A Napoli lo Stato non c'è. Parola di carabiniere
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A Napoli lo Stato non c'è. Parola di carabiniere

La testimonianza di un ufficiale dei Carabinieri che per anni ha prestato servizio tra le strade e nei vicoli dei paesi dell'hinterland e del capoluogo campano - L'opinione

L'ufficiale: “A Napoli, solo per indossare la divisa e scendere per strada la mattina, ogni carabiniere e poliziotto dovrebbe percepire almeno 500 euro in più nello stipendio. Lavorare a Napoli è un inferno e adesso più che mai”.

Sono le prime parole di un ufficiale dell'Arma dei Carabinieri che per moltissimi anni ha lavorato a Napoli e conosce perfettamente le dinamiche criminali della città e dei quasi 90 comuni dell’hinterland del capoluogo partenopeo.

“Lo Stato non c’è più. Sono due, forse tre anni, che lo Stato è come scomparso dalla città di Napoli - si sfoga l’ufficiale dell’Arma - dopo che si sono placate le faide come quella che ha visto protagonista il clan Di Lauro, la “guerra” a Scampia dove molti obiettivi sono stati raggiunti grazie anche al supporto e alla presenza massiccia dell’Esercito, lo Stato Italiano è sparito. Come svanito nel nulla. Non si vede per strada, non si percepisce neppure. Non si annusa neanche in lontananza ”

Che cosa vuole dire, si spieghi meglio….

“Voglio dire che Napoli è tornata indietro di oltre 30 anni, si avverte l’assenza delle Istituzioni proprio come negli anni Ottanta. I carabinieri, ma anche i poliziotti, sono lasciati a se stessi, abbandonati spesso dagli stessi vertici che vivono nella Capitale e sono privi di mezzi per poter stare vicino alle persone perbene. Con la spending review, ci hanno tolto tutto: le auto per girare nella città o nei vicoli dei paesini dell’hinterland, nelle zone calde di Caserta e Castel Volturno; i pc e le apparecchiature per intercettare; gli uomini per lavorare e soprattutto la dignità. L’unica cosa che non è stata tolta ai carabinieri e ai poliziotti che lavorano nelle zone calde dell’Italia, è la paura”.

In sostanza, lei sta dicendo che i carabinieri e i poliziotti a Napoli, in questo momento, non stanno svolgendo il lavoro per i quali sono stati chiamati al servizio, ovvero, prevenire e reprimere il crimine?

“Certo, siamo stati privati di tutto. Tranne della tensione e della paura. In questi ultimi anni, nonostante la situazione generale sia migliorata, non stiamo svolgendo correttamente la nostra missione. Ma non è colpa nostra. Noi quando facciamo il giuramento alla Repubblica, sappiamo che nel nostro servizio allo Stato c’è anche la possibilità di morire. Noi siamo chiamati a servire lo Stato fino all’ultimo sacrificio. E così è. Ma è uno Stato, oggi, non fa altrettanto con i suoi servitori. Un carabiniere che la mattina si alza e indossa la divisa per 18 ore, sa che può morire e lo fa solamente per stare accanto alle persone “buone”, per proteggere quelle persone che come lui credono nella giustizia. E lo fa percependo uno stipendio di un operaio appena assunto: 1.300 euro. E’ vero che anche un operaio può morire in fabbrica ma ogni giorno un carabiniere, a Napoli, viene minacciato o gli vengono esplosi colpi di arma da fuoco contro. E' costantemente "sotto tiro". Ma questo, capisco i media, non fa notizia”.

Lei sta dicendo che non si conoscono veramente le condizioni nelle quali lavorano i carabinieri e poliziotti  a Napoli?

“Sì, purtroppo non è chiaro lo stato di tensione nel quale si lavora. Sto dicendo, inoltre, che spesso la vita di un carabiniere o il sacrificio di un militare non ha lo stesso valore della vita di un'altra persona. Riferendomi al caso del diciassettenne rimasto ucciso, se il carabiniere ha sbagliato pagherà e sicuramente sarà così. Ma quello che deve essere veramente chiaro agli italiani è che quel ragazzo non è stato la vittima di “un” carabiniere ma dello Stato. Sono state le Istituzioni, ormai latitanti, a creare una tensione tale da far verificare un incidente simile. Ma la cosa ancora più drammatica è che le vittime, di questa sparatoria, comunque saranno due: il ragazzo rimasto sull’asfalto e anche il carabiniere che ha sparato. Purtroppo, la realtà nella quale operano questi carabinieri è talvolta sconosciuta agli stessi vertici che comandano a Roma. Nel caso di questo carabiniere, probabilmente, dopo un “primo” interessamento e trasferimento “ad altra sede” , lo abbandoneranno. E questo accadrà senza capire mai le motivazioni reali che lo hanno spinto a reagire in quel modo. E il valore dello spirito di servizio nei confronti dello Stato. Così, il carabiniere, probabilmente, sarà la seconda vittima di quella notte. Noi veniamo addestrati a non sparare. I cittadini del resto d’Italia non possono capire quante volte ci sparano addosso e quante volte noi riusciamo a disarmare i criminali senza estrarre la pistola dalla fondina… ma adesso la situazione napoletana sta nuovamente precipitando nel vuoto, nel baratro più profondo. E’ possibile che questo carabiniere abbia vissuto mesi e anni di tensione e paura e abbia valutato quella notte, forse sbagliando ma questo spetterà alla magistratura accertarlo, una estrema situazione di pericolo. E ha fatto fuoco”.

Lei, durante il suo incarico a Napoli, non ha mai spento il cellulare e riceveva circa 150-200 telefonate  al giorno…

“Mai. Non ho mai spento il cellulare. Sono stato sempre reperibile e vivevo in un continuo stato di stress. E con me ovviamente, la mia famiglia e le persone che mi stavano accanto. Di notte e di giorno ricevevo le chiamate di imprenditori che venivano taglieggiati  o minacciati o peggio ancora aggrediti che chiedevano l’aiuto dell’Arma dei Carabinieri. Poteva accadere alle 2 di notte come alle 8 del mattino; alle 3 del pomeriggio come a mezzogiorno della domenica o del giorno di Natale o Capodanno. Quello che gli italiani devono capire è che ci sono migliaia di carabinieri e poliziotti che veramente servono in silenzio le persone perbene  e rischiano la vita per loro, prima ancora di servire quelle Istituzioni con la “I” maiuscola. E questo accade perché questi carabinieri hanno capito davvero chi è lo Stato per il quale hanno fatto giuramento e nonostante il blocco degli stipendi e la mancanza dei mezzi continuano a scendere in strada la notte per proteggere i cittadini onesti”.  

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Nadia Francalacci