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ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI
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Unioni civili: 5 cose da sapere sul referendum abrogativo

Perché gli avversari della legge approvata mercoledì in via definitiva alla Camera hanno annunciato l'intenzione di promuovere una consultazione popolare

Il "comitato per il no" alle unioni civili, approvate mercoledì alla Camera con voto di fiducia, ha già annunciato che dovranno essere direttamente i cittadini a decidere attraverso un referendum abrogativo. Ma cosa richiederebbe il quesito in questione? Chi sono i promotori e in che tempi potrebbe eventualmente svolgersi? Scorri in avanti e leggi anche Unioni civili: ora è la volta del referendum. 

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Il quesito

Il quesito al quale i cittadini dovrebbero rispondere “sì” o “no”, qualora venisse indetto un referendum abrogativo della legge sulle unioni civili, dovrebbe recitare più o meno così: "Volete che sia abrogata la legge n. X del (verrà stabilito al momento della promulgazione) riguardante la regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze?".

I promotori

A voler promuovere l'iniziativa referendaria ci sono, in prima linea, gli ultra cattolici guidati da Massimo Gandolfini, promotore del Family day e, tra i partiti d'opposizione di destra, anche se con molti distinguo al proprio interno (Silvio Berlusconi per esempio è contrario), Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia. Lo hanno annunciato subito dopo il voto finale alla Camera spiegando di non essere in disaccordo con il riconoscimento dei diritti degli omosessuali ma di voler ricorrere al referendum come forma di protesta contro la fiducia imposta dal governo e che di fatto ha impedito di discutere ed emendare ulteriormente il testo della legge. Tra i principali esponenti di questo fronte referendario ci sono i senatore Carlo Giovanardi, Gaetano Quagliariello ed Eugenia Roccella di Idea, Maurizio Gasparri e Lucia Malan di Forza Italia, Gianmarco Centinaio e Nicola Molteni della Lega e anche Maurizio Sacconi di Ap (Ncd e Udc). Il gruppo del referendum ha anche già rilanciato il minaccioso hashtag su Twitter #cenericorderemo, lo stesso usato da Massimo Gandolfini in occasione del Family Day.

I tempi

Entro 30 giorni dall'approvazione della legge (quindi entro l'11 giugno) il Presidente della Repubblica deve procedere alla promulgazione (a meno che non decida di rinviarla alle Camere per un riesame, ipotesi, in questo caso, totalmente remota). Entro ulteriori 30 giorni (quindi entro l'11 luglio) la legge deve essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. A questo punto si apre il cosiddetto periodi della vacatio legis, ossia i 15 giorni che separano la pubblicazione dall'entrata in vigore della legge stessa (a meno che la legge in questione non preveda un termine diverso ma non è il caso di quella sulle unioni civili). Si arriva così al 1 agosto (naturalmente considerando che il presidente della Repubblica si prenda tutti i 30 giorni a disposizione per procedere con la promulgazione che può avvenire anche prima). Dopo la pubblicazione, la legge può subire ancora due controlli: il primo da parte dei cittadini, l'altro da parte della Corte Costituzionale.

Il primo caso riguarda appunto la possibilità di richiedere un referendum abrogativo. Sono necessarie almeno 500mila firme e da quando inizia la raccolta i giorni a disposizione sono 90. Ipotizzando che i promotori del referendum inizino la raccolta di firme già il 1 agosto, hanno tempo per raccogliere fino al 1 novembre. Tuttavia fino al prossimo 1 gennaio 2017 non potrebbero inoltrare la richiesta alla Corte di Cassazione, dal momento che la finestra per farlo va dal 1 gennaio al 30 settembre di ogni anno. A quel punto, quindi dal 1 gennaio prossimo, la Cassazione prende in esame la richieste di referendum e ha tempo fino al successivo 15 dicembre per decidere se la richiesta è conforme alla legge: che le firme siano 500.000, che siano state raccolte in 90 giorni, che siano autentiche. Una volta che la Cassazione ha dato il via libera, interviene la Corte Costituzionale che decide sulla ammissibilità della richiesta di referendum. Incassato anche il parere favorevole della Consulta, il Governo può scegliere di indire il referendum abrogativo in una finestra compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. Quest'anno è stata scelta domenica 21 maggio. Ipotizzando che la Cassazione decida prima del 15 dicembre del 2017 e che anche la Corte costituzionale si esprima in tempi brevi, l'eventuale referendum abrogativo non potrebbe comunque essere indetto prima del 15 aprile del prossimo anno.

Gli ostacoli

L'ostacolo forse principale al successo di un'eventuale campagna referendaria è rappresentato dalla posizione di una parte consistente e anche molto autorevole del mondo cattolico. Su Avvenire, il quotidiano della Cei, ieri è comparso un editoriale in prima pagina in cui si esprimeva una netta presa di distanza sia dall'eventuale referendum abrogativo che dall'obiezione di coscienza rivendicata da alcuni sindaci. Inoltre c'è stato l'intervento di padre Francesco Occhetta che su Civiltà Cattolica (la rivista dei gesuiti, da cui proviene il Papa, espressione della Segreteria di Stato vaticana) si è espresso a favore del referendum costituzionale di ottobre. Segno che una gran parte di quel mondo non solo ha deciso di abbandonare atteggiamenti ultra dogmatici e di volersi sintonizzarsi con una società che sta cambiando e che porta avanti nuove istanze, ma non ha nemmeno alcuna intenzione di mettere i bastoni tra le ruote del governo.

Le polemiche

“Ho giurato sulla Costituzione, non sul Vangelo” così il premier Matteo Renzi ha risposto alle critiche degli avversari delle unioni civili. Tra questi i cosiddetti sindaci obiettori. Si tratta soprattutto dei primi cittadini leghisti che hanno deciso di accogliere l'invito di Matteo Salvini a boicottare la legge e in risposta anche a quanto dichiarato dal premier cita Don Milani: “se una legge è sbagliata, la si può disapplicare”. La posizione dei sindaci è, tuttavia, più articolata: “la legge va applicata – ha detto Massimo Bergamin, primo cittadino di Rovigo – a farlo, però, non sarò io ma un mio delegato”. “Come esiste l'obiezione di coscienza in materia di aborto, deve esserci anche su questo tema” il parere di Attilio Fondata, sindaco di Varese. Il leader della Lega fa inoltre l'elenco dei problemi che questa legge potrà arrecare: truffe in sede di separazione, litigi e questioni economiche, discriminazioni tra coppie eterosessuali e omosessuali in merito alla reversibilità, l'apertura di fatto alle adozioni gay. Sull'obiezione di coscienza è intervenuto anche il ministro dell'Interno di Ncd Angelino Alfano spiegando che se un sindaco non se la sente di celebrare le unioni gay può tranquillamente delegare un suo assessore, ma ha anche aggiunto che come all'epoca delle registrazioni nei registri comunali dei matrimoni eterosessuali contratti all'estero egli chiese au prefetti di procedere con l'annullamento in quanto non previsti da una legge italiana, oggi che la legge c'è “non sono ammesse deroghe” da parte di chi (i sindaci) agisce, in questo caso, non in qualità di vertice dell'amministrazione ma di ufficiale di governo.

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Maria Franco