Ry Cooder: il mio viaggio tra i suoni del mondo - Intervista
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Ry Cooder: il mio viaggio tra i suoni del mondo - Intervista

Esce Live in San Francisco: il primo album dal vivo dopo 35 anni

San Francisco: la nuova avventura di Ry Cooder, uno dei più geniali musicisti americani di sempre, riparte da lì. Dal palco di una location leggendaria, nota come Great American Music Hall: 700 posti e un'atmosfera unica, irripetibile. Un teatro d'altri tempi dove Ry Cooder ha registrato Live in San Francisco, il suo primo album dal vivo in 35 anni. Con lui, in scena, la band nota come Corridos Famosos e una micidiale sezione di fiati messicani (La Banda Juvenil). "Quando entrano loro, si sviluppa la potenza di un tornado: sono energia, adrenalina pura" racconta Cooder a Panorama.it

"Dopo 5 giorni di prove ci siamo buttati. Non c'era alcuna intenzione di incidere un disco nelle due serate a Frisco. Mentre tornavo a casa in auto, il tecnico del suono che viaggiava con me mi ha detto che aveva registrato tutto. Il giorno dopo mi sono messo all'ascolto e ho fatto un salto sulla sedia: quelle registrazioni erano splendide e meritavano di essere ascoltate. Le abbiamo riversate su cd così, senza trucchi o sovraincisioni. Quel che si sente è quel che abbiamo suonato. Non amo i dischi dal vivo, spesso suonano male e non aggiungono niente di rilevante. Ho fatto un'eccezione e ne sono felice". 

Live in San Francisco è il risultato dell'incontro tra due attitudini musicali molto diverse: “Apparentemente inconciliabili, ma nella musica non ci sono barriere insuperabili. I ragazzi messicani ai fiati sono figli di un altro sound. Loro suonano musica per la working class del loro paese. Non ascoltano musica yankee, nemmeno alla radio. Suonare con loro significa trovare un punto di incontro tra due approcci diversi". Nell'era dell'elettronica e della musica fatta in casa fatta in casa dai deejay, Ry Cooder sembra arrivare da un altro pianeta. "Non bisogna mai adagiarsi su quello che è cool. Quando negli anni Settanta scelsi di esibirmi con un fisarmonicista messicano, mi presero per matto. Poi, sappiamo tutti quanto sia diventato trendy il sound Tex Mex".

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Appartiene a un'altra generazione di artisti Mr Cooder. Lui non smanetta su computer e marchingegni digitali per produrre musica: "Io mi alleno quattro ore al giorno sulla mia sedia preferita.Con strumenti  diversi. Non c'è un'alternativa su vuoi essere un musicista. Ma questo è il mio modo di intendere le cose. I tempi moderni prevedono altre opzioni, ma francamente io preferisco continuare a suonare con le mie. Fa bene alla mente e tiene lontano i cattivi pensieri". 

Sa bene Mr Cooder che il suo nuovo album si può ascoltare in streaming sulle varie piattaforme digitali. Ma la cosa non lo entusiasma: "Quello dello streaming è un business per le grandi major, non certo per chi compone e suona la musica. Ai musicisti arrivano solo le briciole. Questo non è un problema per me che ho una lunga carriera alle spalle, ma, per i nuovi artisti la situazione sta diventando drammatica. Si è disintegrato il sistema che stava in piedi grazie a tre pilastri: i dischi, le radio e i negozi. Con la scomparsa dei punti vendita è come se si fosse chiuso il canale che faceva di un album un business". 

A proposito: quando ha intenzione di incidere un album di nuove canzoni in studio? "No, no... Vengo da una serie di dischi che affrontavano tematiche politiche. Ecco non voglio più avere a che fare con questi temi. Lo faccio per preservare la mia salute mentale e per il mio mal di schiena. La politica mi fa star male". Tra le decine di progetti musicali firmati da Cooder impossibile prescindere dalla colonna sonora di Paris Texas e da Buena Vista Social Club, un capolavoro sonoro e cinematografico (ad opera di Wim Wenders). "Non tutti sanno che in origine avrebbe dovuto essere un progetto afro cubano. Solo che alla fine i musicisti del Mali che dovevano essere coinvolti non ottennero il visto per Cuba. Il resto è storia nota: abbiamo fatto un disco di 'son' con i più grandi musicisti cubani di sempre. Il prossimo step? Un viaggio in Giappone per registrare con alcuni musicisti folk locali. Che cosa ne verrà fuori? Non lo so, ma sarà una sfida totale. Come piace a me". 

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Gianni Poglio