Tutti gli italiani rapiti nel mondo, da Marco Belluomo alle due Simone
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Tutti gli italiani rapiti nel mondo, da Marco Belluomo alle due Simone

Con l'ingegnere di Catania rapito a Latakia in Siria sale a due il numero dei connazionali tuttora nelle mani dei rapitori all'estero

Di Anna Mazzone e Paolo Papi

Il rapimento dell'ingegnere catanese Marco Belluomo, impiegato presso l'acciaieria siriana di Latakia, porta a due il numero degli italiani sequestrati nel mondo e tuttora nelle mani dei rapitori. L'altro è il giovane cooperante Giovanni Lo Porto, rapito in Pakistan. L'Unità di Crisi della Farnesina è già attiva per il rilascio di Belluomo e il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha dichiarato che l'incolumità dell'ingegnere di Catania è una "priorità assoluta". Intanto, la sua famiglia ha chiesto il silenzio stampa. In molti credono che siano già in atto trattative per la liberazione dell'italiano e dei suoi due colleghi russi. Secondo un famigliare di Belluomo, il rapimento sarebbe avvenuto "qualche giorno fa".

Ma chi sono gli italiani rapiti nel mondo e quale è stata finora la loro sorte? Dalle due Simone a Fabrizio Quattrocchi, passando per Rossella Urru ed Enrico Baldoni; in tanti sono stati sequestrati negli ultimi anni, ed alcuni non hanno più fatto ritorno a casa.

GIOVANNI LO PORTO. L’ultimo in ordine di tempo finito nelle mani dei sequestratori e ancora non liberato ha 38 anni ed è di Palermo. È stato rapito il 19 gennaio 2012 insieme ad un collega tedesco a Multan nella parte pakistana del Punjab, facendo entrare per la prima volta il Pakistan nella lista dei Paesi pericolosi per i sequestri. Si è laureato alla London Metropolitan University e alla Thames Valley University. Ha lavorato come project manager con il Gruppo Volontario Civile, con Cesvi Fondazione Onslus, Coopi-Cooperazione Internazionale. Quindi è passato a collaborare con l’Ong tedesca Welthehungerhilfe (Aiuto alla fame nel mondo), creata nel 1962 sotto la protezione e il sostegno della Fao. Era arrivato in Pakistan nell’ottobre scorso per partecipare alla costruzione di alloggi di emergenza nel sud del Punjab. A giugno di quest'anno viene diffusa la notizia che l'italiano è stato "ceduto" in ostaggio a un gruppo di qaedisti nella provincia di Lahore e a settembre la rete si mobilita pe rlui e per non dimenticare la sua prigionia, che ormai va avanti da quasi un anno.

ROSSELLA URRU. 29 anni, cooperante italiana del Cisp in Algeria, durante il Festival di Sanremo viene "evocata" dalla comica Geppi Cucciari, che urla il suo nome sul palco dell’Ariston a Sanremo e da allora tutti (o quasi) sanno chi è Rossella. È stata sequestrata con altri due colleghi (Enric Gonyalons e Ainhoa Fernandez) la notte tra sabato 22 e domenica 23 ottobre 2011 dal campo profughi di Hassi Raduni, nel deserto algerino sud occidentale. Rossella, originaria della Sardegna, si è laureata in Cooperazione internazionale a Ravenna e da due anni lavorava in Algeria al progetto umanitario per il Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli. Per un mese e mezzo della sua scomparsa non si è parlato. L’Unità di crisi del ministero degli Esteri già dalla notte del suo rapimento aveva invitato tutti a mantenere il massimo riserbo sul caso, per non creare problemi nelle operazioni di liberazione. Il 18 luglio del 2012 viene liberata in Mali e il 19 luglio atterra all'aeroporto di Ciampino. Pe ril rilascio dei tre ostaggi i rapitori avevano chiesto 30 milioni di euro. Il governo italiano non fa menzione del pagamento di un'eventuale riscatto per la liberazione della ragazza.

BRUNO PELLIZZARI. Il velista italiano viene rapito dai pirati somali a ottobre del 2010, mentre si trovava con la compagna sudafricana a bordo dell'imbarcazione "Sy Choizil" al largo della costa della Tanzania. Liberato il 19 giugno 2012, atterra in Italia e si fa vedere "commosso e stanco". Il ministro Terzi nega fermamente il pagamento di un riscatto per la sua liberazione.

MARIA SANDRA MARIANI. E' l'ostaggio cui spetta il record  per il maggior tempo passato nelle mani di sequestratori  all'estero. Turista fiorentina, Maria Sandra Mariani, 53  anni, viene catturata nel sud dell'Algeria nel febbraio del 2011, e rilasciata ad aprile 2012. Panorama.it intervista suo padre che si dice da sempre favorevole al pagamento di un riscatto e che fa comprendere che la Farnesina sta operando in tal senso. Ma il ministro (come sempre) nega qualsiasi forma di pagamento per riavere a casa Maria Sandra.

I 6 DELL'ENRICO IEVOLI. Sei  connazionali dell'equipaggio della Enrico Ievoli, la petroliera  italiana sequestrata al largo delle coste dell'Oman il 27 dicembre del  2011 e successivamente portata in Somalia, vengono liberati a fine aprile del 2012. Secondo Il Sole24Ore, per il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, la liberazione della motonave Enrico Ievoli (rilasciata lunedì dai pirati somali dopo un sequestro cominciato il 27 dicembre scorso) è stata un successo della diplomazia per il quale ringraziare "tutti i soggetti istituzionali coinvolti". Ma sempre secondo il quotidiano finanziario, fonti somale parlano di un riscatto pagato da Roma pe run totale di 9 milioni di euro.

MODESTO DI GIROLAMO. Tra fine maggio e inizio giugno 2012 in meno di una settimana si risolve l'incubo dell'ingegnere della Borini&Prono, sequestrato a Ilorin, in Nigeria, è liberato cinque giorni dopo.

PAOLO BOSUSCO E CLAUDIO COLANGELO. Il primo è da dieci anni titolare di un’agenzia di viaggi in India, specializzata in tour nello stato dell’Orissa, il secondo è un escursionista. Erano insieme in zone tribali di questa regione indiana, quando vengono rapiti il 16 marzo 2012, per poi essere rilasciati in due tappe nel marzo scorso, dopo circa un  mese di prigionia per il primo e dieci giorni per il  secondo. In molti credono che la Farnesina abbia spinto molto per la loro liberazione, chiudendo un occhio sulla condizione dei due marò, detenuti sempre in India, e tuttora nelle mani della Giustizia di Delhi.

FRANCO LAMOLINARA. 47 anni  e originario di Gattinara, un paese di ottomila abitanti in provincia di Vercelli viene rapito il 12 maggio 2011. Lamolinara è un tecnico che si trovava in Nigeria da circa dieci anni e lavorava per la società di costruzioni Stabilini Visinoni Limited. Viene rapito insieme a un ingegnere britannico che lavorava per la stessa società. L'8 marzo 2012 arriva la notizia che
Lamolinara è rimasto ucciso durante un blitz delle forze speciali britanniche. Il blitz delle teste di cuoio britanniche fa esplodere le polemiche in Italia e imbarazza Londra. Sembra che Roma, fino all'ultimo momento, sia stata all'oscuro dei piani dei britannici.

FRANCESCO AZZARA'. 34 anni e volontario di Emergency, viene rapito il 14 agosto del 2011 a Nyala, nel Sud Darfur, e liberato il pomeriggio di venerdì 16 dicembre dalle autorità sudanesi. Dopo quattro mesi segnati da appelli, timori e un cauto ottimismo, finiscela prigionia del cooperante italiano per il cui rilascio si era mobilitata tutta Italia. La Farnesina smentisce il pagamento di un riscatto. E lui, appena atterrato a Ciampino, dichiara di non avere ancora capito il perché del suo sequestro.

SAVINA CAYLYN. A dicembre 2011 viene liberata la petroliera ostaggio dei pirati somali da febbraio dello stesso anno. L'equipaggio, composto da 5 persone, può tornare a casa, a Napoli, dove è stata organizzata una grande festa. La Farnesina si unisce alla gioia e dichiara che per la liberazione della nave italiana non è stato pagato alcun riscatto. Ma il sito Somalia Report, che cita fonti dei pirati, scrive che per il rilascio della petroliera sarebbe stato pagato un riscatto di 11,5 milioni di dollari. Il pagamento sarebbe avvenuto in due tranche.

ROSALIA D'AMATO. A novembre del 2011 finisce l'odissea dei marinai a bordo della Rosalia D'Amato, 6 italiani e sedici filippini, la nave è stata sequestrata il 21 aprile 2011 a 350 miglia dalle coste dell'Oman, nell'Oceano Indiano. Il comandante Miccio dichiara che gli uomini stanno bene e che non è stato pagato alcun riscatto ai pirati. Secondo solita prassi, la Farnesina conferma che non c'è stato alcuno scambio di denaro con i sequestratori.

LE DUE SIMONE. Sequestrate negli Uffici di Un Ponte per… a Baghdad il 7 settembre 2004, Simona Pari e Simona Torretta  vengono rilasciate tre settimane dopo grazie a una  trattativa condotta, tra gli altri, da Maurizio Scelli della CrI. Dispensano sorrisi a telecamere e flash. E non ringraziano né il governo  né la Croce Rossa per il loro rilascio. Anzi: mostrano un Corano regalato loro dai rapitori. Il quotidiano Libero le definisce "Vispe Terese" "che beatificano i terroristi  e dicono: il nostro posto è a Baghdad. Tanto se le ribeccano paghiamo noi". Il Times di Londra ipotizza un riscatto da cinque milioni di dollari. Una circostanza che il governo italiano (come sempre in questi casi) ha negato.

GIULIANA SGRENA.  La reporter del Manifesto viene rapita davanti all'Università di Baghdad il 4 febbraio 2005 e  rilasciata un mese mentre in Italia impazzano le polemiche. La morte dell'agente Nicola
Calipari, colpito sulla via dell'aeroporto di Baghdad da un soldato americano,  accende la discussione sulla guerra in Iraq e sul pagamento dei riscatti: c'è chi ipotizza che il governo abbia pagato 6 milioni.

I CONTRACTOR. Sequestrati dalle "Falangi di Maometto" il 12 aprile 2004 in Iraq , Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e  Salvatore Stefio vengono liberati dopo 56 giorni di prigionia grazie, secondo la
versione ufficiale, a un blitz delle forze speciali americane a Baghdad. Il momento peggiore è quando viene ucciso, il 14 aprile, Fabrizio Quattrocchi, la bodyguard di Genova che avrebbe urlato davanti ai suoi assassini "Ve lo faccio vedere come muore un italiano". Per la sinistra radicale, però, i quattro contractor sono solo mercenari che in fondo se la sono andata a cercare. Nel marzo 2006 Quattrocchi viene insignito della medaglia d'oro al valor civile alla memoria.

ENZO BALDONI. L'inviato del Diario viene ucciso presso Najaf (Iraq) il 26 agosto 2004, quattro giorni dopo il sequestro, dall'Esercito Islamico dell'Iraq. Il suo corpo non è mai stato ritrovato. Anche in questo caso non sono mancate  le polemiche. Libero lo ha definito, prima del tragico epilogo, il "pacifista col Kalashnikov" e il reporter delle "vacanze intelligenti" che cercava il brivido nelle zone di guerra. Suscitando sconcerto presso la famiglia. E alcuni, a sinistra, accusano il governo di non essersi mosso con tempestività.

CLEMENTINA CANTONI.  Rapita a Kabul il 16 maggio 2005 mentre si reca a una lezione di yoga, la cooperante di Care International viene rilasciata il 9 giugno. È forse l'unico caso in cui destra  e sinistra non litigano: la famiglia sceglie da subito il basso profilo e le mobilitazioni sono poche. Il   rilascio, secondo la versione più accreditata, è stato reso possibile dalla liberazione della madre del
rapitore ma il governo afghano ha sempre negato trattative.

COOPERANTI IN SOMALIA. Rapiti il 21 maggio 2008 a 65 chilometri a sud di Mogadiscio i due cooperanti della Ong Cins Giuliano Paganini e Jolanda Occhipinti vengono rilasciati dopo due mesi e mezzo. La dinamica della liberazione rimane un mistero. E anche la questione del riscatto non verrà mai chiarita: 700 mila dollari, come hannodichiarato alcune fonti somale? Anche qui il governo smentisce. A fronte di una prima richiesta di un milione di dollari per il riscatto, secondo fonti somale, il prezzo per la liberazione sarebbe stato fissato a 700 mila dollari. Altre informazioni parlano di centomila dollari pagati in contanti e della promessa di ulteriore denaro dopo la liberazione. Il pagamento di un riscatto è stato smentito dalla Farnesina.

DANIELE MASTROGIACOMO. Rapito dagli uomini del Mullah Dadullah il 5 marzo 2007 presso Kandahar, in Afghanistan, il reporter della Republica viene consegnato nelle mani di Gino Strada di Emergency 15 giorni dopo. Durante la prigionia, incatenato mani e piedi, assiste all'omicidio del suo autista  per mano degli uomini del MullahDadullah. La cifra per la sua liberazione? Un milione di dollari per la sua liberazione, secondo molti. Lo stesso Mastrogiacomo e la Farnesina negano. E qualche giorno arriva anche una dichiarazione di Dadullah: la liberazione del reporter è avvenuta in cambio del rilascio di alcuni prigionieri talebani.

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