Covid, e non solo. Nasce a Rozzano «Emergency Hospital 19» dedicato a tutte le malattie infettive
Salute

Covid, e non solo. Nasce a Rozzano «Emergency Hospital 19» dedicato a tutte le malattie infettive

Ora sappiamo, perché l'emergenza Covid ce lo ha insegnato fin troppo bene, che le malattie infettive non sono un ricordo del passato, che virus pronti a fare il salto di specie, come nel caso del Sars-CoV-2, ce ne sono parecchi in giro per il pianeta, e che nel nostro futuro dovremo essere sempre pronti a sventare queste minacce o quantomeno a ridurne l'impatto sanitario e sociale.In quest'ottica assai realistica l'ospedale Humanitas di Rozzano ha appena realizzato Emergency Hospital 19: una struttura specializzata in diagnosi e cura delle malattie infettive (Covid ma non solo), in totale sicurezza. Progettata da Techint e messa in piedi in 11 settimane, è dotata di Pronto Soccorso, Diagnostica, Terapia Intensiva e sub-intensiva, degenze e sale operatorie. Il tutto grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo, TenarisDalmine e Fondazione Rocca attraverso Fondazione Humanitas per la Ricerca. È solo il primo di altri tre centri simili in via di costruzione anche a Bergamo, presso Humanitas Gavazzeni, e Castellanza, presso Humanitas Mater Domini.In circa 2 mila metri quadrati, ci saranno il pronto soccorso, la terapia intensiva con 12 postazioni, un modulo di degenza con 25 posti letto (stanze singole con bagno, filtro in ingresso e pressione negativa); infine, il modulo Blocco Operatorio è pensato per garantire interventi in urgenza a pazienti affetti da malattie virali e comprende una sala operatoria polispecialistica e una sala angiografica. Il tutto circondato da aree verdi, parte fondamentale del progetto.Abbiamo chiesto ad Antonio Voza, Responsabile dell'Unità Operativa Medicina d'Urgenza Humanitas, di spiegarci qualche cosa in più




Il Covid ha suonato la sveglia un po' per tutti gli ospedali italiani, all'Humanitas come vi siete attrezzati?

Come tutti abbiamo preso un'ondata di piena che ci ha messo a dura prova. Abbiamo reagito in 96 ore cercando di fare in pronto soccorso due percorsi differenziati, per sospetto Covid e no-Covid. E per raddoppiare gli spazi abbiamo comprato le tende dalla Protezione civile. Parallelamente tutti i blocchi operatori sono diventati terapie intensive e abbiamo dotato i nostri laboratori di analisi di tecnologie nuove per processare tamponi ed evitare l'overcrowding nei periodi più critici.

Una bella sfida...

Sì, lo sforzo maggiore è stato riorganizzare tutto, anche perché la nostra struttura non era stata progettata per affrontare emergenze da malattie infettive.

Il nuovo centro resterà comunque collegato all'ospedale principale?

L'ospedale principale resta l'Humanitas, il nostro obiettivo è attivare Emergency Hospital 19 per decentrare in una struttura autonoma e completa pazienti infetti in aree separate, mantenendo in sicurezza i percorsi tradizionali ad alta specialità. Garantire la sicurezza totale dal punto di rischio infettivo, mi creda non è facile. La struttura è collegata all'ospedale ma distante 100 metri.

Anche l'intelligenza artificiale avrà un ruolo in questo progetto?

Sicuramente. L'intelligenza artificiale è per ora preziosa nell'imaging, ha velocizzato identificazione dei pazienti con polmonite bilaterale interstiziale da Covid, in modo assai più rapido di quanto possa fare l'occhio umano, e sappiamo che in questi casi il tempo è vita.

Il futuro prossimo come lo vede, intendo quest'inverno, la temuta seconda ondata...

Sono convinto che se studiamo la storia non ripetiamo gli stessi errori, non credo che la seconda ondata avverrà come nel caso dell'influenza Spagnola, certo non ne saremo immuni, avremo il rischio di focolai e recrudescenze, ma a mio avviso non arriveremo a rivedere i numeri e il picco avuto fra marzo e aprile. Ci sarà il problema delle diagnosi differenziali quando si presenteranno persone con tosse e febbre, e per questo, il prossimo autunno, sarà più importante che mai vaccinarsi contro la tradizionale influenza.

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Daniela Mattalia