Home » Personaggi » Celebrities » Rocco Siffredi: «Hanno molestato anche me, ma ho detto no»

Rocco Siffredi: «Hanno molestato anche me, ma ho detto no»

Rocco Siffredi: «Hanno molestato anche me, ma ho detto no»

Il più famoso attore «hard» del mondo racconta a Panorama che un produttore televisivo gli chiese di slacciarsi i pantaloni. Ma lui rifiutò. Ora che, scherzando, si definisce il «nonno del porno», è pronto ad aiutare le nuove generazioni. Con un manuale: Sex Lessons. «Il vero sesso non è quello che facciamo noi sul set».


«Signora mia, non ci sono più gli stalloni italiani di una volta» si rammarica nostalgico Rocco Siffredi parlando della sua prima serie hard, che sta girando come regista, dall’eloquente titolo: Maximo the spanish stallion. Il protagonista, ahimé spagnolo, ha voluto chiamarsi come Russell Crowe nel film cult, ma l’ultimo gladiatore è lui: l’italico orgoglio del porno internazionale, ormai un monumento alla sempre più evanescente virilità. Creatore della prima università del porno, presto la sua vita sarà una serie tv (seria), mentre è in uscita il suo libro Sex Lessons (Mondadori). Un manuale di educazione sessuale per tutti: «Durante quest’anno ho ricevuto centinaia di domande da ragazzi fragili davanti alla loro prima volta, uomini in ansia da prestazione, coppie in crisi, donne insicure per l’aspetto fisico. Così ho deciso di dare il mio contributo». Imprescindibile.

Perché non è ancora nato un nuovo Rocco, il pornoattore è un mestiere che non attira più?

Al contrario, ricevo migliaia di proposte da tantissimi giovani, ma dopo sette anni di Academy non ho visto uscire nessun talento.

Come mai?

È un mestiere complicato. Ci vuole una mentalità che non esiste più. Gli anni Ottanta sono stati i migliori, quelli della vera trasgressione, della voglia di libertà. Adesso di libertà ce n’è anche troppa e ha offuscato la passione, e non solo nel porno, ma in ogni campo. I giovani sono più freddi, sempre con il telefonino in mano, perennemente connessi ai social. La verità è che a 57 anni ormai sono un nonno: ho svezzato quattro generazioni.

Come è cambiato il suo mondo con il virus?

Durante il lockdown con la piattaforma OnlyFans gli attori si sono finanziati postando i loro video. E ora quando li chiami dicono: «Perché mai dovrei tornare dieci ore sul set, quando guadagno con un filmatino stando a casa». E questo è un problema. Ma arriverà un momento che tutto ciò avrà fine. Niente si conquista senza fatica.

E lei ha fatto molta fatica per arrivare in cima?

Assolutamente sì. Quando giravo con il regista Marc Dorcel i film duravano anche 36 ore. Oggi i miei set sono tra i più impegnativi: dalle otto del mattino e si va avanti fino all’alba.

È quasi meglio un turno in fabbrica.

Gli attori lo fanno soprattutto perché sperano di vincere gli Oscar del Porno, l’unica salvezza che abbiamo per rendere questo lavoro davvero una professione.

Ma prima dei red carpet ci sono state le case popolari a Ortona. Cosa ricorda di quegli anni difficili?

Eravamo cinque figli, un’infanzia poverissima. Mio fratello maggiore morì a 12 anni. Mamma non si riprese mai, trent’anni di lutto. Lui aveva attacchi epilettici, ma tutto ebbe inizio quando lo colpirono con una spranga di ferro. Aveva un’emorragia che non si è mai riassorbita. Mia madre lo portò in ogni ospedale, dormiva sulle panchine pur di salvarlo. Alla sua morte è impazzita. Ricordo che per due anni continuò a mettergli il posto a tavola, sperando che tornasse. Fu straziante.

Che rapporto ha avuto con sua madre?

Nel mio dolore c’è sempre stato molto di lei. Quando iniziò a stare male nel ’91 ero appena partito per Los Angeles. Tornai indietro e passai due mesi all’ospedale. Il giorno dopo la sua morte andai a farmi circoncidere, soltanto per provare sofferenza. Quella che lei si era portata addosso per tutta la vita. Avevo sempre con me una sua fotografia, fu l’unico oggetto che portai sull’Isola dei famosi.

Si è mai sentito solo?

Tantissime volte. Finché non ho conosciuto mia moglie giravo il mondo, stavo con donne bellissime, guadagnavo, ma poi tornavo a casa ed ero solo. E molto triste.

Rozsa Tassi è il suo grande amore, eppure nel libro racconta di averla tradita e di essere andato vicino al divorzio. Perché?

Siamo insieme da 27 anni. Era il mio sogno avere una famiglia, dei figli. Quando l’ho incontrata la vita è cambiata. Per loro a 40 anni, dopo 20 di porno, decisi di smettere.

E allora perché l’ha tradita?

Ero sul set a Praga, le avevo telefonato per darle la buonanotte e stavo andando via con la troupe. La truccatrice era provocante, gli altri mi incitavano: «Cosa fai Rocco, ti tiri indietro?». Eravamo in ascensore, mi stavo chinando su di lei per baciarla, quando inavvertitamente è partita una chiamata dal cellulare a Rozsa, che ha sentito tutto. Mi ha chiamato subito sull’altro numero e ha detto glaciale: «È così che vai a dormire?».

E poi cosa successe?

Tornai subito a casa a Budapest, pensando di trovare già le valigie fuori dalla porta. Per un mese fu fredda, distaccata, così decisi di confessarle che da un anno e mezzo l’avevo tradita con un migliaio di prostitute. Da quando non giravo più avevo una pesante dipendenza dal sesso. Mi disse: «Hai bisogno di aiuto». E da lì siamo ripartiti. Lei mi ha aiutato a rialzarmi.

Come ci è riuscita?

Mi ha detto che dovevo tornare a fare i film, che non mi aveva mai chiesto di smettere.

Mai andato dallo psicologo?

No, ma all’Isola ho capito che il mio unico problema si chiamava Rocco. Dovevo fare pace con me stesso e non farmi sopraffare dai sensi di colpa verso i miei: io a fare sesso in giro, Rosa a casa a crescere i nostri figli.

Che rapporto ha con i suoi ragazzi?

Credo di essere stato un buon padre. Non mi hanno mai giudicato. Anzi è stato proprio il maggiore ad aiutarmi. Un giorno mi ha detto: «Papà, per 30 anni mi sa che hai fatto film orrendi». Non ho mai badato alla qualità, solo al sesso. È stato lui a consigliarmi di fare dei video, i Coronasutra, per cercare di aiutare i molti che mi scrivevano.

Più uomini o donne?

Ogni cento mail una era di una donna.

Cosa le chiedevano i maschi in crisi?

Il 99 per cento è ossessionato dalle misure: tutti vogliono sapere se è possibile aumentare l’apparato genitale. E io spiego che non esiste l’operazione di aumento, perché non fanno altro che tagliarti un tendine per darti uno o due centimetri in più. E credo che questo non faccia alcuna differenza per una donna. Ma alcuni mi rispondono: «Facile parlare dalla tua posizione di forza». Sono disposti a spendere cifre folli per creme inutili, molte sono truffe online che usano il mio nome per attirare clienti. Cerco di denunciarlo, ma non desistono. Sono rimasto colpito da una lettera: «Darei dieci anni di vita per avere solo per un giorno il tuo pisello». Se questi sono i nostri desideri, siamo messi davvero male.

Il #MeToo è arrivato anche nel porno?

L’anno scorso ci sono state una ventina di denunce da attrici che si ritenevano molestate, perché per esempio l’attore aveva preso l’iniziativa prima del tempo stabilito. Con richieste di oltre 50 mila dollari di danni.

Mai molestato?

Avevo vent’anni e un mio amico, Franco Caracciolo, mitico gay capitolino, mi chiese se volevo fare tv. Mi portò da un produttore, che faceva la drag queen in un locale notturno romano e che mi disse: «Rocco puoi calarti i pantaloni?». Io replicai che eravamo lì per parlare di lavoro. Rispose che voleva farmi sesso orale e se non accettavo non avrei mai fatto nulla in tv.

Come reagì?

Dissi che non era quella la mia ambizione e me ne andai.

Nel libro scrive che il porno è sempre stato lo specchio della società, è così anche oggi?

I giovani lo hanno preso come esempio di stile di vita sessuale, nessuno gliene ha insegnato un altro. Le ragazzine su Instagram postano normalmente foto come se fossero Malena. Le diciottenni che arrivano sul set vogliono fare solo sesso estremo e io capisco che sono cresciute con la pornografia. È tutta una performance.

Chi è la nuova star in ascesa?

Martina Smeraldi. Un’autentica amazzone degli anni 2.0. Ha il diavolo dentro.

Cosa è rimasto ancora tabù?

Il pene. La patatina ormai è stata strumentalizzata. Se ne è parlato troppo. L’organo maschile resta la trasgressione. L’ultima cosa che è rimasta da conquistare.

Alla fine le sue misure l’hanno resa felice?

Felicissimo.

© Riproduzione Riservata