La piccola tregua di Minsk per evitare l'escalation
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La piccola tregua di Minsk per evitare l'escalation

Cessate il fuoco dal 15 febbraio e ritiro dei mezzi pesanti: i leader si accordano per un piano che si limita a congelare la situazione sul terreno

Cessate il fuoco da domenica 15 febbraio e ritiro dei mezzi pesanti dall'area del conflitto bellico. L'atteso vertice di Minsk, in Bielorussia, al quale hanno partecipato Putin, Poroshenko, Merkel e Sarkozy, ha prodotto al termine di una convulsa notte di trattative un accordo che può essere considerato, dopo il fallimento degli accordi di Minsk del settembre 2014, il massimo che era ragionevole attendersi.

Bisogna fermare il bagno di sangue e lanciare un vero processo di pace il prima possibile

Non un accordo di pace vero e proprio, nemmeno una soluzione duratura sullo status delle regioni orientali dell'Ucraina, ma una tregua militare che, ammesso che duri, si limita a congelare la situazione sul terreno nella speranza che più avanti  si possa ridare slancio a un negoziato che affronti tutti i nodi spinosi dell'affare ucraino: l'eventuale adesione alla Nato di Kiev, l'assetto istituzionale del Paese, federativo per Mosca e centralista per Kiev, il salvacondotto per i separatisti russi e i miliziani ucraini, la presenza in incognita dei militari russi nelle province filorusse dell'Ucraina.

Per dirla con Vladimir Putin, che nel corso dei colloqui ha anche spezzato una penna a tradire un nervosismo che è anche una sottile forma di pressione diplomatica, si è trattato di un «un accordo sull’essenziale», di una richiesta congiunta alle parti in conflitto, comprese naturalmente le milizie di Kiev e quelle di Donesk, «di fermare il bagno di sangue e lanciare un vero processo di pace il prima possibile». 

Un «motivo di sollievo» per l’Europa e una «speranza» per Kiev, secondo Hollande, che forse più di tutti, in Europa, si è battuto affinché si addivenisse a un accordo che - senza mettere in discussione l'integrità territoriale dell'Ucraina - prevedesse una più larga autonomia delle regioni orientali, come chiedeva Mosca. «Una chance effettiva» ha definito la tregua di Minsk il presidente francese riconoscendo  che «non è ancora finita» perché si possa ritenere scongiurato il rischio di un escalation.

Su un altro fronte si apprende anche che il pacchetto totale di aiuti all’Ucraina - che verranno dall'Unione europea e dai singoli Paesi - sarà intorno ai 40 miliardi di dollari, spalmati in quattro anni. Una boccata d'ossigeno per la barcollante economia ucraina, finita in ginocchio a causa della guerra e del blocco delle forniture energetiche da parte della Russia. 


A Minsk va in scena la psicodiplomazia di Putin

Il vertice di Minsk

EPA/MYKOLA LAZARENKO
Vertice di Minsk per trovare una soluzione alla crisi in Ucraina. Nella foto Vladimir Putin, François Hollande, Petro Poroshenko e Angela Merkel

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