Milano-apertura
iStock. by Getty Images

Milano, fotografia di una città felice

È la capitale del nuovo Rinascimento. Aumentano le imprese, scende la disoccupazione. Crescono le start-up, corre il turismo, ripartono le esportazioni

Il medagliere è affollato e pregiato: c’è il New York Times, che l’ha definita «la città più vibrante d’Italia», lasciando dietro Roma, Firenze e Venezia, mentre il Financial Times, pragmatico ma altrettanto entusiasta, ha ricordato come sia il fulcro, il punto di partenza principale per le giovani imprese tricolore. Ancora, lo studio biennale del colosso della consulenza PwC, ha sancito il suo primato in elementi chiave come i trasporti, le infrastrutture, la sicurezza. D’altronde, secondo la classifica del Sole 24 Ore, Milano è al secondo posto nel Bel Paese per qualità della vita, dietro soltanto a Bolzano, davanti a Treviso e ad altre storiche oasi del benessere nostrano.

- LEGGI ANCHE: Milano capitale, tutti i primati della città
- LEGGI ANCHE: Panorama d'Italia a Milano, tutti gli eventi della nostra settimana in città

Eppure tutti questi riconoscimenti, per quanto autorevoli, sono quasi superflui. È sufficiente passeggiare per le strade del capoluogo lombardo, assaggiarne la vita notturna, fare due chiacchiere con i suoi abitanti, per accorgersi del fermento, della tensione verso il rinnovamento, del perenne dinamismo che lo percorre. «Quello che si è compiuto è un nuovo rinascimento, al quale ha contribuito molto l’Expo che ci ha dato una visibilità internazionale, in particolare in bacini floridi come la Cina. Però la voglia di eccellere è diventata ormai un marchio di fabbrica, un atteggiamento, un’abitudine» conferma Alfredo Zini, consigliere della Camera di Commercio di Milano.

Milano-dentro-1iStock. by Getty Images

In puro spirito meneghino, le sensazioni sono supportate da un ampio ventaglio di numeri. Con tanti indicatori in crescita alla fine del 2015, come evidenziano i rapporti del servizio studi e statistica della stessa Camera di Commercio. Quasi 5 mila imprese in più (+ 1,6 per cento, circa 293 mila il totale), con buona presenza di realtà straniere e al femminile; 28 mila nuovi posti di lavoro, importazioni in aumento del 6,7 per cento, segno di vitalità del mercato interno, con qualche sofferenza per le esportazioni (- 1,1 per cento), sebbene la moda made in Italy non ne abbia risentito.

Non meteore o eccezioni, bensì l’inizio di un trend in forte consolidamento. Per dire, a maggio le imprese erano aumentate di altre 2 mila unità rispetto a fine 2015. Anche l’export corre di nuovo sul binario giusto: più 3,2 per cento, con boom nei mercati asiatici, dal Giappone (+ 17 per cento) a Singapore (+ 15 per cento) e alla Corea del Sud (+ 6,2 per cento). Smaltita la febbre dell’Expo, decolla comunque il flusso dei viaggiatori stranieri, con un confortante incremento dell’8,7 per cento nei primi tre mesi del 2016.

Milano-dentro-2iStock. by Getty Images

«La città è il laboratorio italiano dell’innovazione. I giovani sanno che, da qui, possono estendere la loro attività in tutta Europa. Siamo la capitale del design, ma anche della tecnologia»

Lungo questa scia, le previsioni dicono che nel triennio 2016-2018 le esportazioni realizzeranno un salto in avanti del 5,5 per cento (del 7,4 per cento le importazioni), la disoccupazione scenderà al 6,6 per cento (contro l’8 per cento attuale). Con le famiglie che nel 2018, in media, saranno più ricche di 2 mila euro rispetto al 2015, con un reddito che raggiungerà i 35 mila euro. «I milanesi hanno sopportato parecchi sacrifici in questi anni, che però hanno portato a qualcosa di buono, com’è evidente» sottolinea Zini.

Altra buona notizia, riguarda il numero delle start-up innovative. Erano 470 a inizio 2015, sono arrivate a quota 779 nel 2016. Bene, ma c’è di meglio: in tutta Italia sono 5.182, significa che Milano, da sola, ospita più del 15 per cento del totale nazionale. «La città è il laboratorio italiano dell’innovazione. I giovani sanno che, da qui, possono estendere la loro attività in tutta Europa. Siamo la capitale del design, ma anche della tecnologia grazie a quotate scuole professionali e laboratori di eccellenza come il Politecnico. A livello universitario, non abbiamo nulla da invidiare ad altre parti del mondo».

Le start-up sono per la quasi totalità concentrate nel settore dei servizi: 82,6 per cento. Con informazione e comunicazione al primo posto (52,1 per cento), attività professionali, scientifiche e tecniche al secondo (21,8 per cento). Sono l’avanguardia, in grado però di convivere con una robusta tradizione. Una nuova Milano che non ha fagocitato la vecchia: «Persiste in città un grande spirito di integrazione. Abbiamo negozi che non hanno mai cambiato arredamento in 100 anni e sono punti di riferimento imprescindibili nel panorama urbano; imprenditori in attività da 90 anni, testimoni del cambiamento dal Dopoguerra a quest’era dello skyline, che non lo soffrono, anzi lo hanno abbracciato con passione» racconta Zini, anche coordinatore delle botteghe storiche di Confcommercio.

Se proprio si vuole trovare un difetto alla città, bisogna uscire dal centro storico o dalle aree in cui nascono e prosperano fresche attività. «Milano» rileva Zini «viaggia a velocità diverse. Altissime nei pressi del Duomo, dei Navigli, delle torri dei grattacieli, di Porta Nuova, più lente altrove. Brilliamo per metropolitane, collegamenti stradali, servizi pubblici, una serie di aeroporti nel giro di 50 chilometri e un corposo elenco di eventi, ma non tutti ne beneficiano allo stesso modo. Le periferie hanno vissuto sì una riqualificazione in concomitanza con Expo, ma non devono essere lasciate sole, bisogna farle conoscere ai visitatori, esaltarle con appuntamenti e iniziative. In una formula, fare in modo che diventino il centro di sé stesse».

Una sfida, la prossima, che non spaventa il milanese doc. Se non un tipo antropologico, di sicuro un cosmopolita con caratteristiche precise: «Lavora, investe, fa sacrifici e ne vede i risultati. Ha voglia di mettersi in gioco e altrettanta di andare a divertirsi. Lavora, corre, però esige momenti di spensieratezza». Vuole trainare l’Italia per innovazione e fermento, ma ha l’intelligenza e il merito di non lasciare dietro i diamanti grezzi nei suoi paraggi e i valori scritti nella sua storia.

I più letti

avatar-icon

Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

Read More