farina grillo
(Ansa)
Salute

Farina di grillo, cosa c’è (davvero) dietro il via libera UE

Il Governo ha approvato quattro decreti per tutelare la libertà di scelta degli italiani in merito alla possibilità di nutrirsi di insetti, ma il business globale è ormai iniziato

L’Europa ha deciso che mangiare gli insetti fa bene. Sono super proteici, hanno un basso impatto ambientale e sono un ottimo modo per aggiungere un sapore unico ai piatti. Almeno così dicono gli esperti.

Cosa ha deciso l’UE

Con l’inizio del 2023 la Commissione europea ha dato via libera a una serie di novel food su proteine da funghi, riso, piselli, latte e insetti. Proprio l’utilizzo degli insetti nell’alimentazione umana ha fatto storcere il naso alle nostre latitudini dove con l’entrata in vigore del Regolamento di esecuzione (UE) 2023/5 della Commissione da fine gennaio è stata autorizzata la commercializzazione in Unione Europea della polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico). E la polvere di grillo ha scatenato un gran polverone. Il timore diffuso tra gli italiani (e non solo) è quello di trovarsi a mangiare pizza, biscotti o merendine sgranocchiando grillo liofilizzato senza esserne consapevoli con la sensazione di aver perso il controllo su quello che si mette nella propria pancia.

Dall’etichettatura alla tutela del made in Italy

Per questo il Governo è corso ai ripari approvando ben quattro decreti che tutelano i consumatori, garantiscono trasparenza e proteggono la veridicità del made in Italy.

In conferenza stampa il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha precisato: "Ci si può nutrire di quello che più si ritiene idoneo, ma pensiamo serva un'etichettatura che specifichi in modo puntuale e visibile quali prodotti hanno derivazione da questi insetti" e poi ha aggiunto: "Quello che i decreti prevedono è un'etichetta con provenienza del prodotto, i rischi connessi al consumo e il quantitativo di farine di insetti presente”.

Scaffali separati per la farina di grillo

Oltre alla trasparenza dell’etichettatura l’esecutivo ha previsto l’istituzione di scaffali ah hoc per i prodotti con presenza di insetti in maniera tale che non possano essere confusi con gli altri. Sempre Lollobrigida ha dichiarato: “Abbiamo anche previsto scaffali appositi dove possono essere esposti all'interno dei negozi le farine con presenza di insetti” e poi ha concluso: "Garantiamo ai cittadini italiani la consapevolezza di quello che mangiano e facciamo dell'Italia una Nazione all'avanguardia in questo senso”.

I Nas a tutela del made in Italy

Inoltre al fine di salvaguardare il “100% made in Italy” sarà fatto divieto di utilizzare tali farine per la preparazione di prodotti tipici della cucina italiana come pasta e pizza.

"Vigileremo - ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci - attraverso il rigoroso controllo dei carabinieri dei NAS sia nell’utilizzo di queste farine sia nel rispetto degli obblighi di trasparenza e di tutela della salute".

La campagna UE per gli insetti a tavola

Dopo il via libera alla farina di grillo la campagna dell’UE per integrare gli insetti nella dieta degli europei non si ferma e la Commissione punta anche ad autorizzare la commercializzazione di formulazioni congelate e liofilizzate del verme minore della farina, il cosiddetto Alphitobius diaperinus. Nell’informativa Bruxelles fa sapere che in generale gli insetti possono essere cotti, macinati in polvere o trasformati in farina e utilizzati in varie ricette, dal pane alle barrette energetiche. L’elenco degli insetti considerato “commestibili” è molto più lungo di quanto ci si possa immaginare e passa dalle larve alle cimici, formiche, cavallette, scarafaggi, vespe, calabroni e molti altri. In una buona fetta del mondo grilli & Co. fanno già parte della dieta delle famiglie e si stima che se tale business dovesse attecchire anche in occidente il giro d’affari entro il 2027 sarebbe di 745 miliardi di dollari con un margine di crescita elevatissimo.

Questione di business

Al momento, infatti, l’unica polvere il grillo autorizzata dall’UE è quella proveniente dalla Cricket One, azienda vietnamita fino a poco tempo fa sconosciuta dalle nostre parti. Lì ogni giorno vengono allevati migliaia di grilli che poi vengono triturati, macinati e sgrassati. L’impatto ambientale è bassissimo, il margine di guadagno elevatissimo. Un boccone molto ghiotto per l’occidente alle prese con il riscaldamento globale e il sovra consumo di carne e proteine animali.

A differenza dei classici allevamenti, in particolare quelli dei bovini, gli allevamenti di insetti richiedono meno energia e producono minori quantità di gas serra, i principali responsabili del riscaldamento globale. Secondo varie analisi potrebbero quindi costituire una valida alternativa per ottenere alimenti proteici a basso impatto ambientale, se confrontati con altri tipi di prodotti per il consumo alimentare.

Un settore in espansione

Il settore al momento è ancora molto piccolo ma se la filiera passasse alla in mano alle grandi multinazionali in un breve lasso di tempo saremmo totalmente invasi da prodotti dall’alto valore proteico grazie al contenuto d’insetti. Nei prossimi anni l’impiego di prodotti a base di insetti crescerà di 180 volte e si passerà dalle 500 tonnellate del 2019 alle 900 del 2025. Nel 2030 si stima che gli insettivori UE, saranno 400 milioni.

Ci sono rischi per la salute?

Secondo il Professor Agostino Macrì , già direttore del Dipartimento di Sanità Alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità e consulente per la sicurezza alimentare dell’Unione Nazionale Consumatori interpellato dalla Fondazione Umberto Veronesi: “dal punto di vista sanitario la farina di grillo è ineccepibile: non ci sono organismi patogeni, micotossine, metalli pesanti o idrocarburi. Si tratta di un prodotto che è un’ottima fonte proteica, possedendo una media di oltre il 65% di proteine ad alto valore biologico. Risulta anche ricca di fibre, calcio, vitamina B12, ferro, fosforo e sodio”.

Inoltre l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha stimato che le farine a base di insetti potrebbero sostituire senza particolari problemi dal 25 al 100 per cento della farina di soia o di pesce impiegata per i mangimi animali.

Lo sapevate?

Al netto di tutto questo e con la consapevolezza che l’Italia sul fronte della trasparenza delle etichettature si pone da apripista per tutto il vecchio continente va comunque ricordato che ognuno di noi mangia inconsapevolmente almeno mezzo chili di insetti l’anno contenuti in decine di prodotti: dai pomodori usati per le salse (pensavate li lavassero uno a uno?) all’ uva pressata per il vino per arrivare ai parassiti e piccoli insetti presenti in grano e mais. C’è inoltre la cochinilla che arriva da Perù e isole Canarie che è la base del colorante E120 che c’è praticamente ovunque: dallo yogurt alle caramelle, dai biscotti alle gelatine e che fa parte della nostra vita quotidiana.

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Barbara Massaro