Nicola Brunialti: credo che l’ironia sia l’unica salvezza
Io l’ho minacciato di defollowarlo su Twitter (il social dove l’ho scoperto e dove ho stretto un legame di simpatia) un centinaio di volte, ma, dopo aver letto il suo libro “il Mummificatore” e dopo quest’intervista vi do il permesso …Leggi tutto
Io l’ho minacciato di defollowarlo su Twitter (il social dove l’ho scoperto e dove ho stretto un legame di simpatia) un centinaio di volte, ma, dopo aver letto il suo libro “il Mummificatore” e dopo quest’intervista vi do il permesso di ridere di me se dovesse capitare un’altra volta. Ecco a voi un fine scrittore dell’Horror e la sua vita, Nicola Brunialti.
Ho appena comprato il tuo libro, quindi non provare a farmi capire come finisce, ma raccontami da dove hai preso l’ispirazione per scriverlo?
Una sera ero a letto e un attimo prima di addormentarmi mi è venuta l’idea: una seduta spiritica al contrario! Ci sono moltissimi libri che parlano di sedute spiritiche, di presenze e spettri che passano dal mondo dei morti a quello dei vivi. Nessuno però, che parli di una seduta spiritica al contrario, una seduta “vivitica”, come l’ho chiamata io: sono i fantasmi questa volta che evocano un vivo nel loro mondo. Mi è sembrato un ottimo spunto per costruirci sopra una storia. Mi piace molto ribaltare le consuetudini. Ma soprattutto, mi piace immaginare che ci sia qualcosa dopo la morte…
Sei passato ad un genere Young ad un genere Horror, come mai?
In realtà non è stata una scelta consapevole. Scrivo in base alle idee che mi vengono, senza chiedermi a quale fascia di lettori siano dirette. Se credo di averne una che funziona la seguo, le vado dietro cercando di realizzare una storia interessante per me. Ma soprattutto per chi legge! Probabilmente, però, con il passare del tempo, ho cercato di scrivere storie sempre più “complesse”, con trame più arzigogolate. E questo mi ha portato necessariamente verso un pubblico più adulto, capace di seguirle senza perdersi. Almeno spero!
Il tuo autore di riferimento quando eri un giovane scrittore? E il tuo autore di riferimento ora?
Bè, essendo pronipote di Manzoni… la risposta è facile. In realtà, quando andavo a scuola non ho mai parlato di questa “discendenza”. Avevo paura che i miei compagni se la prendessero con me, visto che erano costretti a studiare “I promessi sposi”. Però, allo stesso tempo, avere un lontano parente diventato famoso con la scrittura, mi ha fatto sempre pensare che quello dello scrittore fosse un mestiere vero. Qualcosa con cui si potesse vivere. Come fare il meccanico, il pompiere o l’astronauta. Crescendo poi, ho imparato ad apprezzare autori come Jonathan Carroll, Amado, Pasolini, Mc Court, Fante, Terzani. Anche se il romanzo della mia vita è certamente “Alice nel paese delle meraviglie”. Credo che da lì partano tutti i miei viaggi nel mio personalissimo mondo delle meraviglie.
C’è un obiettivo che vorresti raggiungere come scrittore?
Mi piacerebbe scrivere “Il Conte di Montecristo” per la trama; Harry Potter per i diritti d’autore: e la “Bibbia” per le vendite.
Come descriveresti il tuo stile di scrittura?
Il critico Gian Paolo Serino ha detto che ho inventato il “surrealismo magico”. Mi piacciono molto le due parole “surrealismo” e “magia”. E credo che unite mi piacciano ancora di più! Quello che cerco di fare sempre nelle mie storie è lasciare spiazzati i lettori, lasciarli per un attimo confusi di fronte a qualcosa di inaspettato.
Quanto ha aiutato la tecnologia nell’affermazione di uno scrittore?
Credo che sia molto utile per far conoscere quello che faccio, per informare sulle presentazioni dei libri, per gli incontri con i lettori. È una forma di pubblicità grautita. O quasi, visto che mantenere un sito non è proprio gratis…
Il social network che usi di più e per quale motivo?
In realtà sono un retropassatista, amante del modernariato, del vintage e dei mercatini di cianfrusaglie. Ho poca dimistichezza con i computer, che in fondo, uso solo per scrivere. Però ho un account su Faceboook per mantenere i contatti con i miei lettori, soprattutto i più piccoli. E ovviamenrte Twitter, dove mi diverto molto a commentare i fatti del giorno e a lasciare dei pensieri: credo che l’ironia sia l’unica salvezza!
Chi vorresti consigliare di seguire su Twitter, e perché?
Bè non voglio consigliarne uno in particolare. Credo che basti scegliere uno qualunque delle menti geniali che insieme a me, sotto la guida di Alex Braga, hanno contrinbuito al successo del programma “Twit and Shout” su Twitter e su Radio Rai 2.
Il più bel lavoro della tua vita?
Sono molto contento dei mie libri. Ma ho avuto molte soddisfazioni anche come pubblicitario: dagli spot per Tim, con Christian De Sica, la campagna per Telecom Alice, con Abatantuono ed Elena Sofia Ricci, e gli spotAlitalia con Raoul Bova. Con Mauro Mortaroli continuo a scrivere (ormai da più di dieci anni), le avventure del Paradiso Lavazza che con i suoi 17 anni di programmazione è divenuta la campagna più longeva nella storia della pubblicitdà in Italia.
La mia passione per il mondo dei bambini, poi, mi ha portato a scrivere “Dormono tutti”, una ninna-nanna che chiude l’album“Presente” di Renato Zero. E da “sorcino” è stata per me un’emozione incredibile! Ora come ora invece, mi sto divertendo molto a fare un personaggio pazzo, Nicola Biondibassi, durante la trasmissione radiofonica “610” con Lillo e Greg.
Il peggior lavoro della tua vita?
Credo nessuno. Almeno non ce n’è nessuno di cui mi debba vergognare!
Domani intervisterò Marco Salvati vuoi dirgli qualcosa?
Sì, voglio ringraziarlo per il modo in cui mi ha accolto alla mia prima esperienza come autore televisivo, nell’edizione 2009 della trasmissione “Chi ha incastrato Peter Pan”. E poi, devo a lui i miei primi followers, quando ritwittò un mio pensiero: “Twitter dona a molti l’illusione di essere amici dei personaggi famosi. E a questi, l’illusione di essere famosi”. Questa è stata la prima cosa che ho scritto su Twitter.
Sei felice?
Molto. Ho una bella famiglia, una moglie meravigliosa e faccio il lavoro che ho sempre sognato. Insomma, posso dire, citando Lorenzo Jovanotti: “È questa la vita che sognavo da bambino”. Ecco, se c’è una cosa che mi manca sono proprio i bambini, Ma arriveranno. E se non arriveranno, salterò in groppa alla cicogna e me li andrò a prendere!
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