Una nuova costituzione per la Tunisia
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Una nuova costituzione per la Tunisia

Tra i nomi più in vista del nuovo governo Hakim Ben Hammouda, economista e consulente per la Banca di Sviluppo Africana, ora ministro delle Finanze, e Mongi Hamdi, ex funzionario ONU

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Il 26 gennaio segna una tappa storica nel calendario della transizione post-rivoluzionaria tunisina. Ieri, infatti, è stato raggiunto l’accordo definitivo sulla nuova Costituzione, approvata con una schiacciante maggioranza (200 voti favorevoli contro 12 contrari e 4 astensioni, la soglia minima era di 145). Il compromesso che ha consentito di sbloccare i lavori della Costituente comporta la spartizione del potere esecutivo tra il primo ministro – che avrà un ruolo dominante – e il presidente della Repubblica, cui sono assegnati maggiori poteri per le politiche estere e di difesa.

 

Un altro ostacolo è stato superato con l’approvazione dell’articolo 19 della legge sull’organizzazione provvisoria dei poteri pubblici, che porta a tre quinti (dalla precedente maggioranza semplice) la soglia minima dei voti dell’Assemblea parlamentare (ANC) in caso di mozione di sfiducia nei confronti del governo, assicurando così una maggiore stabilità all’esecutivo.

 

Il governo tecnico del premier Jomaa
L’approvazione dell’esecutivo è l’altro importante passaggio cui si è arrivati solo nella tarda serata di ieri. Dopo un’apparente battuta d’arresto, registrata il 25 gennaio nel momento in cui il nuovo primo ministro Mehdi Jomaa ha comunicato all’ufficio di presidenza della Repubblica l’impossibilità di ottenere il consenso generalizzato sulla lista dei nominativi presentata (il problema era rappresentato dalla conferma del ministro uscente dell’Interno), la Costituente ha dato infine il suo benestare alla formazione del nuovo esecutivo. In cambio, il presidente dell’ANC (Assemblea Nazionale Costituente), Mustapha Ben Jaafar, ha ottenuto pieni poteri per ciò che concerne la gestione finanziaria e amministrativa dell’Assemblea.

 

Ventuno ministri e sette titolari di dicasteri senza portafoglio (di questi tre sono assegnati a delle donne: Commercio e Artigianato, Turismo e Affari Donna, Infanzia e Famiglia) compongono la nuova squadra di tecnici incaricata di guidare il Paese a nuove elezioni entro i prossimi nove mesi. Rilancio economico e miglioramento del clima sociale e del quadro della sicurezza sono gli altri obiettivi a medio termine. Si tratta comunque di un esecutivo ad interim, motivo per cui, per sua stessa natura, non si concentrerà sul varo di riforme strutturali.

 

Tra i nomi più in vista vi sono quelli di Hakim Ben Hammouda, economista e consulente per la Banca di Sviluppo Africana, che ha assunto l’incarico di ministro delle Finanze. Mongi Hamdi, ex funzionario ONU, è stato invece nominato ministro degli Esteri. All’Interno rimane il discusso Lofti Ben Jeddou, già ministro nell’ultimo governo di Ali Laarayedh, esponente del partito islamista Ennahda. Ghazi Jeribi e Ridha Sfar saranno invece a capo dei contestati ministeri della Difesa e della Sicurezza Nazionale.

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Marta Pranzetti