"Noi poliziotti, in prima fila contro i teppisti"
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"Noi poliziotti, in prima fila contro i teppisti"

Durante gli scontri di sabato scorso ben 14 tra poliziotti e militari sono rimasti feriti: parla il segretario generale del Coisp - Roma, città blindata

“Gli scontri di Roma? È l’ennesima giornata di ordinaria follia che deve servire alla politica e alla Istituzioni a ricordare, una volta di più, di cosa è fatto il lavoro del poliziotto o del carabiniere. Soprattutto quando le Istituzioni assumono decisioni che incidono sulle nostre condizioni di lavoro e sicurezza”.

Sono proprio la sicurezza e le condizioni con le quali sono costretti a intervenire poliziotti e militari durante l’ordine pubblico (e non solo), al centro delle dichiarazioni di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, che dopo gli scontri romani che si sono verificati durante la manifestazione per il ‘diritto alla casa’, ha voluto sottolineare le difficoltà e gli scarsi mezzi con i quali si trovano a lavorare i poliziotti in queste occasioni.

“Non possiamo che essere contenti delle parole spese dal Ministro Alfano che, ad onor del vero, non perde occasione per rimarcare con grande chiarezza, senza se e senza ma, la distinzione fra giusto e sbagliato nell’ottica del rispetto delle leggi e delle Istituzioni del Paese, con ciò schierandosi con decisione  e convinzione dalla parte dei Servitori in divisa di uno Stato che però non deve e non può limitarsi  alle parole - continua Maccari - Ecco perché siamo certi che giornate di ‘ordinaria follia’ come quella di ieri, debbano rappresentare una sorta di monito a chi pensa di poter prendere sotto gamba o, peggio ancora, scherzare  con argomenti quali la sicurezza, lo stato delle Forze dell’Ordine, le condizioni operative del Comparto. Tutto ciò considerando che anche sabato ci sono stati  ben 14 feriti tra le forze dell’ordine”. 

Nel corso del pomeriggio di sabato, infatti, alcuni manifestanti  dopo essersi staccati dal resto del corteo,  si sono diretti verso il Ministero del Lavoro in via Veneto ed hanno iniziato un fitto lancio di ortaggi, bottiglie ed arance verso l’edificio. Quando i manifestanti, con casacche azzurre e caschi neri, molti dei quali armati di bastoni, hanno tentato di sfondare il cordone della Polizia, con un fitto lancio di petardi e fumogeni, le Forze dell’Ordine hanno risposto con alcune cariche di alleggerimento che hanno permesso di far rientrare i facinorosi nel resto del corteo.

“Quel che ci preme di più evidenziare – prosegue Franco Maccari – è che secondo quanto reso pubblico  dalla stessa Questura, prima dell’inizio della manifestazione, nel corso dei servizi preventivi, la Polizia aveva fermato un gruppo di persone trovate in possesso di manici di piccone, caschi, parastinchi, passamontagna, mascherine antismog, ricetrasmittenti, bombe carta, fumogeni e petardi completi di mortaio artigianale per il lancio a distanza. Forse ai non addetti ai lavori non è chiaro che questo significa preterintenzione, progettazione bella e buona di aggressioni, ed a chi se non alle Forze di Polizia? Sono cose alle quali la gente si è forse assuefatta perché ne sente parlare un giorno sì e l’altro pure, ma ciò non toglie la loro assoluta gravità. E’ un modo di fare e di pensare che trasforma la guerriglia che si vede in occasione di ogni pubblica manifestazione in una guerra stabile e cruenta contro lo Stato ed i simboli che lo rappresentano, in ultima analisi contro le Forze dell’Ordine, le uniche che vengono realmente in contatto con la violenza dei contestatori e dei delinquenti di ogni risma”

Poi il Segretario del Coisp conclude: “Nessuno deve dimenticare che questa ‘guerra’, che la si voglia chiamare così o in qualunque altro modo, la dobbiamo condurre noi, schierati in prima fila per la tutela di tutti gli altri. Ci pensi chi fa politica, ci pensi chi governa, ci pensi chi amministra a qualunque livello. Ci pensi chiunque vada a mettere mano a qualunque provvedimento, scelta, decisione che ci riguardi. Ci pensi non una ma tante volte prima di avallare qualsiasi cosa possa ulteriormente indebolire quel ‘Corpo’ che contiene ma soprattutto preserva il cuore e l’anima dello Stato”.

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Nadia Francalacci