Gli italiani sono narcisisti, maliziosi e un po' troppo invadenti. Lo dicono le foto fatte col telefonino
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Gli italiani sono narcisisti, maliziosi e un po' troppo invadenti. Lo dicono le foto fatte col telefonino

Una ricerca commissionata da Nokia racconta le nostre abitudini sulla base delle immagini scattate con lo smartphone

Siamo dolci e romantici noi italiani, e non è poi questa gran sorpresa. D’altronde nessuno come noi tiene tanto alla famiglia: più della metà dichiara che le foto più importanti scattate con il telefonino sono quelle fatte alla prole, alla moglie, al marito, al partner. Cuoricini a tutto spiano. Ma se poi vai a scavare meglio, accantoni le virtù e ti concentri non tanto sui vizi quanto, almeno, sui peccati veniali, saltano fuori statistiche interessanti: uno su tre, per la precisione il 32 per cento, conserva nella memoria del cellulare un’immagine del suo o della sua ex. Non per forza segreta, imboscata in qualche cartellina protetta da un’arguta password alfanumerica, comunque c’è: come nostalgia del tempo che fu o come memento per non ripetere gli stessi tragici errori. Si spera, ma non lo si sa con certezza, non per rivangare ricordi piccanti o riaccendere il fuoco smorzato di una passione mai spenta.

Si fa presto a pensar male, vero? Prestissimo, specie se si legge un’altra ben più pepata statistica: il 58 per cento dice di aver scattato una foto per mettere deliberatamente in imbarazzo qualcuno. Per dire: a una festa dove l’alcol scorreva senza fine e vestiti e inibizioni di colpo son volati via, tra un’effusione e l’altra in camera da letto, persino per strada o tra le mura domestiche. La vittima, infatti, è un amico nel 24 per cento dei casi, un familiare nel 16 per cento (alla faccia dell’armonia e dell’amore puro per i congiunti di cui sopra), il partner nel 14 per cento, un perfetto straniero nel 4 per cento. Peggio di noi (di pochissimo, sia chiaro) fanno solo gli inglesi, che ci soffiano la palma della malizia con dolo e doppio fine, ma non quella dell’astuzia: il 14 per cento – i londinesi e dintorni, meno lesti e lungimiranti, appena la metà – dice di aver fatto almeno una volta una foto per fuggire a grane legali. Non per forza un omicidio o una rapina, anche solo per testimoniare in modo evidente le dinamiche di un incidente stradale.  

Tanto furbi dunque, passionali, un po’ nostalgici e un filino cinici: a dipingerci così è un’indagine commissionata dalla Nokia a Redshift Research che nel mese di luglio ha coinvolto quasi 4.200 uomini e donne di cinque paesi europei e fasce d’età eterogenee. Unico punto in comune: il fatto di avere in tasca un telefonino che fa le foto per capire come viene utilizzato. Un prerequisito facile da assecondare, almeno nel Bel Paese, visto che più della metà delle persone contattate ne possedeva uno o più. Usandolo in particolare, questa no che non è una notizia, per pubblicare foto su Facebook. I soggetti dominanti? Le serate fuori (35 per cento dei casi) al secondo posto, ma al primo, con un ragguardevole 44 per cento, ci sono gli autoritratti. Pose languide davanti allo specchio del bagno, sopra letti e poltrone, in vacanza e in città, davanti a tramonti o meglio ancora davanti a niente, in primissimo piano. Già, quasi la metà dei proprietari tricolore di uno smartphone ama improvvisarsi modello e gratificare il suo narcisismo piazzandolo sulla sua bacheca, con un titolo un po' ironico per sdrammatizzare oppure neanche quello. Sperando che i commenti, per educazione più che per reale convinzione, siano abbastanza clementi.  

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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