vaccino covid
(Ansa)
Salute

Un algoritmo per scegliere chi sarà vaccinato per primo

L'analisi dei nostri problemi di salute, le medicine che prendiamo e le cure fatte ci potrà dire chi rischia di più e dovrà ricevere il vaccino del Covid prima degli altri

Ad un anno dal primo caso Covid al mondo in diversi stati è iniziata la campagna delle vaccinazioni. In Italia partirà da gennaio ma uno degli aspetti su cui ancora non è stata fatta chiarezza è quale parte della popolazione verrà vaccinata per prima. A rispondere a questa domanda è uno studio che arriva dalla Lombardia condotto dal professor Giovanni Corrao medico statistico dell'Università Bicocca di Milano. Infatti grazie a degli algoritmi si potrà stabilire chi avrà la priorità sul vaccino. Lo studio è stato realizzato in prospettiva delle vaccinazioni di massa previste a breve in Italia e indicherà le persone più fragili che saranno individuate con i dati del sistema sanitario quali ricoveri, visite, prescrizioni mediche, esenzioni per malattie e accessi al pronto soccorso. Questo genere di informazioni incrociate tra di loro possono stabilire quali soggetti necessitino prima degli altri di vaccinarsi. Uno strumento importante in mano alle Regioni con cui si potranno calendarizzare le vaccinazioni e tutelare tempestivamente la salute della popolazione fragile dal Covid che su queste persone come abbiamo visto ha avuto un esito infausto.

Dott. Corrao in cosa consiste il vostro studio?

«Ogni regione è in grado di identificare di quali malattie soffre ogni individuo. Il motivo è semplice: tutti i trattamenti farmacologici, le visite ambulatoriali, le patologie, i ricoveri e le vaccinazioni sono informazioni disponibili nel sistema sanitario regionale. In pratica il problema che ci siamo posti é stato di identificare con un punteggio la priorità con la quale i pazienti affetti da determinate patologie dovrebbero essere vaccinati prima rispetto ad altri magari della stessa età, dello stesso genere e che abitano nella stessa zona. Il nostro algoritmo consiste proprio in questo, ossia di prendere nel complesso i fattori associati al rischio ed assegnare ad ogni individuo un punteggio a seconda del numero delle malattie di cui soffre. Il nostro studio nella regione Campania è andato molto bene. Con i dati e gli algoritmi abbiamo verificato quali fossero le persone più a rischio e di quali malattie soffrisse prevalentemente chi aveva il covid. Il principio adottato era identico a questo per le vaccinazioni».

Secondo il vostro studio quali sono i soggetti più fragili e che devono essere vaccinati per primi?

«Ci sono alcune malattie come è noto che sono correlate non tanto al rischio del contagio covid ma quanto allo sviluppo severo dell'infezione. Ad esempio le forme più severe del covid le abbiamo riscontrate nelle persone affette da malattie cardiovascolari (il virus sembra che abbia una particolare tropia per il sistema cardiovascolare), nei pazienti con malattie metaboliche in particolare il diabete, in alcuni soggetti con malattie neurologiche e in molti pazienti oncologici. Purtroppo chi ha questo genere di patologie è particolarmente esposto a forme severe del virus non tanto per la malattia in se per se ma per i farmaci che vengono assunti e che indeboliscono il sistema immunitario soprattutto nei pazienti oncologici».

Avete presentato il progetto alle Regioni e al Governo?

«Questo studio intanto nella sua forma originale é in corso di pubblicazione su una rivista scientifica. Il protocollo dettagliato dello studio è stato proposto alle Regioni ad un tavolo della direzione programmazione del Ministero della Salute che si occupa dei cosiddetti percorsi diagnostici terapeutici assistenziali. Il protocollo dello studio si chiama StreSS ed è stato presentato in quella occasione e lo abbiamo discusso due settimane fa. Adesso stiamo aspettando un ritorno da parte delle Regioni per valutare e verificare se e quali siano interessate».

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Linda Di Benedetto