Parigi lo attende come si attende un re in esilio che torna a reclamare il suo trono. Il 20 settembre 2025 la Paris La Défense Arena non sarà solo un’arena: diventerà un tempio, e G-Dragon l’officiante di un rito che mescola musica, moda e culto pop. Da otto anni non partiva per un tour mondiale, e l’“Übermensch World Tour” segna il suo rientro in scena come un’incoronazione: spettacolare, monumentale, inevitabile.
Non si tratta di un concerto, ma di un evento che travalica la musica. G-Dragon è più di un idolo: è la personificazione del K-pop trasformato in mito globale. Per i suoi fan non è solo un artista, ma un linguaggio che si indossa, un’estetica che si vive, una traiettoria che fonde Oriente e Occidente. E per chi ancora lo guarda da lontano, il suo ritorno europeo è l’occasione per capire come un ragazzo nato a Seul nel 1988 sia diventato un simbolo capace di ridisegnare interi immaginari.
8 curiosità che raccontano chi è davvero G-Dragon
1. Un prodigio a sei anni
Kwon Ji-yong sale per la prima volta su un palco con i Little Roo’ra, a soli sei anni. Mentre gli altri bambini imparano l’alfabeto, lui danza con la naturalezza di chi è nato per comandare la scena.
2. Un nome che è destino
“Ji” si legge “G”, “Yong” in coreano significa drago. Nato nell’anno del Drago, il 1988, non poteva che chiamarsi così. Non è un nome d’arte, è un sigillo astrale.
3. Il più giovane rapper della Corea
A tredici anni incide un brano hip-hop, entrando nei crediti di un album che lo consacra come il rapper più giovane del Paese. Era il 2001, quando il K-pop non aveva ancora conquistato il mondo. Lui stava già aprendo la strada.
4. Una carriera e due lauree
Nonostante il successo precoce, non abbandona gli studi. Nel 2013 si laurea in Leisure Sports, nel 2016 completa un master in Content and Retail Distribution. Non solo talento: disciplina, visione, metodo.
5. Moda come seconda pelle
Con la stylist Gee Eun fonda nel 2016 PEACEMINUSONE. Le sue sneakers con Nike diventano oggetti da culto, le incursioni nel mondo Chanel trasformano il marchio coreano in fenomeno globale. La moda non è accessorio: è dichiarazione politica.
6. Ambasciatore Chanel
Primo uomo asiatico a rappresentare la maison. Ha infranto codici e resistenze, indossando con naturalezza abiti femminili. Chanel, con lui, è diventata ancora più universale.
7. La passione per l’arte contemporanea
Nato il 18 agosto 1988, con tre otto nel destino, ha trasformato questa cifra in linguaggio personale. Nel 2013 inaugura la mostra “Space 8”, con ottantotto opere, aperta per otto giorni e otto ore al giorno. Una coerenza rituale che ritorna anche nelle collaborazioni – come quella con il brand 8 Seconds – e nel suo stesso storytelling. L’otto, in Asia simbolo di fortuna, è per lui ritmo, destino e marchio.
8. Il genio dietro le hit
Ha scritto o co-scritto 181 canzoni. Ventiquattro hanno raggiunto il primo posto. Nel 2012 è stato nominato “Top Songwriter”. Non solo frontman: è l’architetto sonoro che ha composto la colonna sonora di un’intera generazione.
Il numero 8, il suo sigillo
Nella geografia personale di G-Dragon c’è un numero che ritorna come un motivo segreto: l’otto. Non è una scaramanzia da backstage, ma una firma che attraversa biografia, estetica e messinscena. È inciso già nel suo compleanno – 18 agosto 1988 – una sequenza che sembra scegliersi da sola e che lui trasforma in linguaggio. Quando nel 2013 immagina la sua prima mostra d’arte, non la intitola a caso: “Space 8”. Tutto segue la regola della cifra, quasi fosse un rituale: ottantotto pezzi esposti, otto giorni di apertura, otto ore al giorno. Anche i cataloghi erano pensati secondo lo stesso ritmo, come se la mostra fosse una macchina costruita per battere all’unisono con il numero che lo rappresenta.
Nel tempo l’otto esce dai musei e si sposta sui tessuti, nelle campagne, nell’immaginario di massa. La collaborazione con il brand 8 Seconds, lanciata simbolicamente l’8/8, è un esempio da manuale: la cifra non è solo un richiamo estetico, ma un campo magnetico che allinea date, drop e storytelling. In Asia l’otto è considerato il numero della fortuna, e lui lo ha reso marchio personale, trasformandolo in un ponte tra la sua biografia (1988), il suo stile (pattern, loghi, grafiche) e la sua industria (le partnership, le capsule, le collezioni). Non un vezzo, ma una grammatica: l’otto come ritmo, come destino, come segno che racconta la continuità tra arte, pop e business.
8 canzoni che hanno fatto la storia
1. Heartbreaker (2009)
Il debutto solista che ha cambiato tutto. Primo album, primo record, primo vero passo fuori dai BIGBANG.
2. That XX (2012)
Ballata oscura e intima, che mostra la sua vulnerabilità. Un Perfect All-Kill che segna la svolta del suo linguaggio musicale.
3. Crooked (2013)
Il manifesto ribelle. Un videoclip iconico, oltre 265 milioni di visualizzazioni: la canzone di un’intera generazione che si sente disallineata.
4. Coup d’Etat (2013)
Non solo un brano, ma un’estetica. Qui G-Dragon diventa avanguardia pura, fondendo rap, elettronica e arte visiva.
5. Who You? (2013)
Un pezzo che mischia leggerezza e malinconia. L’amore raccontato con ironia, accompagnato da un video che resta tra i più ricordati dai fan.
6. Untitled, 2014 (2017)
Solo pianoforte e voce. Un colpo diretto all’anima, forse la sua canzone più intima, che ha mostrato un G-Dragon vulnerabile e profondo.
7. Bullshit (2017)
Lato opposto e complementare di Untitled: provocatoria, spigolosa, urlata. È la faccia più irriverente del suo talento.
8. Bang Bang Bang (con BIGBANG, 2015)
Non un brano solista, ma un inno generazionale. Il pezzo che ha fatto ballare mezzo mondo, diventando simbolo stesso del K-pop.
Il concerto che diventa rito
Il 20 settembre alla Paris La Défense Arena non si terrà un concerto, ma un rito collettivo. Migliaia di persone arriveranno da tutta Europa per assistere al ritorno del Re del K-pop. Ci saranno luci, costumi, scenografie, ma soprattutto ci sarà lui: un uomo che in oltre vent’anni ha saputo reinventarsi mille volte, restando sempre al centro del suo universo.
G-Dragon non è semplicemente un artista. È un mito vivente, un codice estetico, un ponte tra epoche e culture. A Parigi, nel cuore dell’Europa, celebrerà ancora una volta l’arte di essere G-Dragon: inafferrabile, inevitabile, eterno.
