Schettino e la vergogna, non solo sua
Quella del comandante ospite ad un convegno è una tipica storia italiana. Con tanti, troppi furbi - I fatti e le polemiche - L'ironia su twitter
Orrore, spettacolo, business. Concordia, sconcerto. L’Italia che va giù, va su, sprofonda. Ci sono tutti gli ingredienti della miserevole storia italiana nella “lezione” improvvidamente tenuta il 5 luglio nel Circolo aeronautico della casa dell’aviatore da Francesco Schettino (comandante della Costa Concordia naufragata sugli scogli del Giglio col suo carico imperdonabile di 32 morti), su invito del professor Vincenzo Mastronardi, direttore del master in Scienze criminologiche e psico-patologiche forensi della facoltà di Medicina dell’Università di Roma “La Sapienza”. Ateneo che in realtà c’entra poco o nulla con l’iniziativa, anche se il logo del dipartimento di neurologia e psichiatria della Facoltà è stato usato per attirare i partecipanti ai seminari sulle “scene del crimine” organizzati dal fantomatico “Centro sperimentale cineteatrale di criminologia” (che, guarda caso, su Internet coincide con una homepage dello stesso Mastronardi).
Ci sono tutti gli ingredienti, dicevo, della storia miserevole. Gli italiani sono pronti a bersi qualsiasi assurdità. Bisogna avere il bernoccolo della psichiatria per ideare una simile demenziale accozzaglia di paradossi: un intervento di Schettino, indagato nel processo sul naufragio non solo per averlo provocato ma per aver abbandonato la nave, chiamato a discettare su come si gestisce il controllo del panico.
Sì, proprio lo stesso Schettino che sceso dalla Costa Concordia abbiamo tutti sentito nella registrazione audio che ha fatto il giro del mondo balbettare al telefono col comandante della Capitaneria di Livorno, Gregorio De Falco, che gli intimava: “Torni a bordo, cazzo!”. “Sono stato invitato come esperto – dice ora Schettino -, so come ci si comporta in casi del genere, come bisogna reagire quando ci sono equipaggi di etnie diverse. Ci sono studi accademici comparativi che mettono a confronto il disastro della Concordia con altre tragedie simili, anche con l’attentato delle Torri Gemelle”.
Altro paradosso è che sia un sedicente centro “cineteatrale” a spettacolarizzare i 10 minuti di show di Schettino. E infine che il tutto abbia luogo nella casa dell’Aviatore, come a segnalare che un naufragio in mare come quello della Concordia, illustrato a studenti (paganti?) dal suo principale attore protagonista, non sia che una performance “lunare”.
Bene ha fatto il rettore de “La Sapienza”, Luigi Frati, a parlare di “scelta indegna e inopportuna” e a deferire Mastronardi al Comitato Etico. Anche perché la sua non era una lezione universitaria ma un’iniziativa privata. Uno schiaffo alla memoria dei 32 morti e al dolore delle famiglie.
Due domande: Schettino è stato pagato? Gli “studenti” hanno pagato? Se la risposta è sì, che cattivo gusto. Che orrore. La Concordia è stata appena trionfalmente riportata a galla e trainata in porto, nel disperato ma riuscito tentativo di recuperare anche di fronte al mondo un onore perduto.
Adesso però basta. Schettino sta affrontando un processo, la giustizia faccia il suo corso. Non abbiamo bisogno di psicopatologi “cineteatranti” che sotto il falso ombrello dell’Università fanno cassetta col film “dal vero” dell’ex comandante Schettino in giacca e cravatta, microfono e aplomb da esperto. Impenitente star di seminari su “come affrontare il panico”, quando tutti conosciamo la risposta che il comandante dei nostri stivali ha dato coi fatti quella notte. Come affrontare il panico? Senza vergogna. Allora e sempre.