Oculus, Google Glass, Morpheus: il futuro cyberpunk è più vicino di quanto crediamo
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Oculus, Google Glass, Morpheus: il futuro cyberpunk è più vicino di quanto crediamo

Facebook, Google e Sony vogliono trasformare la percezione della realtà, in un modo simile a quello descritto in romanzi come Neuromante, Snow Crash e Player One

Che la fantascienza, in una certa misura, sia stata in grado di anticipare davvero i tempi l’abbiamo detto più volte. Fatta eccezione per lo steampunk (che è una deriva più ucronica), un po’ tutti i generi fantascientifici si sono dimostrati lungimiranti. Da Jules Verne, a Isaac Asimov a Richard K. Morgan, bene o male tutti hanno meritato la coccarda di Nostradamus.

Ora è venuto il momento anche degli autori Cyberpunk che, dopo essere stati liquidati per anni come estremisti del genere, ora vedono la realtà avvicinarsi al futuro da loro immaginato vent’anni fa. Sto parlando dei nuovi sviluppi in tema di realtà virtuale e aumentata. Nello specifico, sto parlando dell’annuncio di Project Morpheus, il nuovo casco VR che Sony ha forgiato per la PS4, e del tempestivo acquisto di Oculus Rift, la declinazione moderna della realtà virtuale, da parte di Facebook.

È ovvio che Facebook non ha comprato Oculus Rift per lanciarsi nei videogiochi immersivi. La cosa più probabile – anche considerando le esternazioni di Zuckerberg – è che a Menlo park vogliano sbriciolare le barriere che limitano l’esperienza utente ai bordi di uno schermo, per ricreare una realtà parallela in cui gli utenti possano interagire l’uno con l’altro a prescindere dalla loro ubicazione fisica e dalle distanze che li separano.

In realtà, per quanto risulti semplice scomodare mostri sacri della narrativa cyberpunk come William Gibson e Neal Stephenson, uno scenario simile è stato descritto molto più di recente da Ernst Cline nel suo Player One , in cui le persone praticamente vivevano gran parte delle proprie giornate, grazie a un casco simile a Oculus Rift e a una tuta aptica, in una realtà virtuale edulcorata (O.A.S.I.S.) dove potevano andare a scuola, lavorare, avere rapporti romantici e fare viaggi.

È presto per dire se Facebook riuscirà a creare qualcosa di simile al mondo virtuale O.A.S.I.S., e quanto impiegherà a provarci, ma basta dare un’occhiata alle ultime mosse dei colossi dell’hi-tech per capire che la sfida del prossimo futuro ha a che fare con il nostro modo di percepire la realtà.

Il discorso vale anche per Google, che con i suoi Glass e il più recente Android Wear, sta invece puntando su sistemi per aumentare la realtà con cui interagiamo ogni giorno. Se anche a una prima occhiata possa sembrare un approccio meno immersivo di quello consentito da Oculus Rift e Project Morpheus, la realtà aumentata a cui punta Google rischia di essere ancora più insidiosa (e distopica, volendo).

Dopotutto, come fa notare John Brownle su FastCompany , un casco per la realtà virtuale lo usi solo durante specifiche sessioni, non te lo porti in giro per strada. Gli accessori di Google invece sono pensati per essere indossati e dimenticati. Il risultato è che, così facendo, Google è in grado di imporre all’utente un filtro costante che invece del mondo reale gli fa vedere il “mondo secondo Google”, dove ogni cosa ha un nome e una spiegazione, e naturalmente sono i nomi e le spiegazioni scelte dal cervellone di Mountain View.

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Fabio Deotto