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Ecco perché le principesse Disney possono danneggiare la crescita

Il modello classico della bella da salvare limita l'autostima delle bambine che finiscono per crescere aspettando il Principe azzurro

Che il principe azzurro non esiste ormai le ragazzine lo scoprono molto presto, ma l'archetipo della principessa che deve essere salvata è duro a morire e i modelli veicolati dai cartoni animati non aiutano le più piccole a emanciparsi dall'icona della "scarpetta di cristallo".

E' quanto sostiene una ricerca condotta dalla Professoressa Sarah M. Coyne, docente alla Brigham Young University, e pubblicata sulla rivista Child Development.

I pericoli per l'autostima

Sin dalla più tenera età alle bambine viene proposto il confortante ideale della Biancaneve o della Cenerentola, la giovane fanciulla bella e fragile che aspetta il riscatto dal maschile senza cui non può dirsi completa.

A quanto pare questo messaggio veicolato dai classici Disney infliggerebbero un duro colpo sull'autostima delle più piccole dando luogo alla pericolosa equazione secondo cui la donna non ha lo stesso potenziale dell'uomo, deve puntare tutto sulla bellezza, essere perfetta, ben vestita, magra, bianca e con i capelli lunghi.

Lo studio

Lo studio ha preso in esame le reazioni sul lungo periodo di un gruppo di 198 bambini sotto i sei anni. Dopo aver preso in considerazione l'impatto dei prodotti Disney sulla vita di questi bambini si è valutato quanto i modelli e i messaggi veicolati dalle fiabe classiche avessero inciso sulla loro personalità.

Da quanto emerso più le bambine giocavano con bambole delle principesse e guardavano pellicole come La bella addormentata nel bosco o Cenerentola più il loro atteggiamento tradiva un forte condizionamento da stereotipo di genere.

Quelle bambine vestivano solo di rosa, non osavano sporcarsi, preferivano la gonna e abbellivano i capelli con fiocchi e cerchietti. Le bambine che, al contrario, non erano state bombardate dal modello principessa erano più spontanee, naturali, avventurose e sicure di sé.

Contro gli stereotipi

"Sappiamo che le ragazze che aderiscono agli stereotipi di genere sentono di non poter fare certe cose - ha dichiarato la Professoressa - Non hanno sufficientemente autostima, ad esempio in matematica e scienze. Sono meno propense a sperimentare durante i giochi, preferiscono stare composte".

Una cattiva influenza che riguarda il comportamento, ma che finisce per condizionare anche la percezione del corpo femminile. I capelli vaporosi e i fisici slanciati e armoniosi delle principesse diventano oggetto del desiderio da parte delle bambine che, già dalla tenerissima età, percepiscono il distacco dal proprio corpo e vogliono emulare quello dei cartoni animati.

"Le principesse - sostiene la Coyne - sono la prima esposizione al modello di corpo magro che poi perseguita molte donne per tutta la vita. Il danno comincia proprio all’età dei cartoni animati, ad appena tre o quattro anni".

Educazione alla cultura di massa

Secondo la Professoressa è comunque nocivo privare le proprie figlie di quella cultura di massa della quale, prima o poi, finiranno per nutrirsi.

Meglio consapevolizzarle e accompagnarle in un'analisi critica dei comportamenti di questo o quel personaggio. Dove sbaglia Biancaneve? Perché Cenerentola scappa via? Chi sono le sorellastre e perché viene loro concesso tutto questo potere? 

Invitare le ragazzine a cogliere i pro e i contro dei propri modelli di riferimento è un buon passo per permettere loro di crescere in modo sano.

Va poi aggiunto che, in anni recenti, Disney si è dimostrata molto più attenta a veicolare modelli di femminile emancipato e attivocome in Raperonzolo o come la Merida di Rebel, principessa con arco e frecce che ha capito che a sto mondo bisogna imparare a salvarsi da sole.

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Barbara Massaro