Tecnologia

Ho provato il nuovo Nokia 3310. E vi dico che…

L'effetto nostalgia è garantito, ma sui contenuti c'è ancora da lavorare. Cronaca di un'esperienza molto rétro. Forse troppo

Recensire il nuovo Nokia 3310 è qualcosa di straordinario. Nel senso di fuori dall’ordinario. In fondo sai già che dovrai cercare argomenti alternativi rispetto a quelli che usi di solito per giudicare un prodotto hi-tech: perché insomma cosa vuoi dire di un telefono le cui specifiche tecniche sono quelle di un oggetto di 10 anni fa?

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Intendiamoci, sulla carta potresti anche fare l'esercizio di sempre. Potresti metterti lì a testare la risoluzione del display, la velocità del processore, la qualità delle foto; ma sarebbe come cronometrare i cento metri piani di un ottantenne. Finiresti col sorridere.

No, quando estrai il nuovo Nokia 3310 dalla confezione sai già cosa ti aspetta. O meglio, cosa non ti aspetta. Un po' come quando ordini un caffè all’estero: sai che non puoi farti troppe illusioni, che non avrai quello che hai in testa, tutt’al più un surrogato, una cosa diversa, prendere o lasciare.

Nuovo Nokia 3310Roberto Catania

Oltre il vestito c'è di più? 

Ecco, utilizzare il Nokia 3310 è soprattutto uno stato mentale. Devi convincerti, prima di ogni cosa, che quello che hai davanti non è uno smartphone. Che di intelligente in questo telefono c’è solo l’idea: rispolverare un dispositivo dal design iconico in un momento nel quale il 99,9% dei cellulari presenti sul mercato sembrano fatti con lo stampino (quello dell'iPhone).

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In questo senso puoi stare tranquillo. Il Nokia 3310 buca il video. Non c’è persona che non ti fermerà, che non ti chiederà qualcosa su quel reperto archeleogico che - miracolo - eppur si muove! Tutti lo vorranno guardare, toccare, ci sarà chi ti chiederà di fare una partitina a Snake.

Paradosso dei tempi che cambiano (e ritornano): se 10 anni fa il touch screen era lo status symbol, nel 2017 fa più notizia avere un telefono coi tasti fisici e che in fin dei conti sa far bene una cosa sola: telefonare. What goes around comes around, direbbero gli anglosassoni. 

La mia colazione fotografata con il nuovo Nokia 3310 (per portarla sul PC ci ho messo più o meno lo stesso tempo impiegato per prepararla).

Internet, per modo di dire

Ok. Ma finito il tempo dello stupore, dei ricordi, dei “noooooo, ma veramente l’han rifatto?", cosa puoi dire di questo Nokia 3310? Semplice: che è un telefono pressoché indistruttibile e con una batteria che dura un’eternità. Nulla di più.

Per quanto la scheda tecnica diramata da HMD provi (timidamente) a convincerti del contrario - sulla carta è possibile anche scattare foto, collegarsi a Internet, leggere gli mp3, utilizzarlo come torcia - la verità è che tutto ciò che esula dalle attività base (telefonate ed SMS, appunto) rappresenta un’esperienza frustrante, due-tre gradini sotto quella di un qualsiasi smartphone low-cost.

Te ne accorgi, ad esempio, quando provi a effettuare una banale connessione Bluetooth e vai a sbattere su messaggi come questi:

Oppure quando provi a connetterti a Opera Mini (sì, esiste ancora) per capire come va Internet. E - dopo svariati secondi di attesa - ti ritrovi davanti a schermate che pensavi fossero ormai sepolte nel cassetto dei ricordi degli anni Duemila, fra l'ultima banconota da 1000 lire e le VHS di Dawson's Creek.

Nuovo Nokia 3310Roberto Catania

Un telefono d'emergenza

La verità è che nel momento in cui ti metti a smanettare sul 3310 per fare altro che non sia telefonare hai già perso. Hai perso tu, chiarisco, non il telefonino. Hai perso come se fossi entrato in una salumeria chiedendo una brugola del 10.

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Vabbè. Ma allora che senso ha spendere 59 euro per un telefono talmente limitato da non permetterti nemmeno di spedire un WhatsApp o - chessò - consultare una mappa? Non sarebbe meglio aggiungere una cinquantina di euro e comprarsi un qualsiasi Android-phone di fascia bassa? Oppure risparmiare del tutto quei soldi e investirli in due pizze e due birre al ristorante Bella Napoli?

A questa domanda si può dare solo una risposta sensata. E cioè che l’unica vera ragione per comprarsi un Nokia 3310 sta nella necessità - per chi ce l’ha - di dotarsi di un telefonino di emergenza. Un telefono da tenere fisso in macchina, nel vano portaoggetti, o da portare al mare, casomai avessi bisogno di avvisare gli amici che non torni per cena.

Duole ammetterlo, ma l’idea suggerita da HMD - quella di un telefonino defatigante da utilizzare nei weekend o in tutti quei momenti nei quali vogliamo disintossicarci dall’iperconnettività - non sta in piedi. Per due motivi. Il primo: servirebbe comunque una seconda SIM, e poi dovresti avvisare i tuoi contatti (che nel frattempo avrai pazientemente ricopiato, uno a uno, dalla rubrica del tuo iPhone) che hai un secondo numero, e che comunque lo utilizzi solo saltuariamente per fare chiamate e mandare SMS. Cosa che solo a pensarci ti è già salito lo stress, altro che defatigante.

Il secondo motivo è ancor più banale: ci sono modi più semplici per staccare la spina. Ad esempio mettere lo smartphone in modalità Non disturbare. O, per non correre rischi, spegnerlo del tutto.

L'idea è buona ma bisogna farla evolvere

Al di là dei discorsi sull’utilità/inutilità dell'acquisto, c’è però un aspetto su cui vale la pena ragionare: ed è il clamore che quest’operazione ha saputo generare. Il 3310 "reloaded" ci ha fatto capire che il mondo non si è dimenticato di Nokia; che la parola "moda" esiste anche nel dizionario tecnologico; e che certi modelli sono un po’ come gli amori cantati da Antonello Venditti: non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano.

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Tutto sta nel saperli rilanciare, ed è su questo punto che Nokia, pardon HMD, dovrà lavorare ancora (e meglio). Prendendo magari a spunto ciò che ha fatto Fiat con la nuova 500: perché va bene rispolverare un design rétro, ma bisogna anche saperlo combinare con il nuovo che avanza.

Siamo onesti: chi mai si comprerebbe oggi un auto che si guida con la doppietta e che fatica a toccare gli 80 km/h?

Nuovo Nokia 3310
Roberto Catania

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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