quanto alle pagelle, spero che mamma le abbia buttate: andavo bene - pur avendo cambiato quattro scuole - ma la condotta era pessima. Ero decisamente una ribelle.

C’è da fidarsi di più o di meno di chi mangia cibo insapore rispetto a un buongustaio raffinato?

Tendo a non fidarmi troppo di chi mangia poco e scondito: la passione, il coinvolgimento, la generosità si vedono anche a tavola. Io adoro mangiare e cucino per le persone che amo.

Puoi dire con certezza di aver amato?

Sìììììì…ma scrivilo maiuscolo (dice ridendo). E’ l’unica certezza della mia vita.

Ti chiedi più spesso che ne è stato della gente normale che hai conosciuto o degli strambi che hai conosciuto?

Dei normali. Mi piace la mia vita particolare, piena di strambi e stramberie, ma mi manca la quotidianità e forse per questo mi affascinano le vite normali e inquadrate.

Sai mentire?

Sì, è una parte del mio mestiere. Ma detesto mentire con le persone che amo e quando ci sono di mezzo i sentimenti, mi riesce difficilissimo farlo.

Gli sport per te sono qualcosa da fare, guardare o ignorare del tutto?

Da fare per mantenersi in forma. Anche se io sono parecchio pigra: per un mese mi ammazzo in palestra, quello dopo non ci vado neppure un giorno. Forse tutta la costanza che avevo in dotazione l’ho consumata da piccola, praticando ginnastica ritmica: mi ha dato disciplina (e anche un certo portamento, che è importante per il mio lavoro) però è stata un’esperienza tostissima.

Quando il gioco si fa duro, sei una dei duri che cominciano a giocare?

Dipende da quanto mi piace il gioco. Se mi lanciano la sfida ci penso, calibro le mosse: se poi capisco che non ne vale la pena, lascio il campo ad altri. Certi giochi sono solo uno spreco di energia.

Qual è la tua torta preferita?

La crostata con la marmellata di prugne, come la faceva mia nonna quando ero bambina.

Ti definiresti una buona archivista, rispetto alla tua memoria, o una cattiva archivista?

Archivio solo ciò che m’interessa e anche in questo sono contradditoria: mi ricordo una parola detta in un determinato contesto magari dieci anni prima, poi però scordo il cellulare ogni due giorni.

Quest’anno farai viaggi significativi?

Mi manca il concetto di programmazione perché col mio lavoro c’è sempre un’incognita dietro l’angolo: ho prenotato un sacco di viaggio a cui poi ho dovuto rinunciare all’ultimo minuto. Ma mi piacerebbe andare negli Stati Uniti.

Sarai più felice in futuro?

Senz’altro, perché il futuro è sempre meglio del passato. Sono un incurabile ottimista, si è capito?

*domande estratte da Interrogative Mood (Guanda editore) 

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Francesco Canino