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Totò Riina è morto

Aveva appena compiuto 87 anni. Il boss dei boss di Cosa Nostra stava scontando 26 ergastoli nel carcere di Parma

Adesso potrà uscire e tornare a Corleone. 'U curtu, meglio conosciuto come La Belva, Totò Riina, il boss che ha insanguinato lo Stato, è morto all'età di 87 anni, alle 4 di questa mattina, nel reparto detenuti del carcere di Parma.

La Belva, ha lottato fino alla fine pur di morire fuori dal carcere, tra le mura della sua casa a Corleone e in mezzo alla “sua” gente. Ma la giustizia italiana, a luglio scorso, aveva detto di "no".    

Riina era malato da anni di una duplice neoplasia renale, ma negli ultimi tempi le sue condizioni erano peggiorate tanto da indurre i legali a chiedere un differimento di pena per motivi di salute. Istanza, che il tribunale di Sorveglianza di Bologna, ha respinto quattro mesi fa: Riina, doveva continuare a scontare in carcere i suoi 26 ergastoli.

L'ultimo saluto dei familiari

Ieri, però, quando i medici hanno accertato che le sue condizioni erano disperate, il Ministro della Giustizia ha concesso ai familiari un ultimo incontro col boss, la possibilità di dargli un ultimo saluto.

Quell'ultimo saluto che 'U Curtu, ha sempre negato ai familiari delle sue vittime che non hanno potuto vedere i loro cari se non straziati da una violenza inaudita, stentando, in alcuni casi, persino a riconoscerli.

Una scia di sangue

Riina stava scontando 26 ergastoli per decine di omicidi, attentati e stragi che hanno contraddistinto la sua ascesa ai vertici di Cosa Nostra fino al 15 gennaio 1993, giorno del suo arresto.  

Il 10 dicembre 1969 fu tra gli esecutori della cosiddetta "strage di Viale Lazio", che doveva punire il boss Michele Cavataio.Fu una carneficina. E con il sangue di questo agguato, iniziò ad affermarsi nel clan e sul territorio fino a prenderne il comando nel 1982.

Nel 1990 lancia anche un'offensiva armata contro lo Stato: gli attentati del '92 in cui persero la vita i magistrati Falcone e Borsellino e poi le stragi del '93.

Ma ‘U Curtu, non ha mai avuto un cenno di pentimento, mai una parola di compassione per le vite che aveva straziato.

"Sarò sempre Totò Riina"

Anzi. Tre anni fa, dal carcere di Parma parlando con un altro detenuto, si vantava dell'omicidio di Falcone e continuava a minacciare di morte i magistrati. A febbraio scorso, parlando con la moglie in carcere diceva: "Sono sempre Totò Riina, farei anche 3.000 anni di carcere".

Sicuramente, il carcere lo ha fatto fino all’ultimo dei suoi giorni.

Ma ‘U Curtu non aveva ancora finito di saldare il suo debito con lo Stato Italiano. Era ancora aperto l'ultimo processo a suo carico, quello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, in cui il boss era imputato per "minaccia a Corpo politico dello Stato".

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Nadia Francalacci