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Viaggio nella "Rust Belt" che ha scelto Trump - FOTO

La "cintura della ruggine", dal New Jersey al Midwest, dove la recessione ha colpito e il lavoro è svanito assieme alle fabbriche e alla speranza

Now Main Street's whitewashed windows/ and vacant stores/

Seems like there ain't nobody/ wants to come down here no more/

They're closing down the textile mill/ across the railroad tracks

Foreman says these jobs are going boys/ and they ain't coming back/

To your hometown.

Bruce Springsteen "My Hometown". Born In The Usa, 1984.

(Adesso sulla strada principale/ ci sono solo vetrine imbiancate e negozi vuoti/sembra che nessuno voglia più venire quaggiù/stanno chiudendo lo stabilimento tessile/dall’altra parte della ferrovia/il caporeparto dice questi posti di lavoro/se ne stanno andando, ragazzi/ non torneranno mai più/nella vostra città....)

Bruce Springsteen aveva riassunto in queste quattro strofe la crisi dell'industria del New Jersey già mordente negli edonistici anni '80, quando alla Casa Bianca sedeva l'altro Presidente "outsider" Ronald Reagan. Oggi il Boss ha guardato la sua working class cambiare direzione e dare la vittoria Donald Trump, il multimiliardario che ai tempi di Born in The Usa costruiva il suo impero immobiliare. Una lunghissima e profonda crisi ha intaccato gravemente gli stati della "Rust Belt", la cosiddetta  "cintura della ruggine" che va dalla East Coast verso Ovest fino al profondo Midwest. 

Gran parte delle industrie e delle infrastrutture erano nate dopo la crisi del 1929, frutto del "New Deal" di Roosevelt fino a raggiungere l'apice della concentrazione industriale e della popolazione negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Dagli anni '60 in poi la ruggine ha cominciato ad intaccare inesorabilmente la spina dorsale dell'industria pesante americana in una serie di tempeste economiche dovute al progressivo abbattimento dei dazi sulle importazioni e sulla competitività dei paesi emergenti in settori chiave come quello dell'acciaio. Le prime conseguenze gravi si videro all'inizio degli anni '70 con la prima importante contrazione dei livelli di occupazione, continuata per tutto il decennio e oltre, fino allo spopolamento vissuto alla metà degli anni '80 e ad una migrazione della forza lavoro verso altri Stati.

La crisi finanziaria globale della fine del 2008 ha dato il colpo di grazia a quel che rimaneva della grande industria e del suo indotto, facendo giungere la ruggine fino alle roccaforti della grande industria automobilistica di Detroit. La rabbia e l'impotenza, non contrastate fino in fondo dalle amministrazioni precedenti da Clinton a Bush e Obama, hanno moltiplicato crimine e droga.

Circa il 45% della popolazione delle città della Rust Belt (Detroit, Cleveland, Buffalo, Pittsburgh) è svanita, corrotta dalla ruggine di decenni di crisi che non hanno fatto distinzioni di razza, sesso, religione.

Alcune di queste città sono rinate - come Pittsburgh, diventata una delle città dove si vive meglio negli Stati Uniti, grazie alle nuove tecnologie, alla medicina, alle università. Altre arrancano, come Detroit.

Il disagio però è rimasto nelle campagne, nei piccoli centri. Quelli che hanno eletto Donald Trump.

Getty Images
Warren Ohio, 2012 Il parcheggio abbandonato della Packard Electric.

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Edoardo Frittoli