Pierpaolo Sileri
Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri (Getty Images).
Salute

Per Sileri i morti di Covid sono più di quelli di tumore. Falso e distorsivo

Le parole in libertà del sottosegretario alla Salute sono fuorvianti. E trascurano un dato preoccupante: il crollo degli screening oncologici.

I vaccini sono importanti: ma anche le parole. «Oggi è più facile morire di Covid che di cancro, nello stesso periodo di tempo». A dirlo qualche ora fa in televisione, con una certa veemenza, è stato il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. Non specifica il come e il perché di queste parole in libertà: il sottosegretario si limita a sostenere, nella sua veste istituzionale, che le cose stanno così e basta. Dunque – parole sue – «basta con le chiacchiere».

Ora: si dice che di fronte alla minaccia del virus occorre affidarsi al ragionamento scientifico, ed è vero. Ma di scientifico, nelle parole di Sileri, ravvisiamo davvero poco. Anzi, se proprio dobbiamo calarci nel triste raffronto delle vittime, dobbiamo concludere che l'affermazione del sottosegretario non trova fondamento. Basandoci sui dati dell'Airtum (Associazione Italiana Registri Tumori), nel 2017 il numero dei decessi oncologici si aggirava attorno alle 180.000 persone ogni 12 mesi.

Numeri purtroppo destinati a crescere, per via della minore prevenzione dovuta alla pressione sugli ospedali in regime pandemico, che secondo l'Associazione italiana di oncologia medica ha portato a un crollo degli screening contro i tumori. Ebbene, anche considerando il dato sui decessi Covid da inizio pandemia (un arco di 17 mesi) arriviamo a 129.000 decessi: numeri orribili, ma di fatto ben lontani dalle cifre sulla mortalità oncologica. Se anche volessimo stimare, come fa Sileri, una ripresa dei decessi da Covid in autunno pari a 30.000 morti in più, ancora non si capisce con quale criterio si possano accostare questi dati a quelli dei malati oncologici.

Intendiamoci: non vogliamo stilare una classifica delle tragedie. Il numero di morti da Covid, sorvolando sulle polemiche circa i metodi per stabilire le reali cause dei decessi, sono e restano spaventosi. Nessuno nega che viviamo un'emergenza senza precedenti. Nessuno si volta dall'altra parte di fronte al rischio di terapie intensive nuovamente paralizzate. E nessuno vive tranquillo immaginando una recrudescenza dei contagi in autunno. Ma qui il discorso è un altro: la frase ad effetto di Sileri, nella sua drammaticità, non ha senso di esistere.

Ciò premesso, com'è possibile sparare numeri a caso e nello stesso tempo lanciare appelli alla fiducia nella scienza? A che scopo rilanciare in televisione un paragone senza fondamento razionale, per giunta sedendo su una poltrona governativa? Se l'obiettivo era convincere i No Vax, abbiamo ottenuto l'effetto opposto. Se l'obiettivo era tranquillizzare la popolazione, peggio ancora. Se invece il vero obiettivo è spingere la gente al vaccino seminando il panico, probabilmente il sottosegretario ha fatto centro.

Se il piano è quello di alimentare il terrore, anche azzardando paragoni impropri, e mancando di rispetto a chi combatte quotidianamente contro mali terribili, probabilmente la missione è compiuta. Tuttavia, stando così le cose, viene da pensare che ci troviamo di fronte a due opposti estremismi: da una parte una frangia violenta dei No Vax, che va immediatamente condannata e punita, e dall'altra un'avanguardia altrettanto irrazionale e massimalista anche tra i crociati vaccinali. Ed entrambe le fazioni sono accomunate da un pensiero poco scientifico e parecchio ideologico.

Per carità: siamo tutti d'accordo sul fatto che si esce da questo pantano solo con il vaccino, soprattutto per le fasce d'età avanzate. Siamo tutti d'accordo sul fatto che le persone vadano convinte, piuttosto che insultate o derise. Ma se per spingere la gente a vaccinarsi si arriva addirittura a piegare la realtà (e la matematica) ai propri interessi, allora fermi tutti. Stiamo esagerando. Fa bene Sileri a dire «basta con le chiacchiere», ma il primo a dare il buon esempio dovrebbe essere lui. Da che pulpito arriva la predica?


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Federico Novella