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Marco Morello
Tecnologia

Samsung Gear 360, così i ricordi diventano realtà virtuale

Svelata a Barcellona una videocamera per realizzare foto e filmati da esplorare con le dita o, ancora meglio, con un visore sul naso

da Barcellona

Un po’ ricorda l’effetto surround, solo che anziché all’audio si applica alle foto e ai video. È l’opposto di una classica immagine statica, immobile, sempre uguale a sé stessa; il ribaltamento di un filmato da guardare passivamente, sul telefonino o sulla tv. Ci si può muovere dentro entrambi, esplorarne dettagli e contorni verso destra, sinistra o tutto intorno, toccando il display con le dita.

È il senso della realtà, dell’interattività, trasferito ai suoi equivalenti immateriali. Alla portata di tutti, o almeno di tanti, sdoganato dall’arrivo sul mercato di prodotti come la Gear 360 di Samsung, appena svelata a Barcellona. Il debutto in Italia è previsto per marzo a un prezzo che dovrebbe oscillare intorno ai 400 euro. Ecco tutti i dettagli.

Cos'è

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Si tratta, lo suggerisce a dovere il nome, di una videocamera in grado di girare video e scattare foto a 360 gradi. Per capirci: posta al centro di una stanza, registra tutto quello che la circonda. Per riuscirci, si appoggia a due obiettivi da 15 megapixel l’uno – sì, esatto, la resa complessiva è ben 30 megapixel – con fish-eye, un occhio che vede per 180 gradi.

Per reggersi usa un treppiede che sarà incluso nella confezione; non è impermeabile ma dovrebbe arrivare un kit che la renderà immune a schizzi e condizioni eccessive di polvere. Non ha schermo a bordo, tranne uno piccolissimo illuminato da piccole scritte in rilievo blu dove controllare lo spazio residuo in memoria, il tempo di registrazione, la durata della batteria. Batteria che è estraibile, così se ne può acquistare più d’una per prolungare le registrazioni.

Vanno collocate, una per volta, al suo interno, accanto a una feritoia che ospita una porta microUsb per ricaricarle. La comunicazione con gli smartphone, i due nuovi Galaxy S7 e S7 edge, ma anche le generazioni precedenti, avviene senza l’ingombro di alcun filo: via Bluetooth. E tutto si comanda tramite una app.

Come funziona

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È sufficiente lanciarla per visualizzare il mirino e accorgersi che nulla è come prima. C’è un campo visivo più ampio del solito, ma sfiorando con i polpastrelli l’area trasmessa in diretta, ci si può muovere nella direzione preferita. Schierando un gruppo d’amici nei paraggi, il divertimento è assicurato.

Basta un clic per immortalare un’immagine che resterà per sempre navigabile, esplorabile, oppure si può registrare un video in Ultra Hd, quindi di primissima qualità, pronto per essere postato su Facebook. D’altronde, Mark Zuckerberg non fa mistero che questa vivida interattività è la frontiera della condivisione dei social e, chiaro sottinteso, una miniera per la pubblicità. Da vivere e non solo subire.

Sempre all’interno della app si può intervenire su varie regolazioni, aggiustare la luce, personalizzare la resa affinché sia ottimale o propendere per il tutto automatico. Via buona per neofiti o pigri incalliti a cui basta l’«effetto wow» garantito dalla Gear 360 per reputarsi contenti.

Meglio con il casco

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E però per amplificarlo, per portalo al massimo quell’effetto, occorre spingersi un tantino oltre. Anzi spingere sul naso il Gear VR: la app della videocamera ha infatti una modalità che trasforma i contenuti che abbiamo realizzato in realtà virtuale: il display del telefonino si divide in due ed è pronto per essere fagocitato dal visore.

Davanti a una foto o durante in video, basta muovere la testa dove preferiamo perché ciò che vediamo cambi. Sembri vivo, in diretta, anche se in differita. Cade l’ultima barriera: non solo interagiamo con un mondo che non è davanti a noi ma altrove, nel tempo e nello spazio, ma siamo stati a noi a crearlo. È il nostro mondo, popolato dei nostri ricordi personali e dei nostri affetti.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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