Ray Kurzweil, l’uomo che insegnerà a Google come si legge
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Tecnologia

Ray Kurzweil, l’uomo che insegnerà a Google come si legge

È stato assunto da BigG per comprendere ed elaborare il linguaggio naturale. Ma in realtà, lui vuole cambiare il mondo

Ray Kurzweil è quel tipo di persona che non sai mai se includere nella categoria dei geni assoluti o dei pazzi fulminati. Originario del Queens, 66 anni, un passato da informatico al MIT, una dozzina di dottorati ad honorem e una bibliografia lunga un chilometro su singolarità, transumanesimo e intelligenza artificiale, è noto soprattutto per aver azzeccato dozzine di previsioni tecnologiche (dal world wide web alle auto che si guidano da sole), roba che al confronto Jules Verne era un cialtrone qualsiasi. Ah, dimenticavo, da poco il signore in questione è stato messo acapo della divisione Engineering di Google, e si è posto una serie di sfide che a molti sembreranno irraggiungibili, una su tutte: insegnare ai computer a leggere.

Per darvi un’idea più chiara del tipo di personaggio, stiamo parlando di uno che ogni giorno ingurgita qualcosa come 150 pastiglie tra integratori e simili, è convinto che le macchine saranno in grado di superare il test di Turing entro il 2029 e che entro il 2045 i computer avranno un’intelligenza miliardi di volte superiore a quella di tutti i cervelli presenti sulla terra. Tra le altre cose, è anche convinto che l’uomo diventerà immortale a breve, e che se tutto va bene, fra non molto la sua coscienza verrà trasferita in un supporto tecnologico non deperibile; sarebbe a dire: un robot.

Ma la domanda che tutti ci stiamo facendo dal dicembre 2012, quando Kurzweil è stato richiamato dal suo trono dorato per essere assunto a Google, è: cosa sta cercando di fare questo folle genio?

A quanto pare, Google gli ha lasciato carta bianca, più o meno "Non ho 20 pagine di istruzioni da seguire” spiega lui stesso “solo una frase: aiutare Google a comprendere ed elaborare il linguaggio naturale . Come farlo lo devo decidere io.

In pratica: Google ha affidato a Kurzweil il compito di insegnare al suo cervello elettronico a leggere, comprendere e rielaborare qualsiasi tipo di attività umana, dai testi scritti alle azioni che ogni giorno, magari senza accorgerne, compiamo in Rete. Per farlo, Kurzweil ha a disposizione i dati sensibili di un miliardo di utenti attivi e l’infrastruttura di correlazioni già calibrata dal Knowledge Graph . Sarebbe a dire che un prototipo di intelligenza collettiva già esiste, Kuesweil deve “solo” capire come insegnare a questo cervello a ragionare, a distinguere tra due cose apparentemente simili, e soprattutto, a comprendere le intezioni degli utenti che condividono contenuti.

I computer sono a un passo dal leggere e comprendere il contenuto semantico di un linguaggio, ma sono ancora lontani dai livelli umani” spiega Kurzweil “Ma dal momento che sono in grado di leggere una quantità milioni di volte maggiore di documenti, possono compensare quello che scarseggia in qualità con la quantità.

Il primo obiettivo tangibile di Google, consiste naturalmente nel trasformare Google Now in una sorta di Siri super intelligente, capace di conoscere le nostre esigenze anche quando non le esprimiamo coscientemente, una sorta di coscienza esterna che prende le decisioni al posto nostro, arrivando così ad “aumentare” il nostro modo di vivere, in modi che fino a ieri erano impensabili.

Tutto molto bello. Ma la vera domanda è cosa succederà quando la capacità di comprensione di questo cervello digitale supereranno, come previsto da Kurzweil, quelle umane. Arrivati a quel punto, l’uomo non sarebbe più in grado di indirizzare il percorso di apprendimento della macchina, e secondo i più diffidenti, l’uomo si ritroverebbe di fronte alla possibilità di concedere totale autonomia alle macchine (qualcuno ha detto Skynet?).

Per quanto possa sembrare folle, è sufficiente ragionare sul fatto che un cervello simile sarebbe in grado di leggere, comprendere e rielaborare anche paper scientifici, compresi quelli che descrivono il suo stesso funzionamento, e sarebbe quindi in grado – ipoteticamente – di riprogrammarsi senza che l’uomo possa accorgersene. Se a questa equazione aggiungiamo la variabile nanotecnologica – cosa che Kurzweil auspica – avremmo un cervello che ha anche il potere di incidere sulla realtà tangibile attraverso l’utilizzo di nanoscopici robot (ecco, vi sconsiglio di andare a vedere Transcendence dopo aver letto questo articolo).

Avete presente quei film in cui c’è questo scienziato scarmigliato con un’idea assurda che potrebbe cambiare il mondo, ma si trova a dialogare con le teste vuote dei vari governi e non riesce a combinare nulla di buono? Ecco, tenete presente che Google, una delle aziende più facoltose e potenti della Terra, ha staccato un assegno in bianco a quello scienziato. E considerando la sua attitudine a indovinare il futuro, ora che il volante ce l’ha in mano lui, è assai probabile che di qui a una dozzina d’anni vivremo in un mondo completamente diverso da quello che abbiamo imparato così faticosamente a conoscere.

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Fabio Deotto