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Cristina D'Avena: i 50 anni della cantante amata dai bambini

I più piccini ne imparano le canzoni da almeno tre generazioni, mentre per i grandi è icona intramontabile (anche gay) del tempo che non torna più

Creamy, Memole, Occhi di gatto, i Puffi, Holly e Benjii e si potrebbe andare avanti per ore. Le sigle dei cartoni animati più famose di sempre hanno solo una voce: quella di Cristina D'Avena che lo scorso 6 luglio ha girato la boa del mezzo secolo di vita. 50 anni dei quali 47 sul palco con un microfono in mano. Aveva, infatti, solo 3 anni quando ha debuttato allo Zecchino d'Oro vincendo il festival per bambini con il celebre "Valzer del moscerino"; da allora Cristina non ha mai abbandonato il mondo dell'infanzia mantenendo quasi cristallizzato il suo sorriso acqua e sapone e la voce limpida e coinvolgente che tanto piace ai bambini di tutte le generazioni.

La Wendy che c'è in lei non ha mai abbandonato "L'isola che non c'è" ed è rimasta accanto a Peter Pan nelle sue avventure. "Che male c’è?  - ha dichiarato la cantante al Venerdì di Repubblica a proposito della sua personale "sindrome di Peter Pan" - Poi intendiamoci, non è che io non sia cresciuta, solo che mi sono fermata a 24 anni. Ho sempre vissuto con mamma e mia sorella. Vivo ancora con loro".

Il tempo passa anche per lei; certo non solo più gli anni '80 con gli albori della prima tv commerciale e i tempi d'oro di Bim Bum Bam con One e tutto il suo carrozzone di persone e personaggi che hanno cresciuto la generazione che ora si aggira intorno ai 35 anni.

Allora Cristina era la Licia di Kiss Me Licia, il cartone che ancora oggi ammette di amare di più, e il suo volto, per i più piccini, era famoso come quello di Madonna o dei Duran Duran. Però lei, lunghi capelli ricci e corvini nonostante le 50 primavere, non guarda al passato con rimpianto, anzi.

Ancora oggi l'affetto dei fans che riempiono i palazzetti dello sport nei quali si esibisce è immutato e, talvolta, arriva da personaggi decisamente anomali come ha raccontato la cantante a Repubblica. "Una volta - ha ricordato - a un mio concerto è venuto un punkabbestia, barba, piercing, birra. Ho pensato: si sarà sbagliato. Poi quando ho iniziato a cantare Memole e lui è scoppiato a piangere, ho capito: l’infanzia è il rifugio di tutti. Bisogna tornare alla purezza dell’infanzia".

Cristina, poi, da sempre è anche un'apprezzata icona gay: vuoi per il suo protratto e sospetto essere eternamente "donna single", vuoi per i contenuti di alcuni cartoni che richiamano il diritto alla libertà di essere se stessi e di "trasformarsi" per riscattarsi da un luogo o un corpo dal quale non ci sente rappresentati e lei di quasto ne è molto fiera. "Faccio molti concerti per i gay - spiega - Mi vesto da fatina perché loro mi vogliono ancora così. Crimie è un simbolo. Una bambina maschiaccio che con la bacchetta magica si trasforma in prima donna. È l’ideale della trasformazione. Molti di loro sono cresciuti con questa speranza. Quando canto Creamy o Sailor Moon i gay si commuovono".

Dai punkabbestia ai gay, dai bambini di cinque anni ai genitori di 35 (che con la D'Avena sono cresciuti) Cristina piace a tutti. Un po' come il gelato d'estate, la coperta sul divano in autunno e la neve a Natale: un po' come le cose semplici che non passano mai di moda e che profumano d'infanzia.

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Barbara Pepi