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Silvia Morara

Annarita Pilotti, Loriblu: "Vi racconto la mia vita da film"

L'incredibile percorso di vita della Ceo di Loriblu, prima donna della storia ad essere eletta Presidente di Assocalzaturifici

Per percorrere i circa 40 chilometri che separano Penna San Giovanni, in provincia di Macerata, da Porto Sant'Elpidio, che sta invece sotto Fermo, ci può volere un'oretta, oppure quasi 40 anni.

Una strada nel primo caso, un percorso di vita, se parliamo di Annarita Pilotti, la top manager alla guida del Calzaturificio Loriblu.

In quest'ultima circostanza, poi, il tragitto è stato bello tortuoso, denso di esperienze, avvenimenti, svolte e colpi di scena.

Il più clamoroso nel 1995, quando la signora Pilotti appende al chiodo la divisa da poliziotta e indossa i panni della condottiera di impresa.

Sicura che sia la sua vita e non la trama di un film di Garry Marshall?

Lo so, è difficile da credere, ma le cose sono andate proprio in questo modo. Nel giro di un niente, sono passata dal fare la scorta ai magistrati antimafia a occuparmi di tacchi e laccetti.

Lei è una donna fortunata

No, la fortuna ti bacia e poi se ne va. Le posso fare una confessione? Io l'ho sempre saputo che, un giorno sarei diventata un'imprenditrice. Anche se fare la poliziotta mi piaceva moltissimo. Così come mi sono piaciute tutte quelle altre che l'hanno preceduta.

Di quali altre vite stiamo parlando?

Prima di vincere il concorso in Polizia, ne vinsi un altro, che mi portò a scuola, come insegnante elementare. E tornando ancora più indietro, ho fatto anche la benzinaia e la donna delle pulizie.

Se non è stata fortuna, lei deve avere chissaquale segreto. Ce lo rivela?

Ne ho due: tenacia e determinazione. Due pregi - o forse due difetti - che ho ereditato dalla mia terra, dalle radici di cui non posso fare a meno. E che, puntualmente, mi mancano, e mi richiamano ogni volta che mi ci allontano.

Ora, assieme a suo marito, è al vertice di un colosso da 37 milioni di euro di fatturato, che dà lavoro a oltre 200 dipendenti e conta 45 negozi monomarca in tutto il mondo, con showroom a Milano, New York e Shanghai.

Tutto vero. Ma io, oggi come 27 anni fa, più che la moglie del titolare, mi sento una delle mie dipendenti.

Come definisce l'impronta che, da donna, ha dato allo stile delle vostre creazioni?

Pressoché nullo. Mi limito a dare il mio parere, ma di queste cose si occupa mio marito. A me piace di più fare altro.

Ci racconti...

Negli anni, mi sono occupata in prima persona di diverse iniziative tese a migliorare la vita lavorativa dei nostri dipendenti (e di quelli che potrebbero un giorno diventarlo).

L'ultima che abbiamo lanciato si chiama Botteghe di Mestiere, per la formazione dei giovani in cerca di occupazione.

Subito prima abbiamo promosso il concorso di design Arte d'Impresa e Donna=Salute, di cui vado particolarmente fiera.

In che cosa consiste?

Nel 2012, Loriblu ha offerto gratuitamente a ogni dipendente un check up medico preventivo e, parallelamente, abbiamo introdotto in azienda una psicologa costantemente vicina ai dipendenti.

Entrambe sembrano finalizzate a fa sì che il dipendente possa trovare anche in azienda un clima "familiare", che lei, da madre di quattro figli conosce molto bene. E' così?

Esattamente. E in questa direzione va anche l'altro progetto, che abbiamo battezzato Genitori e figli, il quale prevede che ogni anno Loriblu dia la possibilità ai figli dei dipendenti di essere assunti in azienda nel periodo estivo.

Questo non solo per garantire loro un guadagno economico durante il fermo scolastico, ma per avvicinare i ragazzi alla realtà lavorativa familiare, permettendo loro di stare a stretto contatto con il lavoro dei propri genitori, per capirne in prima persona e sulla propria pelle l'impegno.

Prossima sfida?

Cercare di scardinare ancora un po' la chiusura tipica dei marchigiani. Dobbiamo pensare sempre più su scala internazionale. E studiare, organizzarci per raggiungere questo obiettivo


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Luciano Lombardi