Home » Attualità » Esteri » Arrestati due sedicenni per terrorismo in Australia: piano jihadista sventato

Arrestati due sedicenni per terrorismo in Australia: piano jihadista sventato

Arrestati due sedicenni per terrorismo in Australia: piano jihadista sventato

Il caso dei minori si inserisce in un contesto di massima allerta. Parallelamente, le indagini sull’attacco di domenica puntano su Hezbollah e su una rete finanziata dall’Iran, come sostenuto fin dalle prime ore da Israele.

Ieri a Sydney due sedicenni sono stati arrestati da un’unità antiterrorismo in un vicolo alle spalle di una sala di preghiera islamica, in un’operazione che si inserisce nel più ampio dispositivo di sicurezza attivato dalle autorità australiane nelle ultime settimane. Secondo quanto riferito dagli investigatori, i ragazzi avevano con sé due coltelli a baionetta acquistati poche ore prima e alcuni fogli manoscritti contenenti un giuramento di fedeltà allo Stato islamico. In una conferenza stampa, la polizia ha confermato che entrambi sono stati incriminati per reati connessi al terrorismo. L’Australian Broadcasting Corporation ha rivelato che uno dei due minori sarebbe figlio di un terrorista già condannato, informazione sulla quale le forze dell’ordine hanno scelto di non esprimersi. I ragazzi non si sono presentati davanti al tribunale per i minorenni di Parramatta e non hanno avanzato richiesta di libertà su cauzione, che è stata comunque formalmente respinta. «Sosterremo che l’azione pianificata è stata ispirata dallo Stato islamico», ha dichiarato ai giornalisti il vice commissario della polizia del Nuovo Galles del Sud, Catherine Burn, precisando tuttavia che «non disponiamo di elementi tali da indicare un obiettivo specifico o un attacco imminente». Secondo i media locali, gli arresti rientrano in un’operazione antiterrorismo tuttora in corso, mirata a intercettare precocemente fenomeni di radicalizzazione giovanile. Diversa e molto più articolata è invece la pista seguita dagli investigatori per l’attentato di domenica, che ha segnato un salto di qualità nella minaccia terroristica sul territorio australiano. In questo caso, le indagini non conducono allo Stato islamico, ma puntano con crescente decisione verso una matrice iraniana. Fin dalle prime ore successive all’attacco, fonti della sicurezza israeliane hanno indicato il coinvolgimento diretto o indiretto di Hezbollah e di altri proxy riconducibili a Teheran, attivi al di fuori del Medio Oriente. Secondo la lettura israeliana, l’azione non rientrerebbe nello schema tipico del jihadismo emulativo o individuale, ma presenterebbe caratteristiche compatibili con un’operazione strutturata, sostenuta logisticamente e finanziariamente da una rete transnazionale legata all’Iran. Una modalità operativa che richiama precedenti attribuiti all’apparato esterno di Hezbollah, storicamente utilizzato da Teheran per colpire obiettivi ebraici e israeliani all’estero, mantenendo un margine di ambiguità e negabilità.

Fonti dell’intelligence parlano di flussi di denaro, contatti e canali di supporto che rafforzerebbero l’ipotesi di una cellula operante in Australia come parte di una strategia più ampia, volta a esercitare pressione su Israele e sui suoi alleati in una fase di forte tensione regionale. In questo quadro, l’assenza di una rivendicazione da parte dello Stato islamico viene considerata un elemento rilevante: l’ISIS, infatti, tende a rivendicare con rapidità e precisione le azioni che riconosce come proprie, spesso corredandole di materiali propagandistici. Il vice commissario della polizia federale australiana, Mike Phelan, ha ribadito che «la sicurezza pubblica resta la priorità assoluta», sottolineando come il contrasto alla radicalizzazione e alle minacce terroristiche non possa essere affrontato con «ricette semplicistiche». «Chi sostiene di avere una soluzione miracolosa per fermare questi fenomeni è invitato a spiegarla», ha dichiarato. Non ha spiegato pero’ perchè domenica a Bondi Beach erano presenti solo due agenti. Gli arresti dei due sedicenni arrivano a circa un mese dall’incriminazione di un ventiduenne, anch’egli ispirato dall’ideologia jihadista, accusato di terrorismo e tentato omicidio nel sud-ovest di Sydney. Già a settembre, l’allora primo ministro Malcolm Turnbull aveva avvertito che la minaccia di attentati sul territorio australiano era «reale», dopo appelli espliciti rivolti ai militanti jihadisti a colpire obiettivi sensibili nel Paese. Nonostante l’allarme nulla è stato fatto per proteggere la comunità ebraica. Nel contesto attuale la distinzione appare sempre più netta: da un lato l’ISIS e la radicalizzazione individuale; dall’altro l’Iran e la sua rete di proxy, con Hezbollah in prima linea, accusati di utilizzare il terrorismo come strumento geopolitico globale. Un salto di livello che, secondo fonti israeliane, l’Australia non può più permettersi di sottovalutare.

© Riproduzione Riservata