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Milano, i progetti per il futuro

Dalla gara per l'Agenzia del Farmaco all'apertura dello Human Technopole, fino al rilancio degli ex scali ferroviari e la nuova linea della metropolitana

Dal 15 al 21 ottobre Milano ospita una settimana di eventi del tour Panorama d'Italia (qui il programma). Ed è proprio alla città, alla sua crescita e ai record raggiunti e che vuole raggiungere, che il magazine dedica la copertina del numero in edicola da giovedì 5 ottobre e che qui vi proponiamo.

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"Milan back in vogue" titola il Financial Times. "An italian city, Milan, that's always in vogue" gli fa eco il Daily Telegraph. I giornali internazionali si stanno accorgendo di quello che è sotto gli occhi di chi ha visitato il capoluogo lombardo dopo la "vetrina" di Expo 2015: Milano piace, attrae turisti, cresce il doppio rispetto all'Italia, attira risorse da tutto il mondo, macina record su record.

E, soprattutto, si rigenera. Dopo la nascita dei quartieri di Porta Nuova e Citylife, nel prossimo decennio saranno ben 15 milioni i metri cubi da far rivivere con un valore degli investimenti che sfiora i 20 miliardi di euro, in gran parte provenienti dall'estero.

Dal Duomo, dove brand globali come Starbucks e Apple stanno per aprire i loro magastore, fino alle periferie su cui il Comune ha intenzione di puntare oltre 350 milioni di euro, la città meneghina diventa sempre più policentrica.

E guarda al futuro. Dalla gara per l'Agenzia per il farmaco ("Abbiamo presentato un dossier straordinario a Bruxelles, siamo messi bene" ha detto il sindaco di Milano Beppe Sala) al rilancio degli ex scali ferroviari, dai nuovi ospedali allo Human Technopole, dalla mobilità sostenibile alla metropolitana M4, il "cantiere Milano" non si ferma. Con un vecchio sogno nel cassetto: riaprire i Navigli.

La trasformazione urbanistica

Dopo Porta Nuova e Citylife, non si ferma la trasformazione urbanistica della città, con il recupero di aree dismessee la trasformazione d'uso di vaste zone. All'inizio del 2018 partiranno i concorsi internazionali peri masterplan che cambieranno i "connotati urbani" degli scali ferroviari Farini, Porta Romana e Porta Genova in primis e in seguito di San Cristoforo, Greco, Lambrate e Rogoredo.

Poi, la fase due della progettazione urbanistica e architettonica e, infine, la ricerca d'acquirenti e partner industriali e finanziari per lo sviluppo dell'intero progetto che prevede la rinascita di un milione e 250 mila metri quadrati dei sette scali su cui Ferrovie, Comune di Milano e Regione Lombardia hanno trovato un accordo quadro dopo una trattativa durata 12 anni.

A dominare il progetto di rigenerazione urbana sarà il verde, anzi una vera e propria infrastruttura green che coprirà il 65 per cento delle aree rigenerate su cui le gru inizieranno a lavorare nel prossimo triennio. Tradotto: 675 mila metri quadrati diventeranno aree verdie spazi pubblici (allo scalo Farini sorgerà il terzo parco più grande della città con i suoi 300 mila metri quadrati e l'area di San Cristoforo sarà riconvertita in un'oasi naturalistica urbana), mentre 375 mila saranno edificabili e 200 mila serviranno per la Circle line, la linea ferroviaria semi circolare da 100 milioni di euro che farà da cerniera tra il centro e i Comuni della cintura metropolitana milanese.

Verde e trasporti, ma anche lavoro e nuove forme abitative. Almeno il 30 per cento delle volumetrie, infatti, sarà dedicato a uffici, artigianato, manifattura e logistica. A Porta Genova si estenderà l'area della moda e del design, mentre lo scalo di Porta Romana dialogherà con la Fondazione Prada e l'Università Bocconi. Gli scali di Lambrate e Greco si popoleranno di residenze universitarie, in Romana e Farini invece le case di pregio affiancheranno quelle popolari.

Il tutto per accogliere una popolazione in crescita: nel 2025 a Milano si stima che ci saranno almeno 100 mila abitanti in più. Che forse potranno vedere aperto qualche chilometro in più di Naviglio. Non tutti i 370 come ai tempi di Leonardo, ma una piccola porzione in alcuni luoghi strategici.

Un sogno accarezzato dal sindaco Beppe Sala e da tanti milanesi, ma per cui servono almeno 500 milioni di euro.

Le nuove infrastrutture

Quattordici minuti. Tanto (poco) servirà per raggiungere il centro di San Babila partendo dall'aeroporto di Linate.

Bisognerà solo attendere il 2021 quando aprirà il primo tratto della nuova metropolitana M4 che con i suoi 15 chilometri collegherà il capolinea di San Cristoforo, nella periferia ovest della città, allo scalo milanese attraversando il centro storico.

Ottantasei milioni di passeggeri annui, un treno (senza conducente) ogni 90 secondi, 21 stazioni, l'incrocio con altre tre linee di metrò e cinque punti d'interscambio con il sistema suburbano ferroviario faranno della Blu la spina dorsale su cui s'inserirà lo sviluppo di una nuova Milano policentrica.

Per ora l'impatto sulla città è stato forte, con decine di cantieri stradali che intasano la già complessa viabilità urbana, ma a regime la M4 promette di togliere dalle strade 30 milioni di passaggi auto l'anno e di ridurre del 2 per cento le emissioni inquinanti che soffocano i milanesi, catapultando il capoluogo lombardo al sesto posto in Europa per estensione di linee metropolitane.

"La M4 sta attirando grande interesse da parte della comunità internazionale, persino della commissione che a novembre assegnerà la nuova sede dell'Agenzia europea del farmaco (Ema) in uscita da Londra" conferma Fabio Terragni, presidente di M4 Spa, la società mista pubblico-privata concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione dell'opera da 2 miliardi di euro. "Inoltre, grazie alla Blu saranno valorizzati nuovi quartieri a partire dall'area attorno a Linate".

Proprio a Segrate, dove fermerà anche l'Alta velocità ferroviaria, il colosso australiano Westfield realizzerà il più grande centro commerciale d'Europa, mentre l'Idroscalo si trasformerà in una cittadella dello sport. Al capolinea di San Cristoforo, destinato a diventare un nodo d'interscambio ferroviario con la città metropolitana, sorgerà invece un nuovo polo ospedaliero da 500 milioni di euro frutto della fusione tra San Carlo e San Paolo.

Ma anche le altre linee di metrò saranno potenziate con il prolungamento della M5 fino a Monza e della M1 al quartiere di Baggio. Per questo il Comune è in cerca di 1,7 miliardi di euro.

La casa delle multinazionali

Euronext, la Borsa europea dedicata alle aziende tecnologiche, da fine luglio è sbarcata in Italia. Anzi a Milano, "perché sappiamo che le aziende hi-tech sono qui" ha dichiarato Stephane Boujnah, ceo di Euronext, il più grande mercato paneuropeo che sotto la Madonnina andrà a caccia di società di piccole e medie dimensioni del settore "life science" da quotare sul suo listino nato dalla fusione tra le Borse di Parigi, Bruxelles e Amsterdam.

Con 50 miliardi di euro di capitalizzazione e un miliardo e mezzo da investire, Euronext è solo una delle 3.600 multinazionali, un terzo di tutte quelle migrate nella Penisola, che hanno scelto Milano come quartier generale. Nel capoluogo lombardo, infatti, sono 280 mila i dipendenti di gruppi internazionali che generano quasi 170 miliardi di euro di fatturato. Sono soprattutto finanza, tecnologia, moda e food ad amare (ea scegliere) Milano.

Dopo i coreani di Samsung che hanno creato un vero e proprio distretto dell'innovazione nel quartiere di Porta Nuova, il colosso americano Apple la prossima estate inaugurerà l'attesissimo store in Piazzetta Liberty che, per la sua importanza, è già stato inserito dai vertici di Cupertino tra i "Town squares", spazi aperti al pubblico dove coinvolgere la città tra concerti, laboratori per bambini, momenti di relax e workshop per gli imprenditori.

Parte da Milano anche la campagna italiana di Starbucks. Il big americano aprirà a fine 2018 nell'ex sede delle Poste di Piazza Cordusio la sua prima "fabbrica del caffè" italiana, 2.400 metri quadri e 350 posti a sedere, "un progetto unico" ha detto Howard Schultz, amministratore delegato di Starbucks, presentando il progetto. "Milano è risorta dopo l'Expo. L'apertura della Roastery sarà un catalizzatore che mostrerà al mondo che posto incredibile sia Milano per investire. Per noi, invece, sarà l'inizio di una nuova avventura".

Il Polo della scienza

"Ci siamo insediati a fine novembre dell'anno scorso e, a 12 mesi dal decreto per il decollo dello Human Technopole, la struttura sarà operativa. Abbiamo lavorato in silenzio, ma l'importante traguardo è stato raggiunto grazie a un ottimo lavoro di squadra".

È molto soddisfatto il professor Stefano Paleari, presidente del Comitato di coordinamento di Human Technopole, il polo d'eccellenza dedicato al genoma su cui lo Stato punterà 1,5 miliardi di euro nel prossimo decennio e che sorgerà nell'ex area Expo, 1,1 milioni di metri quadrati tra Milano e Rho dove la cittadella del life science interagirà con le facoltà scientifiche dell'Università Statale, il nuovo Ospedale Galeazzi e decine di imprese e multinazionali - come Ibm, Novartis, Bayer, Abb che trasferiranno il loro quartier generale nell'area che attirerà 2 miliardi di euro di investimenti.

Lo Human Technopole sarà localizzato intorno all'Albero della vita e troverà casa in quello che era Palazzo Italia più un nuovo edificio che a regime, nel 2022-2023, accoglieranno 1.500 ricercatori. "Tre settimane fa sono partiti i lavori per la rifunzionalizzazione di Palazzo Italia" sottolinea Paleari "quindi a fine anno entreranno i primi ricercatori che diventeranno 400 a fine 2018". Il primo luglio scorso, poi, si è chiuso il bando internazionale per la ricerca del direttore generale. "Abbiamo ricevuto 46 domande, di cui la metà di stranieri, e a fine ottobre il "searching committee" selezionerà una short list di massimo cinque candidati da cui emergerà il direttore generale" continua il presidente.

Cronoprogramma rispettato, dunque, grazie a quello che Paleari definisce "un allineamento dei pianeti", dove Comune, Regione, Governo, Università, Ministeri ed enti di ricerca hanno lavorato insieme con grande coesione per il lancio della cittadella della tecnologia e dell'innovazione che secondo uno studio dell'European House Ambrosetti nel 2028 sarà popolata da oltre 50 mila persone al giorno e farà girare un business da 7 miliardi di euro.

Università all'americana

Ma sull'ex Area Expo è destinato a insediarsi anche il primo campus universitario italiano di un'università pubblica, quello delle facoltà scientifiche della Statale che dovrebbero trasferirsi (il progetto è già stato approvato da Senato accademico e consiglio di amministrazione) dalle sedi attuali di Città Studi. Nel piano messo a punto dalla Statale, il cuore del progetto saranno le infrastrutture per la ricerca che serviranno tutti i dipartimenti scientifici.

Oltre alle aule e agli uffici, alle biblioteche e alla mensa, ci saranno poi molte aree verdi, alcune anche per la ricerca e la didattica di Agraria. Spazio alle residenze e agli impianti sportivi: campo da calcio, da rugby, piscina e palestre. Previsti poi numerosi spazi pubblici per la socializzazione, con una grande piazza usata per eventi, hotel per l'ospitalità degli esterni all'università, negozi e scuole materne ed elementari per i figli dei dipendenti e dei professori.

Molto più avanzato, invece, il progetto che l'Università Bocconi sta realizzando nell'area dell'ex Centrale del latte: più di 36 mila metri quadrati che verranno occupati da una torre di dieci piani, quattro edifici, una residenza, un centro sportivo e un grande parco, area che porta la firma dello studio giapponese Sanaa di Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa per un investimento da 130 milioni di euro. I lavori della torre sono già a buon punto e termineranno nel 2018, in corrispondenza con l'inizio del nuovo anno accademico.

La città "condivisa"

Milano è anche la città dove la "sharing mobility", ovvero la condivisione dei mezzi di trasporto, trova il suo apice.

Lo si legge nei numeri, visto che il car sharing ha superato i 15 mila affitti giornalieri, record in Italia, grazie a società come Car2go, Enjoy, Shar'ngo, DriveNow, EVai, GuidaMi/Ubeqoo (a dicembre arriveranno anche le auto elettriche dedicate alle aziende di Refeel) e lo sostiene anche il Rapporto 2017 di Sipotra (Società italiana di politica dei trasporti) che evidenzia come "Milano sia la città più avanzata sul fronte della mobilità condivisa e per le sue politiche per la mobilità sostenibile".

Oggi, in base ai dati del Comune di Milano, i mezzi in condivisione sul territorio sono all'incirca 3 mila, di cui il 27 per cento elettrico, e servono poco meno di 600 mila iscritti al servizio.

Il trend, però, è in continua espansione: nei primi mesi dell'anno l'utilizzo quotidiano delle auto in condivisione ha infatti superato del 36 per cento la media registrata nel 2016. E il car sharing è entrato talmente nelle abitudini dei milanesi che alcune società stanno già pensando ai mezzi necessari per soddisfare un'altra esigenza: quella delle auto a quattro posti per andare fuori città.

Ma a correre veloce nella mobilità condivisa meneghina sono soprattutto le due ruote. Dopo Bikemi, il servizio di bike sharing municipale che conta su 280 stazioni in città, 3.650 bici normali e 1.000 elettriche, 60 mila clienti registrati e 20 mila affitti al giorno, sotto la Madonnina hanno debuttato da poche settimane anche le cinesi Mobike e Ofo, portando in città le biciclette a flusso libero, ovvero "prendi e lascia dove vuoi".

Solo le moto finora non hanno avuto l'atteso successo e i 150 scooter Piaggio di Enjoy sono stati ritirati a inizio anno. Ma c'è sempre una seconda chance e questa volta a scendere in strada saranno i motorini elettrici targati MiMoto e, dalla prossima primavera, gli scooter Yamaha di ZigZag.

L'attenzionea una mobilità più sostenibile si sviluppaa Milano anche nella progettazione di migliori percorsi ciclabili. L'obiettivo della giunta è quello di passare dagli attuali 215 a 300 chilometri di piste con un'attenzione particolare ai collegamenti tra centro e periferie e nove nuovi itinerari tra cui da Duomo a Porta Nuova, dalla Bicocca al Parco Nord, da Lampugnano a Bonola e Qt8.

L'arte e la cultura

Non una semplice girandola di eventi, mostre, concerti. Non solo un fitto calendario di iniziative e aperture di nuove strutture. Bensì una programmazione animata da una precisa visione politica, fatta di "integrazione tra le arti, apertura a nuovi tipi di pubblico, grande attenzione ai più piccoli", come ha spesso commentato l'assessore alla Cultura Filippo del Corno. Le novità sono già alle porte. A fine ottobre nascerà un teatro dedicato alla produzione di spettacoli dedicati all'infanzia e all'adolescenza, nella zona di piazzale Maciachini, su progetto di Italo Rota.

Nel 2018 aprirà Palazzo Citterio, nuovo passo verso la Grande Brera, sito ideale per la collocazione delle raccolte d'arte contemporanea della prestigiosa pinacoteca cittadina. L'apertura sarà il fiore all'occhiello di un anno tutto dedicato al Novecento italiano, che porterà mostre (ma anche concertie iniziative letterarie) in diverse sedi, coinvolgendo le istituzioni della città secondo quel modello che Milano ha sperimentato già nel 2015 durante la rassegna "Expo in città".

Proprio nell'area dell'Expo, il prossimo anno, avrà la sua stabilizzazione Expo Open Theatre, una nuova area dedicata agli spettacoli dal vivo per una platea di 15 mila spettatori. Grande spazio ad arte e musica, dunque. E se le parole d'ordine restano "moda"e "design", con le relative settimane dedicate, la città si prepara ad aggiungere quattro nuovi pilastri strutturali.

Nel 2018, infatti, ogni stagione avrà in via definitiva la propria settimana della creatività legata a un linguaggio particolare: "Art week" in primavera; "Photo week" in estate; una settimana per il cinema in autunnoe una per la musica in inverno. Non è finita: il design di giugno raddoppierà con una sette giorni anche in autunno; la Fashion week occuperà sempre più spazi pubblici nella città;e aprirà in corso Venezia un grande museo dedicato alla cultura Etrusca (grazie alla famiglia Rovati).

Insomma, un 2018 con l'obiettivo di recuperare quella che è sempre stata una qualità milanese: la capacità di porre sempre le condizioni migliori per aumentare la fertilità del pensiero creativo, per favorirne l'eccellenza, in ogni espressione della cultura.

(testo scritto in collaborazione con Antonio Carnevale e Cinzia Meoni)

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Mikol Belluzzi