Vince Duerte, il Donald Trump delle Filippine
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Vince Duerte, il Donald Trump delle Filippine

Populista e nemico giurato dei narcos, della Chiesa e dell'esercito: chi è il prossimo presidente dell'Arcipelago

71 anni, libertino, grande consumatore di viagra ai cui inventori «prometto di dare un premio», Rodrigo Duerte - detto Digong - è il sedicesimo presidente dell'Arcipelago delle Filippine. Ha la fama da duro, conquistata nei decenni in cui è stato il sindaco-sceriffo della popolosa Davao, carica che ha ricoperto ininterrottamente dal 1988, grazie alla quale ha messo in piedi - come primo cittadino e bypassando l'esercito - numerose squadre di vigilantes e killer professionisti incaricati di uccidere - per conto dell'amministrazione locale - tutti i trafficanti di droga della sua città.

Ne avrebbero fatti fuori oltre un migliaio negli ultimi anni, trasformando il volto di Davao - un tempo conosciuta come una delle città più violente delle Filippine. Un po' Donald Trump in salsa filippina, per le sue frequenti sparate nazionaliste e populiste, Duerte ha definito l'attuale premier filippino un figlio di puttana e ai narcos ha promesso una guerra senza quartiere: «Il mio governo costruirà meno prigioni e più pompe funebri per loro».

Il populista Duerte è anche un acceso nazionalista che si porta appresso la fama del leader incorruttibile dopo decenni di dinastie - come quella dei Marcos - che si sono succedute ininterrottamente al potere nel Paese. La sua intenzione è quella di riscrivere  la Costituzione, ridurre il potere del parlamento e creare un governo rivoluzionario che  non sia ostile agli investitori stranieri, e lasci alla capitale Manila solo la difesa e il controllo dei confini. Il motivo del suo successo è anche questo, in fondo: la corruzione endemica del sistema dei partiti nelle Filippine cui Duerte offre un'alternativa semplice e di facile presa.

Per eliminare i narcos dalle strade, ha usato metodi spicci, secondo i suoi avversari alleandosi anche con i comunisti del Sud, a cui avrebbe promesso anche qualche posto nel suo prossimo gabinetto di governo. Ha contro tutti, l'esercito cui i suoi metodi eterodossi non piacciono, ma anche la potente Chiesa cattolica locale, che lo stesso Duerte ha messo in imbarazzo denunciando un prete che aveva abusato di lui quando era bambino e sfidandola con frequenti battute anticlericali. Il timore è anche che le forze armate - potente dominus del Paese - possano deporlo ancor prima che riesca a governare. 

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