Cosa accadrà negli Stati Uniti nel 2014?
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Cosa accadrà negli Stati Uniti nel 2014?

Dal ritiro dall'Afghanistan alle elezioni per il controllo del Congresso, dal destino della Riforma Sanitaria alle minacce del terrorismo

I prossimi 12 mesi saranno decisivi per Barack Obama. Dalle sue scelte nel 2014 dipendono le sorti della sua presidenza. Ora, che gli indici di gradimento sono ai livelli più bassi da quando nel 2009 entrò alla Casa Bianca, molti commentatori fanno paragoni con il secondo mandato di George W. Bush: un inesorabile declino verso l'impopolarità e l'impossibilità (o l'incapacità, secondo alcuni) di agire. Riuscirà Barack Obama a invertire la rotta? Molto, anche se non tutto, dipende da lui.

Questo è un calendario degli avvenimenti previsti nel 2014. Il presidente Usa avrà un ruolo più o meno importante in ognuno di essi.

Gennaio - Il Discorso sullo Stato dell'Unione

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La capacità oratoria è sempre stata una freccia nella faretra di Barack Obama. Dal discorso che l'ha fatto conoscere a livello nazionale, alla convenzione democratica di Boston nel 2004, al ringraziamento agli americani nella notte del trionfo a Chicago nel 2008. Seppur appannata nella campagna elettorale del 2012, quando appariva meno empatico e incisivo rispetto al passato, l'arte della comunicazione di Obama non è mai venuta meno, basti pensare al discorso di commemorazione di Nelson Mandela a Soweto. Per rilanciare la sua presidenza, Obama dovrà dare il meglio di sé il 28 gennaio, davanti al Congresso, riunito in seduta comune per l'annuale appuntamento con il Discorso sullo Stato dell'Unione. Lo seguiranno anche milioni di americani. Che giudicheranno se il presidente è ormai in fase di declino, oppure se è ancora in grado di guidare con successo la nave America. Obama dovrà convincerli del fatto che porterà a casa i provvedimenti per i quali dice di battersi (riforma dell'immigrazione, riforma fiscale, aumento della paga base oraria).

Gennaio - Riforma della Nsa e destino di Edward Snowden

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L'uomo che ha reso il 2013 un anno molto difficile per Barack Obama è il giovane, ex tecnico della Nsa, che ha fatto scoppiare uno scandalo di dimensioni globali. Le rivelazioni sul programma di sorveglianza e di spionaggio di milioni di cittadini americani e di altri paesi, dei più importanti leader mondiali, sono stati uno dei maggiori colpi inferti alla credibilità di Obama e degli Usa. Ora, il presidente deve correre ai ripari. A fine gennaio è attesa una sua decisione sulla riforma della National Security Agency. Il comitato di saggi insediato dalla Casa Bianca ha mandato a Obama un lungo rapporto con quasi una cinquantina di raccomandazioni sui provvedimenti da prendere: dalla rinuncia al controllo dei database delle intercettazioni ai limiti più rigidi sulla raccolta di questi dati. Il presidente ha promesso di intervenire. Dovrà usare la giusta miscela. Per evitare di aprire falle nel sistema di sicurezza, ma, contemporaneamente, per garantire la privacy a milioni di americani. Dovrà anche decidere cosa fare con Edward Snowden. La Casa Bianca ha già fatto sapere che non c'è alcuna possibilità di amnistia. Ma come fermare lo stillicidio delle rivelazioni sulle migliaia di documenti ancora in mano a Snowden?

Marzo - Riforma Sanitaria

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E'la legge per cui Obama passerà alla Storia. Se non si rivelerà un flop. Partita in pompa magna nell'ottobre del 2013, la fase attuativa della riforma si è rivelata subito un calvario per la Casa Bianca. L'HealthCare.gov, il sito approntato per la registrazione dei milioni di americani coinvolti nell'Affordable Care Act, non ha funzionato, se non dopo quasi più di tre mesi dalla sua inaugurazione. Risultato? Una debacle d'immagine per Obama, la perdita della copertura medica per migliaia di cittadina che avevano una polizza non corrispondente ai canoni della nuova legge. Ora, le cose vanno meglio. Il sito è entrato (quasi) a pieno regime e centinania di mgliaia di persone hanno potuto prenotare la loro polizza. La data fatidica è il 31 marzo 2014. E'iltermine ultimo: tutti coloro che (per la riforma) sono obbligati ad avere un'assicurazione, se non l'avranno stipulata, incorreranno in una multa. Cosa faranno migliaia di giovani? Preferiranno pagare l'assistenza medica per i prossimi anni o la contravvenzione? Per la legge - e per Obama - quei dati, saranno una sorta di referendum.

Luglio - L'accordo con L'Iran

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Se dovesse vincere la sua battaglia con Teheran senza sparare un colpo, Barack Obama potrebbe inaugurare una nuova stagione in Mediorientee mettere a tacere i suoi avversari (repubblicani), o gli scettici, come gli israeliani. La questione è, appunto, se ce la farà, se questo accadrà. perchè non tutto dipende da lui. In questo caso, la parola finale spetta soprattutto alla controparte. Entro sei mesi, il preaccordo sul nucleare siglato a Ginevra con gli ayatollah dovrà diventare una vera e propria intesa formale. Sancirebbe il fatto che gli iraniani possono avere il nucleare per scopi civili e non per quelli militari. Per spianare la strada a questa svolta, il presidente Usa è pronto a mettere il veto sulle nuove sanzioni che il Congresso vorrebbe imporre a Teheran. I repubblicani non si fidano degli iraniani. Per loro, stanno giocando come il gatto gioca con il topo. Prendono tempo per evitare nuove sanzioni, o peggio un attacco militare israeliano, per poi mettere il mondo di fronte al fatto compiuto: la bomba atomica degli ayatollah. Su questo fronte, Obama si gioca una delle scommesse più importanti del 2014.

Novembre - Elezioni di Medio Termine

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Nel 2010, il Congresso approvò la Riforma Sanitaria grazie al fatto che le due camere erano sotto il controllo dei democratici. Nello stesso anno, qualche mese dopo, alle elezioni di Medio Termine, il partito di Obama perse 63 seggi al Congresso a causa dell'approvazione di quella legge, dando così ai repubblicani la maggioranza alla Camera e la possibilità di bloccare l'attività legislativa al Senato. Cosa accadrà nel 2014? Riusciranno i democratici a ribaltare l'attuale situazione? Lo stato di salute della politica americana non è dei migliori. Obama non convince, i democratici di Washington sembrano lontani dal resto del paese, i repubblicani sono in crisi. Sono le istituzioni a pagarne le conseguenze. La presidenza ha perso credibilità, il Congresso è considerato il tempio dei mercanti, non della democrazia. In questo quadro, i democratici avranno qualche possibilità di vittoria solo se Obama non farà altri clamorosi errori.

Dicembre - Le candidature per le presidenziali 2016

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Quando i giochi al Congresso saranno fatti, coloro che vorranno gareggiare per la Casa Bianca nel 2016 verranno allo scoperto. Nel campo democratico non ci sono molti dubbi. Hillary Clinton scalda i motori da almeno un anno. Lei è la grande favorita. Per ora, come è d'obbligo, l'ex segretario di stato, non ha fatto alcun annuncio ufficiale. Arriverà alla fine dell'anno. Difficile che qualcuno possa batterla nelle primarie. Come è improbabile che i possibili candidati repubblicani più accreditati - Marco Rubio, Ted Cruz e lo stesso Chris Christie - possano vincere nelle presidenziali. Attenzione, però: tutto questo è sulla carta. In politica, 12 mesi o due anni, sono un'eternità.

Dicembre - Il ritiro dall'Afghanistan

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Tutto dipende da un accordo con il presidente Hamid Karzai. Se entro quella data, non verrà firmato un'intesa per la permanenza in Afghanistan di alcune migliaia di soldati americani da impiegare per l'addestramento delle truppe di Kabul, gli Usa lasceranno dopo 13 anni il paese dell'Asia Centrale. Obama vorrebbe riportare a casa la maggior parte dei soldati, ma mantenere un significativo presidio militare. E, questo per evitare che l'Afghanistan ritorni a essere un rifugio per i terroristi islamici e/o per impedire che il paese ricada nella guerra civile. Per ora Karzai punta i piedi. Dice che Obama non l'ha mai amato. Non si fida di lui. Il presidente afghano sta trattando il suo futuro. E la possibilità di rimanere in sella nonostante l'amministrazione americana non lo voglia più al potere. Anche questa sarà un partita fondamentale che Obama giocherà nel 2014.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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