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Terrorismo: così la psicosi attentati ha colpito l'Italia

Dopo Torino: "La folla in piazza non si può proteggere ma solamente gestire". Le riflessioni di un ex agente dell'intelligence esperto di terrorismo

Nessuno è escluso dalla psicosi attentati, neppure gli italiani. E Torino, il panico di Piazza San Carlo durante la finale della Champions League, n’è stato l’esempio.

Dal Bataclanal concerto di Manchester, passando per le immagini di quelli di Nizzae Berlino fino l'attentato sventato a Saint Denis nella notte di terrore a Parigi, la battaglia psicologica dell’Isisha raggiunto anche il nostro Paese. E non poteva che essere così. 

Le immagini del sangue dei cadaveri lacerati dagli attentati e ricoperti con lenzuoli bianchi o, come nella più lunga delle notti della Costa Azzurra, con le tovaglie dei bar, sta condizionando il modo di vivere delle società organizzate civilmente.

Il terrorismo e la nuova catena di comando

“L’uso della violenza non legittimata è finalizzata ad incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e, ovviamente, a destabilizzarne la vita quotidiana – commenta così con Panorama.it , i fatti di Torino, Vittorio Umberto Di Santo, ex agente dell’intelligence italiana ed esperto di terrorismo – è mediante gli attentati che i terroristi cercano il consenso per istaurare una nuova “catena di comando”".

La folla si può solo gestire

“In luoghi aperti è possibile solo limitare gli eventuali effetti di una vera azione terroristica – continua a spiegare l’ex egente dei Servizi – la folla, se pur per azione psicologica indotta, la si può solo gestire. Proprio come è avvenuto a Torino, dove l’ordine pubblico  e la sicurezza pubblica erano stati organizzati in modo più che eccellente.”         

Ciò nonostante, sono un migliaio le persone rimaste ferite tra la folla, impaurita dall’esplosione di un semplice petardo mentre stava assistendo alla finale di Champions League dal maxi schermo allestito in piazza San Carlo.

Matrice tifosa?

"Mi auguro che quel petardo non sia stato lanciato da un "tifoso" con l'intento di creare "un attimo di scompiglio" tra la tifoseria già tesa e nervosa per l'esito sfavorevole del match - continua Di Santo- se fosse così sarebbe da considerarsi come un atto terroristico e l'autore come un terrorista. E dovrebbe essere trattato come tale. Lanciare un petardo in mezzo a una folla è già un atto sconsiderato e in questo momento storico lo è ancora di più".   

Come intervenire

“Senza voler insegnare niente a nessuno questi fenomeni di terrorismo o sovversione si combattono in in primis con una azione di intelligence, senza esclusione di nessuno – continua l’agente – ed al fianco di questi è necessario che oggi si schieri nuovamente la popolazione”.

L'importanza della cittadinanza 

“Purtroppo la politica con la “p” minuscola ha messo un pochino in secondo piano sia l’intelligence che le forze di polizia sacrificando fondi e finanziamenti per mezzi, tecnologie e formazione. Ecco perché è necessario che il popolo Italiano riscopra la “voglia di Patria” e collabori in modo fattivo con le polizie per un controllo più capillare del territorio che, inevitabilmente si traduce in maggiore sicurezza per tutti”.


La politica deve parlare meno

“Le immagini della folla che fugge da piazza San Carlo sono state davvero spaventose- prosegue - mi auguro, però, che possano far riflettere questa politica italiana che oggi, più che mai deve parlare molto meno e agire molto di più verso i servitori della Patria che sono la spina dorsale dell’Italia, in particolar modo nella lotta al terrorismo. Devo essere stanziati più fondi per la prevenzione, formazione e nuove tecnologie”.

Poi conclude:"L'agente tra la gente, con la gente e per la gente, significa sicurezza e maggiore capacità di prevenzione".

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ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
Piazza San Carlo a Torino dopo la ressa da falso allarme bomba - 3 giugno 2017

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Nadia Francalacci