Scandalo sangue infetto: il doppio gioco dello Stato
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Scandalo sangue infetto: il doppio gioco dello Stato

Il Ministero della Salute con un decreto  impedisce il risarcimento ai contagiati. Ma nel processo di Napoli pretende di essere risarcito dalle case farmaceutiche.

Due pesi e due misure. Com'è possibile che il Ministero della Salute non tuteli i cittadini che ha fatto ammalare ma tuteli esclusivamente se stesso e le proprie “casse”?

Nonostante siano trascorsi oltre vent’anni dalla vergognosa pagina delle trasfusioni e vaccini killer che vide coinvolto l’ex direttore generale del Ministero, Duilo Poggiolini, la vicenda giudiziaria non si è ancora conclusa. Anzi, stanno emergendo dalle udienze e dagli atti processuali, aspetti e atteggiamenti ancor più inquietanti.

Eppure lo Stato è l’unico responsabile della tragedia del sangue infetto. Ed è corresponsabile, insieme alle aziende farmaceutiche del settore, della tragedia dei plasmaderivati infetti. Non a caso questo scandalo è stato considerato come una delle pagine più buie e scandalose della storia sanitaria del nostro Paese.

Ma che cosa sta accadendo in questi mesi dove l’attenzione pubblica è stata dirottata verso altri scandali come quello delle protesi Pip e di vaccini Novartis?

Gli italiani contagiati stanno continuando lentamente e silenziosamente a morire per il sangue infetto mentre lo stesso Ministero sta tentando, attraverso un decreto legge, di dargli un altro “colpo di grazia”. Sempre agli stessi cittadini che ha già condannato a morte anni fa.

Il che modo? Ha deciso, dopo 5 anni di vane promesse partite con la legge 244/07,  di escluderli dalla transazione per il risarcimento, per prescrizione dei termini. Secondo il ministero non sussisterebbe il reato di epidemia.

Ma è proprio su questo punto che lo Stato ha deciso di fare il “doppio gioco”. Infatti, allo stesso tempo, è lo stesso Ministero della Salute a costituirsi nelle cause contro gli imputati dello scandalo sangue infetto, come Poggiolini e le case farmaceutiche, per chiede il risarcimento dei danni. E lo Stato su che base pretenderebbe di essere risarcito? Per il reato di epidemia.

Allora c’è oppure no il reato di epidemia? Esiste solamente per lo Stato? E per i malati?

Dagli atti sembrerebbe che quanto spetta al ministero “dover pagare”, il reato misteriosamente scompare o tecnicamente, non sussiste o si prescrive, mentre se è il ministero ad “dover incassare” il denaro, altrettanto miracolosamente, il reato si concretizza.

“Il Ministero della Salute vorrebbe annullare i diritti risarcitori di 6000 famiglie ed i loro conseguenti diritti di approdare ad una definizione transattiva sostenendo che i diritti siano prescritti. E’ una cosa vergognosa, gravissima, contraddittoria, illegittima ed in mala fede- spiega a Panorama.it, Stefano Bertone, avvocato dello Studio legale Ambrosio e Commodo e difensore di oltre 100 famiglie e persone contagiate - lo ripeto: il Ministero della Salute sa, meglio di chiunque altro, che in questi casi non si possano applicare i 5 anni della prescrizione: Duilio Poggiolini ex direttore del servizio farmaceutico del Ministero della Salute, e gli altri imputati-indagati di quei processi, sono accusati dallo stesso Ministero di aver commesso, ai danni di una moltitudine di persone  ovvero gli stessi danneggiati, il delitto di epidemia, che, come dicevo – nella peggiore delle ipotesi – comporta una prescrizione di 15 anni. E con una prescrizione di 15 anni, nessun diritto risarcitorio potrà mai essere dichiarato estinto”.

In Italia tra i primi anni ’70 e metà degli anni ’80, sono state contagiate oltre 70 mila persone con il virus dell’epatite C e 2 mila anche con quello dell’Hiv. Di questi, oltre 4.500 sono già morti.  Le case farmaceutiche americane hanno utilizzato, per confezionare i prodotti salvavita per emofilici, il sangue e il plasma dei detenuti ammalati di epatite C e di Aids rinchiusi delle carceri della Louisiana, Arkansas, San Francisco.

Poi Bertone prosegue: “Il Ministero della Salute non può disconoscerne la configurabilità posto che esso stesso è l’amministrazione dello Stato che l’ha sostenuto in giudizio, a Trento, nel processo contro Poggiolini, e successivamente a Napoli nei confronti del medesimo imputato a dicembre del 2008 dopo il trasferimento dell'inchiesta da Trento”.

Nella comparsa stilata dal Ministero durante il processo di Napoli è contenuto questo un estratto, davvero eloquente:
“Le imputazioni in epigrafe, elevati nei confronti dei predetti imputati (artt. 113, 589 commi 1 e 3, 61, commi 3 e 9 cod. pen.) hanno riguardo al decesso di decine di emotrasfusi, provocato dagli imputati, in reciproca cooperazione, attraverso le condotte colpevolmente imprudenti e negligenti descritte nei capi d'imputazione, aggravate dalla previsione degli eventi letali, di poi che effettivamente verificatisi, ed inoltre dall'abuso dei poteri inerenti ad una pubblica funzione, nella specie segnatamente finalizzata alla salvaguardia del bene-salute dei cittadini, com'è noto costituzionalmente tutelato (art. 32 cost.); […]

Ai danni non patrimoniali come sopra sinteticamente segnalati, di per sé incalcolabili, si aggiunge un pregiudizio ulteriore, vieppiù grave, consistente nella frustrazione delle funzioni (fra l'altro) di prevenzione sanitaria attribuite dalla legge al deducente ministero, la cui realizzazione è stata totalmente impedita, nelle vicende per cui è processo, dalle condotte criminose degli imputati, in reciproca cooperazione, poste in essere nel più totale spregio per l'incolumità e perfino per la vita, attesa la contestata previsione degli esiti letali delle predette condotte”.
Conclusioni che il ministero stesso ribadisce all'udienza del 9.2.2009.

“Per tutte queste ragioni abbiamo impugnato così come moltissimi altri legali per migliaia di cause il decreto del maggio 2012 del Ministero della Salute- conclude l'avvocato - che ha previsto criteri così restrittivi e soprattutto illegittimi”.

Dunque, perché il Ministero vuole impedire il risarcimento a migliaia di contagiati?

“Ci sentiamo traditi  doppiamente dallo Stato. Dopo un quinquennio di pseudo-trattativa ha fatto un decreto che esclude il risarcimento per l’80% dei 7 mila contagiati che hanno fatto causa – dichiara a Panorama.itLuigi Ambroso, presidente Comitato 210/92 per un’equa giustizia -in tutti questi anni lo Stato ha fatto poco o nulla per far condannare i colpevoli e permettere a tutti  contagiati di poter far rivalsa e chiedere loro un congruo risarcimento. Persino la Cina è riuscita ad imporsi con le case farmaceutiche, permettendo così il riconoscimento dei danni alla popolazione contagiata e con tanto di scuse pubbliche. L’Italia e lo Stato italiano, ad oggi, non è riuscito neanche a farsi chiedere scusa”.    

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Nadia Francalacci