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(Ansa)
Salute

E la scienza creò il topo senza mamma ma con due papà

La scienza arriva ormai in luoghi che sembravano impossibili da raggiungere

Il topo con due padri biologici è nato. Ricercatori della Kyushu University, in Giappone, sono riusciti a creare in laboratorio ovuli dalle cellule dell’epidermide di un topo maschio. Una volta fertilizzati li hanno impiantati nell’utero di una femmina con il risultato di ottenere topi in salute. Questi risultati, annunciati al Summit on Human Genome Editing a Londra, non suggeriscono che potranno a breve essere usati nell’uomo ma preludono a possibili metodi per curare l’infertilità umana e permettere embrioni monogenitoriali.

Bisognerà innanzitutto studiare i piccoli topi appena nati, capire come differiscono da quelli nati in maniera naturale e soprattutto capire se le modificazioni dell’espressione genica indotta si conservano bene nell’attività dei geni della prole. Non è nemmeno chiaro se le cellule uovo così prodotte nel caso umano non richiedano tempi di crescita più lunghi, con il rischio di accumulare anomalie genetiche o dell’espressione genica.

Tuttavia, diversi esperti, come Tetsuya Ishii della Hokkaido University in Giappone, sulle pagine di Nature, hanno dichiarato che potenzialmente un essere umano maschio potrà avere un figlio da solo, senza bisogno di una femmina, ma con l’aiuto di madri surogate. La produzione in vitro di cellule uovo e spermatozoi, a partire da cellule umane, per esempio del sangue e della pelle, sarà fattibile entro cinque-dieci anni. Si potranno prelevare cellule dalla pelle di un individuo, ottenere staminali pluripotenti indotte, e da queste uova e spermatozoi.

Come dire che un individuo potrà divenire genitore uniparentale di un altro essere.. Infatti, anche una donna potrà produrre spermatozoi da cellule della pelle da usare per la fecondazione delle proprie cellule uovo, mentre un uomo potrà produrre uova da fecondare con i propri spermatozoi. La tecnologia, insomma, consente di immaginare altre possibilità talvolta agghiaccianti: per avere un figlio, coppie di individui dello stesso sesso non dovranno più acquistare gameti, perché potranno autoprodurli: diventerà possibile creare un figlio geneticamente simile a sé stessi, da usare per fini terapeutici; si potrà anche donare o vendere gameti a chi non ne può produrre o non è abbastanza ricco da farlo. Come prevedeva Mondo nuovo dello scrittore Aldous Huxley, la sessualità verrebbe ridotta a un complesso di comportamenti per la ricerca del piacere.

D’altra parte, possibili nuove cure sono in arrivo: individui resi sterili dagli effetti di terapie oncologiche, o per difetti nello sviluppo di cellule germinali, possono cominciare a sperare nel giro di 5-10 anni di avere figli autoproducendo gameti. È inoltre facile immaginare che da queste tecniche l’umanità acquisterà strumenti per fronteggiare il rischio dell’estinzione di specie animali. Basterà infatti un solo esemplare di ogni specie, indifferentemente maschio o femmina, per produrre una nuova vita.

Resta il fatto che non abbiamo alcuna idea della capacità di sopravvivenza di individui, umani o animali, nati con fecondazioni che usano gameti artificiali. Sicuramente ormai non possiamo più eludere la questione dei limiti dell’intervento umano e delle conseguenze delle nuove tecniche di riproduzione, posto che saranno accessibili a tutti.

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Luca Sciortino