L'altro Snowden che fa tremare la Casa Bianca
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L'altro Snowden che fa tremare la Casa Bianca

L'Fbi perquisisce la casa di una seconda talpa che avrebbe passato documenti riservati a Glenn Greenwald, il giornalista del Datagate che già raccolse le rivelazioni di Snowden a Hong Kong

L'Fbi era sulle sue tracce da tempo. E ora pensa di averlo individuato. Un'irruzione, una perquisizione nella sua casa nel Nord della Virginia. Il suo nome non si conosce. Si sa che è un contractor, un consulente esterno di una delle agenzei federali dell'intelligence americana. È il nuovo Edward Snowden, il (nuovo) pericolo numero uno per l'apparato di sorveglianza del governo degli Stati Uniti.

È accusato di aver passato documenti riservati a Glenn Greenwald, il giornalista del Datagate, colui che raccolse le rivelazioni di Snowden a Honk Kong facendo così scoppiare il caso mondiale che ha imbarazzato e danneggiato l'amministrazione Obama.

La seconda talpa
Le autorità americane  erano consapevoli dell'esistenza di una seconda talpa dallo scorso agosto, da quando la rivista on line The Intercept - fondata dallo stesso Greenwald - aveva pubblicato un documento riservato che non era tra quelli a disposizione di Edward Snowden e che l'ex analista dell'Nsa aveva passato al giornalista britannico.

Il documento rivelava che i nomi di ben 680.000 americani erano sulla lista nera del terrorismo degli Usa nonostante nessuno di loro avesse rapporti con organizzazioni terroristiche. Un modo per tenerli sotto controllo, secondo l'articolo di The Intercept. Ma, non è stata questa l'unica traccia lasciata dalla seconda talpa.

Nelle ultime scene del documentario che Laura Poitras - co-fondatrice di The Intercept - ha girato sulla caccia della National Security Agency nei confronti di Edward Snowden viene rivelata la sua esistenza.

Le indagini dell'Fbi sono partite allora. E nel giro di qualche settimana l'identità della talpa sarebbe stata individuta. L'amministrazione Obama è molto sensibile alla questione. Il Datagate è stato un durissimo colpo per l'immagine del presidente. Le rivelaziioni sul sistema di sorveglianza di milioni di americani, di controllo delle telefonate e delle mail negli Usa come all'estero, di spionaggio sui leader dei paesi amici e alleati sono state un macigno sulla presidenza Obama.

Il cyberattacco contro la Casa Bianca
Per lui è stato un brutto colpo d'immagine. E neppure la blanda riforma della Nsa varata nei mesi scorsi ha placato le polemiche. L'amministrazione era e rimane molto sensibile sulla questione. Obama ha mostrato quasi un'ossessione rispetto alla fuga di notizie riguardanti la sicurezza nazionale.  Una seconda talpa per la Casa Bianca è un grosso problema. Per questo la priorità della polizia federale è stato scoprire chi avesse dato i nuovi documenti a Greenwald.

Lo spionaggio è il tema. E, il governo degli Usa, oltre a praticarlo ai danni di milioni di ignari (una volta) cittadini, lo deve anche subire. Nelle ultime settimane, la Casa Bianca ha subito uno dei più gravi cyberattack mai registrati finora. Per giorni e giorni, qualcuno ha cercato di entrare nel sistema dei computer, ma alla fine è stato respinto. In genere, questi attacchi durano qualche ora. Quest'ultimo, invece ha tenuto molto più a lungo sotto stress il network del centro del governo degli Usa.

La fonte di questo attacco deve essere ancora individuata. Sappiamo bene, però, che negli ultimi anni le cyberwars sono diventate un elemento della guera fredda tra Pechino e Washington e (ultimamente) anche tra Mosca e gli Stati Uniti. Che questa attacco faccia parte di questo conflitto?


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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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